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Tu chiamali, se vuoi, “Analfabeti stradali”, la nuova rubrica di Romait

Una rubrica dedicata a quelli che non sanno o non vogliono leggere la segnaletica stradale, ma anche a quelli che la segnaletica dimenticano… di scriverla

Non ce la fanno, proprio non ce la fanno a parcheggiare regolarmente. E’ più forte di loro, addirittura temono, questo spazio delimitato da strisce bianche, come si fa con le zone sconosciute piene di pericoli dove è meglio non avventurarsi. Per cui anche in presenza di posti regolari, tutto sommato meglio in doppia e, se si ostacola il traffico vabbè, stic… se ne faranno una ragione… loro.

Che poi c’è da capirli: il parcheggio regolamentare costa fatica, devi fare manovra, “che poi finisce che arriva n’artro che te se mette in doppia. Invece voi mette che arrivi, tanto in due minuti me sbrigo, rientri e parti. Praticamente un pit-stop”. Peccato che i “due minuti” percepiti nella realtà sono molto di più. Minuti infernali per gli altri, spesso obbligati a infrazioni gravi come il salto di corsia, o rischiosi specie quando “er suvve” è parcheggiato in curva e impedisce la visuale a chi deve impegnare l’incrocio o peggio, quando “nascondono” la visuale dell'attraversamento stradale e sei il pedone sbuca all’improvviso e se non sei pronto…

Sono gli “analfabeti stradali”, variante su ruote degli analfabeti funzionali, quelli che sono incapaci “di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana”. In questo caso la lettura della segnaletica stradale in particolare quella orizzontale.

Per individuare un analfabeta stradale bisogna fare attenzione, perché il confine è sottile: l’analfabeta stradale non è quello che commette una infrazione stradale; quelle le commettiamo tutti talvolta anche più volte al giorno. La differenza è nel rapporto con l’infrazione: vi sono molti livelli di consapevolezza dietro un parcheggio sbagliato, un segnale non rispettato, una regola del codice della strada non rispettata.  Al più alto ci sono i “pienamente consapevoli”: seguono abitualmente il codice della strada, ma nelle situazioni più astruse o perché distratti o perché di fretta, o quando non sanno proprio dove mettere l’auto e sono trenta minuti che girano, commettono l’infrazione perfettamente consapevoli di commettere una infrazione e, se presi in flagrante, se ne fanno una ragione e pagano la multa. Questi automobilisti di solito prendono poche o pochissime multe.

Al secondo livello sono i “diversamente consapevoli”, con una serie di scuse che hanno fatto la fortuna di molti sceneggiatori dei cinepanettoni: “evabbene mapperò… ma n’attimo… machettefrega… maiodevodalavorare… dimmelotedoveladevodamette…ma io… manunsepovivecosì…”. Hanno cioè una interpretazione molto creativa del codice della strada che viene declinato in funzione delle loro esigenze. Di fronte all’evidenza di una infrazione hanno sempre una scusa, non è mai colpa loro e i vigili vogliono solo fare bancomat.

E poi… poi ci sono loro, gli "analfabeti stradali", quelli che la segnaletica è solo colore, “che poi spesso manco se legge…”. Vivono la strada come se fosse la prateria, seguono i segnali solo per evitare l’incidente ma per il resto più che salire in auto entrano in una bolla spaziotemporale. Gli altri non esistono, e se proprio ci debbo convivere le mie esigenze vengono prima del codice. E se glielo fai notare non ti capiscono, sei un rompiscatole, non si sentono in colpa, sentono il sopruso. E qualcuno reagisce con violenza, per fortuna verbale… "non ti ascolto, che c… voi", "emohairottoerc…", "sintestabbenecambiacittà", "aringraziacheseinveccchio".

Il risultato? Parcheggiano in doppia o sulle strisce pedonali, o in curva, o alle fermate dei bus, incuranti degli effetti che scateneranno, accelerano invece di rallentare agli attraversamenti pedonali per evitare di doversi fermare, oppure inchiodano quando non riescono nell’intento. Scorazzano amabilmente sui marciapiedi per parcheggiare lo scooterone senza preoccuparsi di eventuali pedoni. Il tutto talvolta con il cellulare in mano o dentro il casco se sullo scooter perché “l’auricolare è scomodo e il filo se’mpiccia sempre”. Vivono nella loro bolla, tutto il resto non conta. E il vigile ovviamente è il nemico, punto.

E allora proviamo a studiare il fenomeno, iniziando oggi con questa piccola chicca: l’auto non solo è parcheggiata sulle strisce pedonali, ma è anche in mezzo alla strada e in prossimità di una curva, rendendo difficile la viabilità a tutte le auto e impossibile ai mezzi più grossi. “Vabbè, ma è sera, chi voi che passa…”.

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