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Cartabia: riforma mancata, piccole modifiche lasciano grandi nodi

Cartabia, una “non riforma” che non affronta nessuno dei veri problemi che affliggono il più determinante dei Poteri del nostro Stato

Marta Cartabia

Marta Cartabia

Riforma Cartabia: occasione mancata, piccole modifiche lasciano grandi nodi.

Se per l’opposizione di governo britannica, la guerra in Ucraina è servita al Premier Boris Jhonson per “coprire” e far dimenticare il “gravissimo” mancato rispetto delle norme Covid, organizzando “scandalosi” parties durante la pandemia inglese, in Italia, ben più concreto è l’utilizzo distrattivo dell’Operazione Militare Speciale Russa.

Cartabia
Marta Cartabia

Riforma Cartabia, riforma mancata

Le larghissime maglie, ormai sfibrate oltre ogni misura, della compagine draghiana, navigando a vista e senza una vera e propria opposizione, tra un’emergenza e l’altra, riescono a “coprire”, di volta in volta, tutte le mancanze, gli errori, le ingiustizie che endemicamente affliggono il nostro Paese.

In Italia, le essenziali riforme a salvaguardia della nostra coesistenza e delle future generazioni, rappresentano in realtà lo strumento obbligatorio per raccogliere i vitali fondi messi a disposizione dall’Unione Europea. E poco importa il livello di efficacia delle stesse.

Ma, escludendo quelle riforme in cui una pareggiante mediazione potrà accontentare senza eccessivi danni, tutte le parti interessate, quella della Giustizia avrebbe dovuto rappresentare un determinante punto di svolta.

Purtroppo, al di là di una strombazzante propaganda pre bellica, pochi e di scarso significato sono i provvedimenti che si attueranno nel mondo dei “Palamara’s papers”.

A proposito, ormai è accertato che il libro dell’ex magistrato, che in qualunque altro posto umanamente conosciuto avrebbe provocato un terremoto devastante per le strutture del Sistema Giustizia, sia stato rapidamente derubricato a passeggero gossip ad uso e consumo della classe media.

Provvedimenti della Riforma Giudiziaria

Per completezza di informazione, vediamo i sostanziali provvedimenti che fonderanno la riforma del nostro ordinamento giudiziario:

  1. Sistema nomine dei collegi elettorali. Sarà il Ministro Guardasigilli a determinarli dopo aver sentito il CSM, attenendosi al principio di contiguità territoriale e miscelando maggioritario e proporzionale.
  2. Le “Porte Girevoli”. Sembrerebbero sparire con il divieto di contemporaneità per i magistrati di ricoprire cariche elettive e/o governative. Dopo il passaggio in politica non si torna più indietro ( quasi nessuno lo ha comunque fatto dopo aver provato i benefit delle cariche politiche raggiunte soprattutto grazie al ruolo di magistrato ).
  3. Il Concorso pubblico. Potrà essere sostenuto subito dopo la laurea in Giurisprudenza, senza l’obbligo di frequenza delle scuole, vere o presunte, di specializzazione.
  4. Fine delle “nomine a pacchetto“. Gli incarichi direttivi verranno decisi in base all’ordine cronologico dei posti vacanti.
  5. Valutazione dell’operato dei magistrati. Viene istituita la redazione di un fascicolo del magistrato da cui poter valutarne l’attività svolta e i provvedimenti assunti anche nei gradi successivi alla sua attività decisoria. Sostanzialmente un fascicolo di mero utilizzo statistico, senza effettive conseguenze determinate da negligenza, incapacità o altro. Basti pensare che meno del 2% delle verifiche sull’operato dei giudici ha avuto esito negativo.

Piccole modifiche che non risolvono grandi nodi della Giustizia

Quindi, tanto rumore per nulla. Piccole modifiche che non risolvono i gravi problemi causati al cittadino dalla Giustizia e da chi la determina. Nessun provvedimento volto a risolvere l’immenso problema etico, morale, organizzativo, strutturale che ha visto nei fatti dell’Hotel Champagne la sua più plastica rappresentazione. L’aspetto più imbarazzante e per noi preoccupante, è che nessuno della più potente corporazione d’Italia si è dimostrato quantomeno disponibile a fare la minima autocritica.

Oppure a proporre una qualche idea di rinnovamento nel riconoscere la responsabilità dei magistrati rispetto alla crisi che ha travolto il loro stesso mondo.

Al contrario, questi potenti privilegiati, non volendo rinunciare a nessuno dei privilegi raggiunti, minacciano addirittura di “scendere in piazza” per difendere un sistema cancerogeno che con le sue metastasi condanna i cittadini a subirne la malattia.

Il commento di Antonio Ingroia

Un giudizio esplicativo su questa deludente “riforma” lo ha dato all’Adnkronos l’ex Procuratore aggiunto di Palermo, oggi avvocato penalista, Antonio Ingroia: “La “non-riforma” Cartabia, da un lato, non cambia nulla in meglio perché non interviene in alcun modo sul vero “male” della Giustizia italiana, e cioè sui tempi “eterni” di formazione del giudicato.

Dall’altro, interviene ancora una volta solo su questioni dì “bandiera”, come separazione delle carriere e dintorni, che servono solo per la battaglia politica e non per gli interessi dei cittadini che con la giustizia hanno a che fare quotidianamente”.

Dunque una “non riforma” che non affronta nessuno dei veri problemi che affliggono il più determinante dei Poteri del nostro Stato. Non determina nessun tentativo di eliminare corruzione, incapacità, malcostume, politicizzazione di un sistema di potere che ci rende impotenti e sempre perdenti. L’ennesimo colpo basso di uno Stato volontariamente incapace di esercitare la democrazia, perennemente controllato dai soliti colletti bianchi con gli abiti sporchi e l’anima pregna di mafia.

Un pensiero speciale va al compianto Enzo Tortora il cui drammatico sacrificio risulta essere ad oggi ancor più vano e beffardo.