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BBC, truccato un documentario su Trump: si dimettono i vertici

Prima delle Presidenziali Usa, il servizio pubblico britannico mandò in onda un discorso manipolato del tycoon: ora AD e CEO delle news lasciano, però parlano di “errore”, il che forse è ancora più grave

Sede della BBC a Londra

Sede della BBC a Londra (immagine dalla pagina Facebook di BBC Hausa)

La BBC è nella bufera dopo essere stata colta con le proverbiali mani nella marmellata. Metafora che, in questo caso, sta per la messa in onda di uno speciale sul Presidente americano Donald Trump, contenente un discorso artefatto del Nostro. Che ora è costato il posto ai leader del servizio pubblico britannico.

Sede della BBC a Londra
Sede della BBC a Londra (immagine dalla pagina Facebook di BBC Hausa)

La BBC nella bufera

A far scoppiare lo scandalo è stato The Telegraph, rivelando il montaggio sleale alla base del documentario “Trump: A Second Chance?”. In particolare, fondendo due clip diverse venne data l’impressione che il 6 gennaio 2021 The Donald stesse incitando i suoi sostenitori ad assaltare Capitol Hill a Washington. Anche perché era stato omesso il passaggio in cui il diretto interessato esortava piuttosto a protestare contro il furto elettorale del 2020 «in modo pacifico e patriottico».

Il programma era stato trasmesso una settimana prima delle Presidenziali Usa del 2024, e vista la tempistica si fatica a non pensare male in senso andreottiano. Anche perché la British Broadcasting Corporation viene da tempo accusata di faziosità, pure in relazione alla copertura della guerra di Gaza e alla genuflessione ai deliri woke. Il network smentisce, ma solo pochi giorni fa ha richiamato il mezzobusto Martine Croxall per aver giustamente corretto la demenziale dizione “persone incinte” in «donne incinte».

Martine Croxall
Martine Croxall (immagine dalla pagina Facebook di The Catholic Herald)

Come i “compagni che sbagliano”

Sia come sia, come riporta l’ANSA Tim Davie e Deborah Turness, rispettivamente AD e CEO delle News dell’emittente londinese, hanno infine rassegnato le proprie dimissioni. Entrambi, tuttavia, come rileva TGCom24 hanno pateticamente parlato di «errori», il che forse è perfino più grave del fatto in sé.

Tim Davie
Tim Davie (immagine dalla pagina Facebook di The Financial Express)

Il lessico, infatti, ricorda la formula dei “compagni che sbagliano” con cui i progressisti italiani di ieri, come rimarca Il Giornale, giustificavano de facto le Brigate Rosse. E con cui quelli di oggi fanno altrettanto con gli invasati delle piazze pro-Pal e landiniane – categorie spesso e volentieri coincidenti.

Israele-Hamas. Protesta pro-Palestina davanti alla Casa Bianca
Protesta pro-Palestina davanti alla Casa Bianca (© Ted Eytan / Wikimedia Commons)

Analogamente, gli ormai ex vertici della BBC sembrano voler dare a intendere che la manipolazione in questione fosse una specie di ragazzata. Quando, tutt’al più, è l’illusione che una televisione del Vecchio Continente possa realmente influenzare il processo di voto Oltreoceano a essere da ingenui. O da Giovanna Botteri, che a quanto pare nel 2016 ci aveva creduto per davvero.

Giovanna Botteri
Giovanna Botteri (immagine dal suo account X – ex Twitter)

Il punto, però, è che quando un giornalista dimentica che il suo compito precipuo è raccontare la realtà, è un problema enorme. «Che cosa terribile per la democrazia!» ha thruttato, non a caso, il tycoon.