Carcere e maxi multe. Chi maltratta e commette crudeltà sugli animali non resterà più impunito
Gli italiani sono scesi tante volte in piazza chiedendo che le crudeltà e le sevizie subite dagli animali non restassero impunite

Dal 1 luglio è in vigore la Legge Brambilla. Una riforma culturale, prima che giuridica. Cosa cambia.
Questa volta l’estate ci porta una buona notizia per gli animali. Epocale, potremmo dire. Sì, perché maltrattare o infierire crudelmente su un animale è un reato che non resta più impunito.
La storia è cambiata. La prospettiva del nostro ordinamento giuridico per gli animali è ribaltata. Una riforma culturale, prima ancora che giuridica. Dal 1° luglio è infatti entrata in vigore la Legge che porta il nome della parlamentare che l’ha proposta e fortemente voluta, battendosi per anni, Michela Vittoria Brambilla, una legge che riconosce agli animali una soggettività giuridica, che significa il diritto, come esseri senzienti, di essere tutelati dai delitti di maltrattamento e uccisione.
Gli animali condividono con gli umani non solo un habitat comune, ma anche relazioni sociali ed affettive importanti e con la modifica della Costituzione e l’inserimento all’Art. 9 del principio fondamentale della protezione, non solo dell’ambiente e della biodiversità e degli ecosistemi, ma anche specificatamente degli animali , era importante che lo Stato, fortemente richiamato a disciplinare norme a loro tutela, inserisse tra le sue norme una legge che riconoscesse nei fatti questo cambiamento.
Arrivano dunque pene più severe per chi commette maltrattamenti e uccisione di animali. Fino a 4 anni e 60.000 euro di multa per chi uccide con crudeltà. Reclusione e fino a 160.000 euro di multa per chi organizza combattimenti e fino a 2 anni di carcere e 30.000 euro di multa anche per chi assiste come spettatore. E, finalmente, l’orrenda pratica della detenzione dei cani a catena diventa un un reato a livello nazionale e punito con sanzioni fino a 5.000 euro.
Gli italiani sono scesi tante volte in piazza chiedendo che le crudeltà e le sevizie subite dagli animali non restassero impunite. Ricordiamo episodi di grande violenza e crudeltà come quello del cane Aron bruciato a Palermo, il gatto Leone scuoiato vivo nel salernitano, il cane Angelo torturato a morte nel cosentino, il gatto Caracas legato sui binari del treno a Roma o l’atrocità del cane, afferrato e sgozzato, per poi buttarne la testa contro le forze dell’ordine.
Abbiamo incontrato la protagonista di questo risultato tanto atteso e le abbiamo chiesto cosa rappresenta l’entrata in vigore di una legge che già nel titolo, “Delitti contro gli animali”, manifesta il riconoscimento, nei confronti degli animali, del reato grave di “delitto” del nostro ordinamento.

Chiediamo a lei, Onorevole Brambilla. Cosa cambia adesso?
La legge prevede un completo ribaltamento di prospettiva. Cambia il bene giuridico tutelato: non più il sentimento umano della compassione, ma l’animale in sé, in quanto essere senziente – definito come tale dall’art.13 del Trattato di Lisbona sul funzionamento dell’UE – che riconosce all’animale di esse un soggetto portatore di diritti. Si tratta di una riforma che questo Paese attendeva da più di vent’anni.”
Inasprimenti delle pene e aumento delle sanzioni per i reati di maltrattamento e uccisione di animali, tra cui pene per l’organizzazione di combattimenti, divieto a livello nazionale di detenere il cane legato a una catena e un freno al commercio di cuccioli importati dall’est Europa illegalmente.
Perché comprare un cucciolo importato dall’est significa partecipare a un maltrattamento? Quale è, al di là del reato fiscale, il danno che rischia di subire chi li compra e il danno che questo commercio comporta per i cuccioli ?
In Italia il traffico illegale di cuccioli è un fenomeno di dimensioni rilevanti e preoccupanti, con un giro d’affari intorno ai 300 milioni di euro all’anno. Ogni settimana, si stima che arrivino nel nostro Paese circa 8.000 cuccioli di cani e gatti, principalmente provenienti dall’Europa dell’est. Si tratta di animali strappati alle madri precocemente, intorno ai 30-40 giorni di vita, per essere trasportati in condizioni spaventose: stipati in bagagliai di auto, furgoni, tir, senza cibo, acqua e ovviamente privi di vaccinazioni.
La mortalità, durante e dopo il viaggio, è molto elevata e i problemi, per chi incautamente li acquista, magari su internet, attirato da prezzi relativamente bassi, sono assicurati. Io invito sempre a non comprare, ma a cercare nel canile o gattile più vicino il nuovo amico da portare a casa. In ogni caso, per il traffico di cuccioli, la legge prevede la reclusione da 4 a 18 mesi, con multa da 6mila a 30mila euro.
Per un minimo di tre violazioni in tre anni del divieto di introdurre illegalmente animali da compagnia, il trasportatore o il titolare dell’azienda commerciale si vedranno revocare definitivamente l’autorizzazione all’esercizio dell’attività.
Nella legge c’è un esplicito riferimento anche al reato di maltrattamento di animali altrui. Che vuoto legislativo va a coprire questo articolo?
L’uccisione o il danneggiamento di animali altrui (art. 638 del Codice penale) diventa perseguibile d’ufficio, mentre prima era necessaria la denuncia del proprietario. La pena è la reclusione da 1 a 4 anni. E si applica anche all’uccisione o al danneggiamento di un solo bovino o equide.
Un’ultima domanda. Tra le aggravanti c’è l’aumento di 1/3 della pena se il delitto di maltrattamento viene commesso davanti a minori o diffuso su internet. Lei conduce da diversi anni una trasmissione totalmente dedicata a un nuovo rapporto con gli animali e da qualche tempo si fa “aiutare” nella conduzione dai suoi figli e altri bambini e giovinetti e, anche come parlamentare che ascolta la gente, ha il polso di una realtà che, nel bene e nel male, si va trasformando.
Quale è, secondo lei, oggi il rapporto che hanno i più giovani con gli animali e come vede queste generazioni future? Quanto lavoro educativo c’è ancora da fare?
Il rapporto che i più giovani hanno con gli animali è generalmente migliore di quello degli adulti, a condizione, ovviamente, che abbiano avuto l’opportunità di conoscere il mondo degli animali e abbiano ricevuto un’educazione adeguata, sia in famiglia che a scuola, dove recentemente sono stati fatti importanti passi in avanti.
D’altro canto, abbiamo assistito ad episodi di violenza contro gli animali, perpetrati da giovani e giovanissimi, che lasciano allibiti. Dove famiglia e scuola falliscono, o sono di fatto assenti, cresce un vuoto valoriale che può produrre, soprattutto nei contesti sociali più difficili, la violenza contro le persone, gli animali e il bene comune.
Ora la magistratura ha strumenti più efficaci per punire i responsabili di reati particolarmente gravi, non solo per la sofferenza che causano, ma anche per la mancanza di valori e di coscienza che manifestano.
Perché non va dimenticato che la violenza sugli animali, come rivelano molti studi, è un segnale importante di un comportamento antisociale che in molti casi prelude alla violenza sugli umani, in particolare sulle fasce più deboli.
Ciò significa che la denuncia, il perseguimento e la punizione efficace degli abusi sugli animali, non solo tutela gli animali, ma può essere anche un rilevatore di violenza da controllare e rieducare grazie a un impegno che inevitabilmente coinvolge la famiglia, la scuola, la società. E la giustizia.