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Vallinfreda, sotto il cielo di Fra’ Diego, dove è nato il vento

Erano freddi gli inverni nelle umili case di Vallinfreda, il camino era sempre acceso e si preparava quel poco di cibo che c’era

Bene, siamo pronti, o per meglio dire, dovremmo esserlo. Nonna Iole è in testa al gruppo e ha in animo tante storie da raccontare. Zio Tonino e zio Italo stanno riparando un piccolo guasto meccanico, del resto si sa, gli inconvenienti non mancano mai. E zia Lina? Eccola che scende, andiamo a darle una mano con le borse. Sbrighiamoci o faremo tardi! Allora è deciso: faremo la Tiburtina, direzione Subiaco.. No, no, no, meglio l’autostrada Roma – l’Aquila fino a Vicovaro, anzi, usciamo a Carsoli, che è meglio. Insomma, ci muoviamo o cosa? Qualsiasi via sceglieremo andrà benone, perchè in fondo, tutte le strade portano a… Vallinfreda. Passo dopo passo, eccoci arrivati. Una curva dopo l’altra e un paesaggio che pian piano si inasprisce, fino a diventare duro,  a tal punto da esprimere il suo linguaggio essenziale, concreto, genuino, autentico.

C’è un amico fedele a Vallinfreda, quel vento salutare che a 874 metri s.l.m. ha stabilito una delle sue dimore preferite. E’ nato qui il vento, a Vallinfreda. E’ bello passeggiare tra i vicoli, le stradine pulite, salire fino alla Rocca,  provando la sensazione e il desiderio di perdersi.  Ci si innamora presto di Vallinfreda, specie se riusciamo a viverne l’essenza grazie al vento dei ricordi, l’amico vento che è nato qui e che in un tempo lontano, è stato testimone di giorni di povertà, vita dura, sacrifici. Come in una cartolina in bianco e nero, ingiallita ai lati, quella che ora teniamo fra le dita, dove possiamo osservare il monte Aguzzo che spicca, non sarà difficile seguire l’incedere lento degli asini che venivano condotti in paese, prima del crepuscolo.

Il viaggio è cominciato e possiamo immergerci nel cuore del passato, camminando assieme a quegli uomini che tenevano le fide bestie a cavezza. Carichi fino all’inverosimile di legna da ardere e di sacchi contenenti il raccolto quotidiano, gli asini venivano agganciati ad un anello e nel frattempo, arrivavano le donne per scaricare il materiale, subito dopo dopo il termine della messa vespertina. Erano freddi gli inverni nelle umili case di Vallinfreda, il camino era sempre acceso e si doveva preparare quel poco di cibo che c’era, un po’ di polenta magari. La sera, prima di coricarsi, le famiglie, riunite attorno al focolare, recitavano il rosario e se la stanchezza schiacciava con il suo pesante fardello, almeno un Padre Nostro a Fra’ Diego, andava offerto al cielo! Giuseppe, non sapeva ancora di essere già Diego nei piani di Dio. Giuseppe Oddi era un contadino come gli altri, ma aveva dentro di sè il desiderio, il fuoco ardente di farsi santo.

Durante il lavoro nei campi, quando la campana della chiesa suonava mezzogiorno, diffondendo i suoi rintocchi per l’intera piana del Cavaliere, Giuseppe, ginocchia a terra, recitava l’Angelus. Era giovane Giuseppe, in età di fidanzamento, poco convinto comunque di questa possibile scelta. I suoi genitori, gli proposero di conoscere una ragazza, Agatina. C’era un’usanza allora: profilandosi all’orizzonte l’eventualità di un’unione tra due giovani, avveniva che da parte di lei fossero inviati dei fazzoletti a lui. Qualora non fossero stati accettati, la poverina li avrebbe visti tornare indietro, a mo’ di risposta negativa esplicita. Anche Agatina, ovviamente, preparò i suoi bravi fazzolettini, ricamando su di essi, le iniziali dell’amato: G. O. Giuseppe, voleva farsi santo, amava la vita religiosa più di ogni altra cosa al mondo e, pur provando una grande pena nel cuore, restituì quanto.

Giuseppe, entrò Frate nel monastero Francescano di Bellegra. Religioso questuante, visitava quotidianamente tutti i piccoli centri limitrofi. Era conosciuto e amato da tutti. Visse, come lui anelava, una vita santa e umilissima. Dopo la sua morte fu dichiarato venerabile, fino alla beatificazione, proclamata nel 1998… tuttavia, c’è tanto, tanto altro ancora da raccontare riguardo quest’anima bellissima e a Vallinfreda torneremo presto, ve lo prometto. Ora, scusate un momento, mi sta chiamando Filippo, lo sentite? Oggi mangeremo qualcosa tutti insieme, ve l’avevo detto, no? Ottima idea, vi pare? E’ una giornata di pioggia a Vallinfreda, c’è la polenta. Com’è buona la polenta quando piove! 

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