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Vita pericolosa: vulcani, terremoti, alluvioni e ora le scorie radioattive nell’acqua

Dal 1999 finanziamo ogni mese nella bolletta elettrica, una società pubblica, la Sogin, che ha il compito di smantellare le ex Centrali Nucleari e mettere in sicurezza le scorie

Acqua che scorre da un rubinetto

Da anni viviamo col rischio di un inquinamento radioattivo, dovuto ai depositi di scorie delle ex Centrali Nucleari, chiuse ma non messe in sicurezza. A fine 2023 scade la prescrizione per i rifiuti di Saluggia (Vercelli). Dopo c’è il carcere per i responsabili della non bonifica del sito.

Ai cittadini italiani piace vivere pericolosamente. Vulcani attivi sotto le nostre case, terremoti, rischio idrogeologico, frane e alluvioni ripetute non bastavano, ci sono anche i rischi di un inquinamento radioattivo del Po e di altri fiumi che passano vicini ai depositi di scorie radioattive. Lo sfruttamento dell’energia nucleare in Italia c’è stata tra il 1963 e il 1990.

Dal 1990, le centrali nucleari italiane sono state tutte chiuse, o per raggiunti limiti d’età o alla luce del risultato del referendum del 1987.

Dal 1999 però, finanziamo ogni mese nella bolletta elettrica, una società pubblica che si chiama Sogin che ha il compito di smantellare le ex Centrali Nucleari, mettere in sicurezza i rifiuti radioattivi e individuare un deposito nazionale dove stoccare tutti i rifiuti sparsi in vari depositi regionali e attualmente a rischio. I lavori dovevano terminare nel 2019 e il costo di tutta questa operazione era di 3,7 miliardi di euro.

Spesi 4,5 miliardi per niente

Oggi, 2023, i miliardi spesi sono 4,5, le ex Centrali non sono state neanche toccate e la messa in sicurezza di depositi coi rifiuti più pericolosi, come a Saluggia e Trisaia di Rotondella non è neanche incominciata. Ogni tre anni viene nominato un nuovo Consiglio di Amministrazione della Sogin, dal Governo in carica in quel momento. Ne sono cambiati sette di CdA, con un commissariamento in corso, ma nessuno ha fatto niente. Nessuno a mai messo a dirigere questa società manager capaci oppure c’è una precisa volontà di non toccare le centrali e le scorie perché non si sa dove mettere le mani? Comunque è un vero scandalo ed un pericolo gravissimo sulle nostre teste. L’azionista è il Ministero delle Finanze, il controllore è il Ministero dell’Ambiente, i soldi li mette l’Autorità per l’Energia sulla base dei piani di attività presentati da Sogin.

Le ex Centrali Nucleari e i depositi dei rifiuti

Afferma Lega Ambiente che in Italia ci sono 31mila metri cubi di rifiuti radioattivi collocati in 24 impianti distribuiti su 16 siti in 8 Regioni. Sono dei siti di stoccaggio di materiale radioattivo che deriva dalle Ex Centrali Nucleari dismesse, anche a seguito del referendum del 1987.

A Latina c’è l’ex Centrale Nucleare di Borgo Sabotino, a meno di un chilometro dalla costa tirrenica. La ex centrale di Garigliano in provincia di Caserta e quella di Caorso in provincia di Piacenza sono entrambe poste in aree ad alto rischio idrogeologico, in quanto a ridosso di due importanti fiumi, il Garigliano e il Po, a rischio esondazioni e piene. Lo stesso dicasi per i depositi di scorie nucleari di Saluggia, nel Vercellese, dove si trovano tre impianti diversi: Eurex, Liva Nova e Avogadro, a ridosso della Dora Baltea a soli tre chilometri dalla confluenza di questo fiume con il Po.

Questi depositi hanno spesso corso il rischio di essere invasi dalle acque esondate del fiume. Qui sonio stoccati i rifiuti con la carica radioattiva più elevata. Ugualmente il deposito di Trisaia di Rotondella a Matera, in Basilicata e quello di Statte in provincia di Taranto hanno creato problemi perché sono state accertate gravi illeceità di scarico a mare di acqua contaminata e nel secondo di rifiuti in una situazione preoccupante per il diffuso deterioramento della struttura. Questo il quadro che ne fa Lega Ambiente in un suo report dell’8 marzo 2021.

Una serie di atti e contratti con soldi investiti per non toccare nulla

In un suo intervento su La7, Milena Gabanelli ha mostrato i documenti di alcune richieste di fondi avanzate a Sogin per finanziare le sue attività. Nel settembre 2009 un ordine di acquisto per materiali per impianto trattamento resine per 10.550 mila euro. Ad oggi quelle casse sono stivate e chiuse nella centrale di Trino a Vercelli dove nessuno le ha aperte. Nel 2017 contratto di appalto per la realizzazione per un impianto di condizionamento rifiuti radioattivi di tipo modulare denominato Sicomor per 9.501mila euro.

Impianto pagato e non consegnato perché a Trino non sanno dove va messo. Contratto del 2021 per demolizione parziale edificio turbina presso la Centrale di Trino 2.950 mila euro. Lo scopo era abbassare di 10 metri un edificio che ne misura 50 per modificarne l’apparenza estetica. Lavori non partiti perché la società che doveva eseguirli è fallita.

Appalti milionari mai andati a buon fine

Nel 2015 si propone un appalto a Saipem per cementare rifiuti liquidi radioattivi di Saluggia. Il deposito è a 60 metri dalla Dora Baltea e c’è rischio di un allagamento. Ma due anni dopo il dirigente Fontani interrompe il contratto e nel 2020 diventato amministratore delegato e affida i lavori ad un Consorzio per manutenzione e pulizia per 104 milioni di euro. Nel 2022 la Sogin viene commissariata e l’incarico affidato ad un prefetto Fiamma Spena che deve risanare.

Già nel primo atto del commissario si nota la volontà di non fare nulla. Vengono riconfermati tutti i dirigenti e l’amministratore delegato responsabili del disastro. Chiude il contratto per inadempimento con il Consorzio per la manutenzione e apre una nuova gara per 150 milioni di euro uguale a quella che aveva risolto prima. Riconosce a tutti i dirigenti il premio di produzione tra i 37 e i 43.000 euro per il 2022, anno in cui la Sogin è stata commissariata. Chi non vorrebbe essere membro di un CdA come quello?

Il ministro Pichetto Fratin decida prima che scada la prescrizione

Ora vediamo cosa deciderà il Ministro per l’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. Adesso che scade il Commissariamento il Ministro che farà? Confermerà lo stesso management magari aumentando lo stipendio, oppure?

Commissariata nel giugno 2022, l’azienda di decommissioning continua ad arrancare fra ritardi e cause giudiziarie. Il Ministro delle Imprese Adolfo Urso vorrebbe un nuovo CdA mentre i deputati Fratelli d’Italia intensificano le interpellanze. Con la Cgil come alleato a sorpresa. Per la Sogin è il momento di un nuovo assalto che speriamo sia definitivo. La società pubblica incaricata di smantellare e mettere in sicurezza i materiali nucleari, dopo le inchieste giudiziarie, i ricorsi dei dirigenti licenziati e l’incertezza del quadro operativo dell’azienda si trova ancora in mezzo al guado mentre si riaccendono i motori delle interpellanze parlamentari.

Quest’anno a dicembre scade anche la prescrizione sui rifiuti radioattivi di Saluggia. Se non si rispetta la prescrizione, cioè se non si provvede a smaltire quei rifiuti per sempre, la legge prevede il carcere per i responsabili. Che faranno? Una deroga della prescrizione?

Nel 2001 quando è esondata la Dora Baltea, lo scienziato Carlo Rubbia (fisico premio Nobel e Senatore a vita) scrisse ai Ministeri dell’Interno, dell’Industria e dell’Ambiente che ove ci fosse stata fuoriuscita di materiale radioattiva dal deposito di Saluggia, quello più pericoloso, bisognava evacuare la popolazione di entrambe le sponde del Po, da Saluggia (Vercelli) fino all’Adriatico e quei campi non saranno coltivabili per decine e decine di anni.

C’è il rischio che il materiale radioattivo contamini le falde acquifere

Sostanze come l’uranio e il plutonio, se rilasciate nell’ambiente, possono causare nei casi più estremi la formazione di tumori negli esseri umani e di mutazioni genetiche in fauna e flora.

Se il materiale radioattivo penetra il suolo e le fonti di acqua, queste acque contaminate possono raggiungere anche le nostre case facendoci correre il rischio di bere sostanze radioattive. Ad oggi, ancora, non si è mai verificata una contaminazione ambientale dovuta al cattivo smaltimento delle scorie nucleari. Ma il margine di errore c’è sempre.

Avete sentito qualcuno che nei governi precedenti e attuale se ne sia preoccupato? Hanno altre priorità. Noi cittadini non ci rientriamo.

Perché dobbiamo arrivare a correre dei pericoli di questa entità senza intervenire e soprattutto perché le autorità pensano di poter agire nella indifferenza generale come se questi rischi seri e reali non ci fossero?

C’è anche il traffico illegale di rifiuti radioattivi gestito dalle mafie

Sempre secondo Legambiente a tutto ciò “andranno poi aggiunti nei prossimi anni i rifiuti radioattivi ad alta attività che torneranno nella Penisola dopo il ritrattamento all’estero del combustibile esausto, proveniente dagli ex impianti nucleari italiani, e quelli di media attività che si verranno a generare dalle attività di smantellamento degli impianti dismessi. Occorre poi ricordare che l’Italia è in ritardo sulla realizzazione del deposito unico nazionale per i rifiuti a media e bassa attività.”

Non è da sottovalutare l’apporto di settori della ricerca, medico, industriale, che continueranno a produrre rifiuti da gestire, cosa che riguarda tutta l’Europa, compresa l’Italia. “Nella nostra Penisola – spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – al di là dei 24 siti temporanei che gestiscono attualmente i rifiuti radioattivi, esistono anche 95 strutture autorizzate all’impiego di radioisotopi e macchine radiogene ben distribuite nelle varie regioni italiane a cui si aggiungono tutte le strutture ospedaliere o di laboratorio che fanno uso di tali macchinari.”

Oltre a dover gestire la pesante eredità lasciata dalle centrali e dai depositi nucleari collocati in siti inidonei, pericolosi e spesso a rischio di esondazione, l’Italia si trova a dover far i conti con il grande problema del traffico illecito di rifiuti radioattivi, causati anche dall’elevato costo di smaltimento. Un settore su cui la criminalità organizzata ha già da tempo puntato gli occhi.

Denunciate finora 29 persone dai Carabinieri

Nella Penisola dal 2015 al 2019, il lavoro svolto dall’Arma dei Carabinieri, attraverso il Comando Tutela Ambiente e il Cufa, ha portato alla denuncia di 29 persone, con 5 ordinanze di custodia cautelare, 38 sanzioni penali comminate e 15 sequestri effettuati a seguito dei 130 controlli effettuati. L’esistenza di un’illegalità “sommersa” viene confermata anche dai dati del Ministero della giustizia pubblicati nel Rapporto Ecomafia 2020: dal 2015 (anno di entrata in vigore dei delitti contro l’ambiente tra cui quello di traffico e l’abbandono di materiale ad alta radioattività) al 2019 i procedimenti penali avviati sono stati 25, di cui ben 14 contro ignoti (anche a causa del fenomeno delle cosiddette “sorgenti orfane” abbandonate tra i rifiuti e di cui non si riesce a tracciare l’origine), con 10 persone denunciate e un arresto. Le inchieste mostrano pericolosi collegamenti tra organizzazioni mafiose, che traggono guadagni dallo smaltimento illecito dei rifiuti.

Si va avanti così, non facendo nulla, non sapendo che pesci prendere, mentre le mafie ci speculano e nuove alluvioni ci mettono in pericolo.