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Arte, Atelier Quattro Fontane di Roberto Gramiccia: “Inauguriamo con LameLapis”

“Atelier Quattro Fontane sarà un luogo di combattimento culturale. Uno spazio inquieto e sgarbato” – racconta Roberto Gramiccia

Roberto Gramiccia

Roberto Gramiccia

Con la mostra dal titolo LameLapis, personale doppia di Oscar Turco e Paolo Di Nozzi, si inaugura il progetto Atelier Quattro Fontane di Roberto Gramiccia, sostenuto e reso possibile da Stefano Compagnucci, il quale trasformerà periodicamente il suo atelier, situato davanti alla Galleria Nazionale di Arte Antica a Palazzo Barberini, in un luogo di ricerca, accoglienza e promozione di eventi espositivi e di confronto che, sotto la direzione Gramiccia, saranno tesi ad aprire una discussione critica sugli attuali assetti dell’arte post-contemporanea.

LameLapis, la doppia personale di Oscar Turco e Paolo Di Nozzi, inaugura il progetto “Atelier Quattro Fontane”, teso a un confronto serrato con i temi del presente, volto a ragionare sul rapporto tra arte e poli-crisi. Come è nata l’idea?

L’idea è nata dalla constatazione della scarsità di luoghi aperti a Roma alla discussione critica sugli attuali assetti dell’industria culturale e del sistema dell’arte che ne è espressione particolare. Noi crediamo che questo sistema non faccia gli interessi dell’arte. Siamo convinti, al contrario, che le dinamiche che da esso prendono origine, condizionate da prevalenti ragioni economiche e completamente disinteressato al concetto di “qualità”, siano nocive, tossiche e banalizzanti. Per questo Atelier Quattro Fontane sarà un luogo di combattimento culturale. Uno spazio inquieto e, come ho scritto più volte, “sgarbato” nei confronti di tutti i coloro che ritengono che quello in cui viviamo sia il migliore dei mondi possibili.

Il titolo della mostra nasce dall’accostamento di due parole, lame e lapis, che sintetizzano l’agire dei due artisti coinvolti. Un’affinità di vedute che si sostanzia già nei termini, dunque.

Oscar Turco e Paolo Di Nozzi sono due artisti diversi. Ma una cosa condividono: l’impegno nella ricerca di soluzioni formali che abbiano a che vedere con il buono, possibilmente con l’ottimo, invariabilmente con il meglio. Il primo presenta una serie di opere, realizzate appunto con un lapis, essenziali e misteriose. Il loro impianto neometafisico ripropone i canoni di un minimalismo che, senza squilli di tromba, nel silenzio più assoluto, rievocano le cupe angosce della pandemia. Il secondo, scultore di talento, usa delle molle di metallo di recupero che somigliano a lame taglienti, per dare forma plastica a volute che sfidano lo spazio in un esercizio capace di far dialogare il barocco e l’arte povera.

Quali progetti, quali visioni animeranno l’Atelier Quattro Fontane?

L’dea è quella di proporre nel piccolo ma suggestivo atelier, preziosamente situato davanti alla Galleria nazionale di arte antica e messo a disposizione da Stefano Compagnucci, una serie di mostre ideate e curate dal sottoscritto. Queste ultime, con un ritmo bimestrale, nei modi e attraverso i linguaggi più disparati, raccontano un’unica storia: quella di una ricerca indipendente ed emancipata dal dispotismo di una legge che pretende che tutto possa essere arte alla sola condizione che sia certificato dal sistema che ne governa i destini. Si tratta di un principio che rifiutiamo con la forza dei fatti messa a disposizione dagli artisti che lavoreranno con noi. Io li ringrazio, a cominciare dai primi due.

Ginevra Amadio