Prima pagina » Interviste » Variante inglese del Covid e vaccino di Roma: risponde l’infettivologo dello Spallanzani

Variante inglese del Covid e vaccino di Roma: risponde l’infettivologo dello Spallanzani

Il nostro appuntamento settimanale con Mauro Zaccarelli, infettivologo dell’ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma

Il nostro appuntamento settimanale con Mauro Zaccarelli, infettivologo dell’ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma, in merito alle novità sul vaccino prodotto dall’Istituto Malattie Infettive e chiarimenti sulla variante inglese che sta spaventando l’Europa.

Dottor Zaccarelli, come procede la sperimentazione del vaccino anti-Covid elaborato dallo Spallanzani di Roma?

“Il 27 dicembre inizieranno le vaccinazioni, qui all’Istittuo Malattie Infettive è già tutto pronto. Non credo ci saranno problemi, i primi vaccini sono tutti custoditi qui a meno 80° di temperatura. Il vaccino sperimentato qui allo Spallanzani ha invece terminato la fase 1 e a fine mese dicembre, verranno comunicati i risultati. Se andrà tutto nel migliore dei modi si procederà così con la fase 2, allargando la popolazione coinvolta. Verso ottobre dovremmo avere questo vaccino. I vantaggi sono che sarà più economico e più facilmente reperibile in quanto italiano“.

Sars-coV-2, la “variante inglese” ed eventuali interferenze con la vaccinazione

Cosa può dirci riguardo a questa ultima mutazione del Sars-coV-2, chiamata variante inglese?

“Per quanto riguarda la varianti del Sars-coV-2 e la notizia di questa ‘importazione inglese’ posso dire che non è una novità, i virus mutano, tutti quanti. I coronavirus e questo in particolare non sembrano mutare a una grandissima velocità.

In questo caso il virus muta soprattutto perché sono tantissime le persone che si infettano. Ogni sistema immunitario con cui il virus entra a contatto stimola una risposta e talvolta è una mutazione. Il virus si adatta per sopravvivere e riprodursi bel nostro organismo. Dunque più ci infettiamo e più esso si modifica. Queste mutazioni con l’ultima inglese confermata, sono cambiamenti nel genoma, nella proteina Spike che è proprio quella che il microrganismo utilizza per produrre anticorpi del vaccino. Questi cambiamenti sono stati già osservati prima dell’estate. Le riviste scientifiche New England Journal of Medicine e Science hanno svolto diverse pubblicazioni a riguardo, confermando almeno una dozzina di altre mutazioni.

Le mutazioni provocano solitamente un aumento di capacità di trasmissione del virus, almeno del 50-70% ma non sembrano associate a maggior gravità della malattia, seppur con eventuale carica virale più alta.

Sembra che questa mutazione non metta a rischio l’efficacia del vaccino. In questo momento anzi, più persone si vaccinano e più si limita la diffusione del virus, arginando anche ulteriori potenziali mutazioni”.

Lascia un commento