Recup Lazio, dal 1° febbraio cambia la prenotazione: prima nella tua Asl, poi su tutta Roma
Recup Lazio: dal 1° febbraio l’appuntamento arriva prima nella Asl di riferimento, poi su Roma. Ecco cosa cambia e perché molti dicevano no
Immagina di chiamare il Recup per una visita, sentirti dire “c’è posto” e poi scoprire che devi attraversare mezza regione per arrivare in ambulatorio. È uno dei motivi per cui, in questi mesi, molte prenotazioni si sono inceppate. Dal 1° febbraio, però, le regole cambiano: la Regione Lazio prepara un nuovo criterio che punta a far incontrare prima data utile e vicinanza, con un percorso a cerchi concentrici che parte dalla Asl di appartenenza.
Recup Lazio, dal 1° febbraio la prenotazione parte dalla Asl di residenza
La novità è pronta e attende l’approvazione in Giunta regionale nei prossimi giorni. Il meccanismo, detto in modo semplice, funziona così: il sistema continuerà a cercare la prima disponibilità in ordine di tempo, però la cercherà prima dentro il territorio della Asl del cittadino. Chi è seguito in Asl Roma 1 riceverà proposte dalle strutture di quell’area. Se non si trova una soluzione adatta, si passa al livello successivo: tutta Roma, quindi Asl Roma 1, Asl Roma 2 e Asl Roma 3.
Per molti utenti della Capitale significa una cosa concreta: meno “appuntamenti lontani” come prima opzione e più possibilità di restare vicino ai percorsi di cura abituali. Non è un dettaglio, perché spesso la vita vera non segue le agende: lavoro, mezzi pubblici, tempi familiari e fragilità incidono sulla possibilità di presentarsi.
Recup Lazio, perché la Regione cambia: troppi rifiuti e motivazioni ricorrenti
La decisione nasce da un monitoraggio che la Regione ha fatto sulle risposte dei cittadini quando rifiutano la prima proposta. Ed emerge una mappa chiara. Il motivo più frequente riguarda la data: 29% dei no perché il giorno non va bene. Poi ci sono le preferenze “forti”: 15% chiede un medico specifico e un altro 15% una struttura specifica. Sono richieste che, di fatto, spesso rientrano in percorsi diversi, come l’intramoenia, e non sempre si incastrano con la logica del Recup generalista.
Ancora: 11% rifiuta per distanza. Nel 10% si parla di follow up e prese in carico in ospedali o ambulatori dove si è già in cura, casi che dovrebbero passare dai Cup delle singole strutture e non dal canale generale. L’8% chiede una data indicata dal medico. Nel 6% pesa persino una valutazione soggettiva sulla sede proposta, il classico “lì non ci voglio andare”.
Detto in chiaro: il problema non è solo “trovare un posto”, ma proporre un posto che il paziente sia disposto a usare davvero.
Recup Lazio, un dato sorprende: molte prenotazioni rientrano nei tempi di garanzia
C’è un elemento che spesso sfugge nel racconto quotidiano delle liste d’attesa. Anche quando la prima proposta viene rifiutata, l’analisi regionale segnala che nel 64% dei casi la prenotazione finisce comunque dentro i tempi di garanzia legati alla priorità prescritta dal medico curante. Quindi il sistema, a volte, rispetta i tempi sulla carta, ma fatica a trasformare quel rispetto in appuntamenti praticabili.
La territorialità prova a colmare proprio questo divario: se offri subito una sede “ragionevole”, il paziente conferma più facilmente e l’agenda non si riempie di tentativi andati a vuoto.
Recup Lazio, cosa cambia per Roma: meno giri, più continuità con le strutture
Per chi vive in città, la differenza può essere notevole. Roma è grande, le Asl hanno bacini diversi e gli spostamenti non sono sempre lineari. In più, molte persone seguono percorsi di cura già avviati: controlli, esami periodici, visite che hanno senso se restano collegate agli specialisti che conoscono il caso.
Partire dalla Asl di riferimento può aiutare anche su questo: riduce l’effetto “spezzettamento”, quello per cui una visita finisce in una sede, l’esame in un’altra, il controllo in un’altra ancora. Dal punto di vista di chi attende, è una semplificazione. Dal punto di vista del sistema, può significare meno rinunce e meno lavoro ripetuto per gli operatori.
Recup Lazio, resta il problema delle mancate disdette: slot occupati e agende bloccate
C’è però un ostacolo che nessun algoritmo può risolvere da solo: chi prenota e poi, magari, fa l’esame altrove senza annullare l’appuntamento. Quello slot resta occupato e non torna disponibile per altri pazienti. È uno dei motivi che rendono più lenta la riduzione delle liste d’attesa.
La Regione ricorda che esiste già un sistema di richiamo: parte circa un mese prima con telefonate, messaggi e la possibilità di annullare anche via app. Eppure il comportamento scorretto continua. Se la nuova regola renderà la prima proposta più accettabile, si potrà guadagnare qualcosa. Ma la piena efficacia passa anche da un patto semplice: se non vai, disdici.
Recup Lazio, cosa aspettarsi dal 1° febbraio: approvazione, avvio e controlli sui risultati
Il provvedimento deve passare in Giunta regionale nei prossimi giorni e poi entrerà in vigore dal 1° febbraio. A quel punto si capirà quanto la territorialità inciderà davvero su prenotazioni, rinunce e tempi. Per i cittadini, il primo segnale sarà immediato: quando chiameranno il Recup Lazio, la proposta iniziale avrà più spesso un indirizzo “di zona” e solo dopo arriverà l’allargamento a tutta Roma.
Per la Regione, invece, sarà un test operativo: verificare se il nuovo criterio riduce i rifiuti, migliora l’uso delle agende e rende più fluido il percorso per visite ed esami. Per chi aspetta da tempo, la speranza è concreta e quotidiana: meno telefonate ripetute, meno appuntamenti impossibili, più possibilità di curarsi senza trasformare una prenotazione in un viaggio.
