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Buone maniere a tavola: piacciono a tutti ma nessuno le usa. Eccole

Il galateo non è più di moda, la maleducazione segna tutte le relazioni sociali: in famiglia, per strada, a scuola, negli uffici. Vincerà la cafonaggine?

Taglio della carne nel piatto

Lo confesso, non sopporto le persone maleducate. Non so voi. Non ritengo sia una battaglia snob o di retroguardia ristabilire delle basi comuni di convivenza decente nei condomini, negli spazi comuni, nelle scuole, nel traffico urbano, negli uffici pubblici e privati. Insomma vivere tra persone educate e gentili è possibile e bisognerebbe che ci impegnassimo tutti perché tornino le buone maniere per vivere meglio tutti.

Si era sperato che con la pandemia fossimo migliorati, che ci fosse più solidarietà, maggiore attenzione per gli altri e per noi stessi. Invece non è cambiato niente. Tolta la mascherina e abolito il divieto di uscire si ricomincia a prevaricare, a insultare, a danneggiare il prossimo. L’Italia dicono sia un paese a maggioranza cattolica ma di comportamenti cristiani se ne vedono pochi. Questi cattolici dove sono? Solo quando c’è da impedire il diritto all’aborto o un matrimonio tra omosessuali trovano modo di tirar su la testa?

Monsignor Della Casa e il suo Galateo

Il Galateo, così come lo conosciamo nella formulazione di Monsignor Giovanni Della Casa, venne pubblicato nel 1558. È senz’altro la sua opera più conosciuta. Un dialogo tra un anziano e un ragazzo. nel quale si spiegano i comportamenti e i modi da tenere nell’ambiente di corte e tra gli aristocratici. È consuetudine pensare a quel libro come un’opera noiosa di un indottrinamento inutile, pignolo, tutto sommato vecchio e superato. Niente di più falso. La prosa del libro sul Galateo per esempio, è una delle più eleganti della letteratura cinquecentesca, rispecchia la lingua toscana dell’epoca, con uno stile molto gradevole che oscilla fra il serio e il faceto, adatto al suo spirito didattico.

Le buone maniere a tavola

Si chiama Galateo in onore di un amico del Monsignore, e cioè il vescovo Galeazzo Fiordimonte. Anche se le regole da osservare sono cambiate dal Rinascimento a oggi, le buone maniere in qualsiasi circostanza, sono sempre attuali. Sono anzi la base della vita civile, senza le quali diventa difficile dialogare, collaborare, evolversi. Questo è un concetto che, mi auguro, sia ampiamente condiviso. Per farne un commento anche un po’ divertente però, vorrei concentrarmi sulle regole da seguire a tavola.

Capiterà a tutti al ristorante o a casa o a una cena con amici osservare atteggiamenti sconvenienti, diciamo pure cafoni, che possano suscitare sguardi di biasimo da parte di altri commensali o far vergognare chi siede accanto a queste persone.

Quali sono le brutte figure?

Invece di ripetere le regole del Galateo, vorrei passare in rassegna tutte quelle azioni che le contraddicono, o meglio, la lunga teoria delle brutte figure che siamo spesso costretti a subire o nelle quali talvolta noi stessi siamo caduti, più o meno inconsapevolmente.

Puntualità

Arrivare in ritardo a una cena cui siamo stati invitati. Non so se sia peggio arrivare in ritardo al ristorante mentre gli altri ospiti ci aspettano o a casa degli amici. In ogni caso è una pessima figuraccia e la scusa del traffico non regge, perché sapendolo si poteva partire prima.

L’inizio della cena

Appena seduti a tavola c’è chi vuole cominciare a mangiare anche se non tutti i commensali sono al loro posto. Per l’appunto c’è anche chi è in ritardo.

Inaccettabile chiamare il cameriere per cominciare se si è al ristorante. Bisognerebbe aspettare che sia il cameriere a servire l’antipasto. Se lascia il vassoio sul tavolo con le fette di salame e prosciutto non bisogna prenderle tutte per riempire il piatto.

Quando il cameriere si avvicina con la bottiglia del vino l’astemio mette la mano sul bicchiere perché non ne vuole. Quando basterebbe dire “No grazie,” senza fare gesti.

Mentre sei seduto, magari dopo un’ora ti viene voglia di allungare le gambe? Non farlo. Rischi di dare un calcio a chi ti sta davanti e potrebbe anche equivocare.

Hanno portato il pane. Lo so che hai fame ma se cominci a ingozzarti di grissini, che sono fatti col burro, non è una buona cosa per la dieta. Comunque il cibo non si tocca con le mani, tranne ilo pane che va spezzato prima di metterlo in bocca. Quello che resta in mano vorreste riporlo da dove l’avete preso? Ecco non fatelo. Ormai è vostro, l’avete toccato. Lasciatelo su un piattino accanto a voi sulla sinistra. C’è c’è… se non c’è non è una cena formale. Scatenatevi!

Il tovagliolo

Se la cena è formale e c’è un tovagliolo di cotone accanto al piatto, non bisogna metterlo al collo nel tentativo di difendere la camicia e la cravatta dagli schizzi di sugo.

Andrebbe messo sulle gambe e portato alla bocca solo quando è necessario. Se durante il pranzo i bocconi saranno abbondanti, sarà più facile che il sugo e l’olio se ne vadano dappertutto, colpendo non solo sé stessi ma anche la signora ingioiellata al nostro fianco. E chiederle scusa non farà che aumentare il suo biasimo nei nostri confronti.

Buon appetito

Sei il primo che dice “Buon appetito”? Bravo. Hai appena fatto la figura del “morto di fame”. Al massimo si può dire “Buona cena” o “Buon pranzo”. A tavola si sta per condividere una conversazione e fare conoscenza, non per riempire lo stomaco vuoto. Quello lo si fa a casa propria tutti i giorni.

E se lo dice qualcun altro? Si risponde “Buona cena”.

Il telefonino e gli occhiali

Sono i primi oggetti che appoggiamo sul tavolo, proprio sulla tovaglia, accanto al nostro piatto e prossimi al piatto della persona vicina. Se lo facessero tutti vedremmo una sfilata di telefoni, chiavi dell’auto, occhiali tutti appoggiati sul tavolo. Bello eh? Ovviamente il telefono lo abbiamo lasciato acceso, così ad ogni messaggio squilla e quando arriva una chiamata possiamo disturbare i presenti, rispondendo velocemente, alzandoci di scatto, mentre gridando chiediamo:” Mi senti? Non sento bene! Aspetta esco, che qui c’è un casino!” Quando tornate vorreste fare un selfie con la signora accanto? Non è il caso. Soprassedete e soprassedete anche dopo la cena, se possibile soprassedete per sempre da fare i selfie, ve lo chiedo in ginocchio.

Il menù

Ci portano il menù e noi spostiamo telefono, chiavi ed occhiali per fargli posto, cominciando a scorrerlo e commentando ad alta voce. “Ma che hanno scritto qui? Il tonno con le cipolle? No, non le digerisco… Aspetta! La parmigiana 120 euro! Ma so’ matti!”

Ecco esattamente quello da non fare! Abbiamo deciso cosa ordinare: “Cameriere? Ho deciso, venga pure!” Tutti i commensali ti fissano esterrefatti.

Bisognerebbe aspettare che la signora o la persona ospite abbia deciso e poi si può dare l’ordinazione al cameriere, che dovrebbe attendere in disparte. La buona regola vorrebbe incredibilmente che fosse fornito alla signora un menù senza i prezzi delle pietanze e al cavaliere quello con i costi. Perché si presume che sarà lui a pagare il conto e la signora l’ospite. Non si arrivi a proporre di pagare “alla romana”!

Le posate

Il coltello non va usato per avvicinare del cibo alla bocca, per questo ci sono il cucchiaio e la forchetta. Neppure bisogna specchiarsi nella lama del coltello per controllare che non sia rimasto qualcosa tra i denti. Vietato l’utilizzo pubblico degli stuzzicadenti: è scortese e ineducato. Né tanto meno usare il cucchiaino per tintinnare sul bicchiere richiamando l’attenzione del cameriere. Ci sono luoghi in cui la pasta viene arrotolata con la forchetta sul cucchiaio, per esempio in Giappone. Da noi è molto sconveniente ma tanti stranieri se ne fregano. Lo facevano i nostri contadini, quelli che succhiavano il brodo dal cucchiaio facendo un gran rumore. Ecco, per questo motivo non si fa.

Il brodo che vi hanno servito scotta? Non sono stati attenti. Ma voi non vi fate riconoscere soffiandoci sopra prima di portare il cucchiaio alla bocca.

Vorreste prendere del cibo da un piatto da portata (posizionato solitamente al centro del tavolo) e dovete sbracciarvi, alzandovi per raggiungere il piatto? Per completare l’opera e farvi classificare “gran cafone” usate la vostra forchetta o cucchiaio, invece delle posate di potata, che si trovano piatto stesso.

Durante il pasto bisogna ridurre al minimo i rumori con le posate sul piatto. Coltello e forchetta vanno sempre rivolti verso il basso e sul piatto, per non sporcare la tovaglia con i residui delle pietanze. Quindi poggiatele sul piatto con le punte a contatto e manici leggermente divaricati. Quando si termina di mangiare invece vanno poste nella posizione 6 e 30. Succede poi che quando il cameriere viene a ritirare piatto e posate, ci sia chi afferra al volo il coltello: “No il coltello lascialo, taglia bene!” Cartellino rosso, espulsione!

Cin Cin

È il momento del brindisi. Ce ne sono diversi durante il pranzo. Tuti alzano il calice prendendolo per lo stelo, noi no, avvolgiamo la mano sul bicchiere e per darci un tono alziamo il dito mignolo! Insistentemente cerchiamo di far scontrare il nostro calice con quello del vicino, che lo ritrae ripetutamente, anche a rischio di colpire col gomito l’altro commensale. Evidentemente non sappiamo che cin cin si dice ma non si urtano i bicchieri tra loro. È segno di grande cafoneria!

Dimostreranno un pessimo stile se vi porteranno la flûte invece che dei calici più aperti per lo spumante. La flûte non si usa più. Le misure del bicchiere da degustazione sono riconosciute a livello internazionale e codificate dall’International Standard Organisation. Però non sta neanche bene dirlo ad alta voce, mettendo in imbarazzo il padrone di casa o chi ci ha invitato. Non potete bere? Accostate il bicchiere alle labbra fingendo. Non bevete vino? Non si brinda con l’acqua. Avete il bicchiere vuoto per il vino o per l’acqua? Se non c’è il sommelier e volete servirlo voi, prima di versarlo a sé stessi è opportuno versarlo agli altri vicini.

Le costine di maiale

Siamo pazzi per le costine di maiale arrosto. Ce le portano già divise, saporite e croccanti. Afferriamo la costola e cominciamo a mordere la carne, succhiando quella più vicina all’osso. La stessa cosa potrebbe accadere con l’aragosta o con i gamberoni. Prendere la testa e succhiare con avidità le polpe è uno spasso. Ci sono le posate apposta per estrarre la polpa, ma chi le ha mai usate? Anche delle forbici per tagliare il carapace. Macché, si fa tutto con le mani, tanto il tovagliolo al collo si può inzaccherare quanto vuole. Non masticate a bocca aperta e non fate rumore mangiando. I crostacei dovrebbero essere serviti già puliti proprio per evitare problemi del genere ai commensali. Ma vuoi mettere il piacere di mangiare con le mani e poi leccarsi le dita? Se lo farete state firmando la vostra condanna alla esclusione perenne dai prossimi inviti.

Il boccone nel piatto

Sarebbe buona regola lasciare parte del cibo nel piatto. Ma la nonna mi prendeva a scapaccioni se non finivo tutto. “Mangia, c’è chi muore di fame e te lasci la roba nel piatto?” Ecco se non vuoi dichiarare le tue origini contadine, lascia qualcosina. A meno che tu non abbia una fame da lupi! Così la prossima volta ti lasceranno coi lupi, nel bosco, a mangiare.

Quel sughetto che è rimasto vi attira tanto. Volete fare la scarpetta anche se vi hanno detto che non si fa? Appunto non lo fate.

Le mani

Prima di sederti a tavola ti sei lavato le mani? Lo chiedeva sempre Anna Moroni alla conduttrice della Prova del Cuoco, come buona norma di igiene, ed aveva ragione. Chiedi della toilette prima di sederti a tavola.

Quella ciotolina con acqua e fette di limone che vi hanno lasciato vicino ai bicchieri non era da bere, no. Era proprio per pulirsi le dita sporche di unto senza andare in bagno. Se avete le mani unte non è il caso di toccarsi i capelli, grattarsi, toccarsi o toccare la signora al lato. Si potrebbe offendere e non capirebbe la pulsione di simpatia che vi ha mosso. Se cade la posata non spostatevi rumorosamente per raccoglierla, ci pensa il cameriere attento, senza bisogno che vi mettiate a gridare per attirare la sua attenzione.

I bambini

Voglio sperare che li abbiate lasciate a casa, con una nonna o la baby sitter. Portare i bambini a cena fuori spesso è una tortura inflitta a loro e agli altri ospiti in sala. I bambini sono tali e non puoi tenerli costretti ore su una sedia. Si, lo capisco, però io ci stavo e non ho subito traumi per questo. Così le mie figlie e tanti altri bambini che ho osservato all’estero. I bambini italiani hanno il permesso di fare come cavolo pare loro. Se protesta qualcuno i genitori italiani sono capaci di aggredirlo, in base alla regola che “i bambini non si possono costringere”. Invece è vero il contrario. Sarà il caso di dire dei no ai marmocchi, se volete che crescano nel rispetto del prossimo. Oppure lasciateli a casa. E non portateli neanche al cinema per favore. In virtù della importanza del problema stanno sorgendo moltissimi hotel e ristoranti interdetti ai bambini. È una scelta e la trovo molto civile e rispettosa di chi non ha figli con sé e rispetta il pranzo tranquillo degli altri.

I dolci e la frutta

Ora viene il bello. Come si mangiano le noci? Con lo schiaccianoci. E il melograno? Dovrebbe arrivare già sbucciato e con i semini rossi nel piatto. Voi però non li prendete con le mani e neanche fate cosi con l’uva, sputando i semi nel piatto. C’è il rischio che cadano nel piatto della vicina. È così antipatica! Vi guarderebbe male. Anche i semi del cocomero sono fastidiosi da ingoiare, però sarebbe meglio che sputarseli in mano e nel piatto.

Le posate da dessert arrivano a tavola insieme al carrello dei dolci e ai piattini. Sono molto diverse da quelle del servizio e hanno funzioni precise a seconda del dolce che sarà servito.

Arriva il millefoglie, lo avete presente? Provate a tagliarlo con la forchettina da dessert. Si sbriciola comunque e la crema va per ogni lato. Potevate scegliere un bel creme caramel, o un profiterole? Sono meno impegnativi. Pensateci la volta prossima. Quando capisco che sarà un problema non prendo il dolce. Fa bene alla linea e alla buona educazione.

Il caffè

Già ti vedo girare con il cucchiaino e, al termine, portartelo alla bocca per ciucciare lo zucchero rimasto. Nel girare non alzate il cucchiaino, basta fare lenti movimenti circolare. Ve li consiglio. Considerate che lo zucchero bianco o quello di canna non differiscono che per il colore, se non volete lo zucchero per motivi di salute ci sono i dolcificanti alle erbe. Avete finito di girare? Dove mettete il cucchiaino? Si sul piattino, bravi. C’è chi lo mette sulla tovaglia, pensa te.

La conversazione

Vi hanno messo dei candelabri in mezzo al tavolo? È un problema. Non si dovrebbe fare. Impediscono di guardarsi in faccia e bloccano la conversazione. Chiederei al nostro ospite se si possono togliere per poter dialogare con gli altri. Lo farà. C’è la consuetudine che per pranzare occorra un sottofondo musicale. A me dà fastidio. Almeno che sia di un volume non troppo alto.
Conversare di che cosa? Evitate di parlare di persone non presenti alla cena e di temi delicati che potrebbero sollevare questioni morali, trasformando la tavola in un dibattito da talk show televisivo, dove tutti litigano e non si capisce niente. La buona educazione vuole che nel parlare con gli ospiti si deve usare un tono di voce naturale, senza urlare o parlare troppo piano.

Per concludere

Le regole del bon ton non sono antiquate e inutili. Forse sono più adatte ad una cena formale che ad una cena tra amici a casa, ma che si debba rispettare il prossimo imponendoci di non compiere gesti volgari o atti di egoismo è sempre più necessario. Chi lo fa sarà comunque rispettato e considerato rispetto al cafone. Sono comportamenti da mantenere tutti i giorni, seguendo il buon senso, anche a casa, anche a mensa, anche mangiando un toast al bar. Chi fa rumore, parla ad alta voce, sporca si farà riconoscere dagli astanti e non andrà a suo vantaggio né professionalmente né umanamente. Pensaci.

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