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Una settimana fa abbiamo detto addio alla Fiat, un simbolo del nostro Paese

Il nostro Paese ha perso la Fiat, un importante simbolo della sua storia economica e il Governo italiano non ha mosso un dito per evitarlo

Fiat

Il sito ufficiale di Stellantis

E’ terminata, dopo 120 anni, la storia di Fiat: è nata Stellantis, gruppo automobilistico euroamericano, frutto della fusione fra PSA (Peugeot S.A.) e FCA (Fiat Chrysler Automobiles), società quest’ultima di cui fa parte Fiat.

Il 4 gennaio 2021 le assemblee degli azionisti delle rispettive società hanno approvano la fusione in oggetto con una percentuale di voti favorevoli pari al 99,8% per PSA e pari al 99,1% per FCA.

La Fiat scomparsa dai radar

Pertanto, lunedì scorso 18 gennaio, il titolo Fiat è scomparso definitivamente dai listini della borsa di Milano per far posto a quello di Stellantis.

A livello di governance è lo Stato francese a sedere nella cosiddetta stanza dei bottoni, avendo quest’ultimo salvato Peugeot ed essendone quindi diventato azionista, a seguito della crisi del settore automobilistico del 2008. Circostanza resa evidente anche dalla distribuzione del numero di posti del Consiglio di Amministrazione.

Infatti, anche se cinque membri sono stati nominati da FCA e altri cinque da Peugeot, il Presidente in carica per i primi cinque anni sarà Carlos Tavares. Ciò comporterà, quindi, che la maggioranza del Cda sarà di fatto in mano ai francesi.

La maggioranza del Cda in mano ai francesi

Lo Stato italiano, al contrario, è rimasto all’ultimo posto, nonostante abbia sempre finanziato Fiat, che dal 1975 ha ricevuto dallo Stato italiano finanziamenti per circa 250 miliardi, il tutto senza aver mai posseduto alcuna azione Fiat. Inoltre, recentemente, le ha concesso l’ulteriore importante prestito di 6 miliardi di euro senza richiedere garanzie certe e senza avere la possibilità di ottenere alcun minimo controllo, diversamente da quanto si è verificato per la “gemella” francese.

Le conseguenze potranno essere – ancora una volta – disastrose per il futuro nostro Paese: ogni fusione, infatti, nasconde in sé stessa dei pericoli che con il trascorrere del tempo possono tendere a svilupparsi.

Le possibili conseguenze della fusione

Ad esempio i fornitori italiani potrebbero essere sostituiti da quelli francesi, ma questo probabilmente non avverrà nell’immediato. Inoltre la produzione potrebbe subire delle modifiche. L’eventuale spostamento del comparto produttivo in altri Paesi comporterebbe il rischio per i dipendenti di perdere il proprio lavoro e conseguenti danni a tutto l’indotto. Tali perplessità rimangono nonostante le rassicurazioni pervenute in sede di fusione.

Il nostro Paese ha perso così un importante simbolo della sua storia economica, del resto il Governo italiano, anche in questo caso, non ha mosso un dito per evitarlo. Non saremo quindi noi a cospargerci di quelle stelle, come ci suggerisce l’etimologia latina del termine Stellantis.

*Enrico Sirotti Gaudenzi.

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