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Tragedia del mare: cosa è successo oltre lo steccato di Cutro?

Ci ha insegnato qualcosa la tragedia del mare di Cutro? Di fronte al susseguirsi di inchieste e accuse sarebbe opportuno il pudore di tacere

Naufragio di Cutro

Davanti alla catastrofe umanitaria sui gelidi mari neri della Calabria esplondono polemiche tra Prefetti, Ministri, parlamentari e pacchi di denunce di presunto omesso soccorso.

Catene di comando in mano a chi? Cosa e’ successo al largo dello Steccato di Cutro?

In attesa di nuove, ennesime inchieste, che arriveranno a commissioni e forse mai a condanne, siamo quasi giunti a incolpare una madre che si imbarca col proprio figlio verso il viaggio della speranza, per scappare dalla fame, dalle rovine di un terremoto o dalla paura di essere torturati, stuprati o avvelenati. E’ come criticare chi si lancia nel vuoto, da un grattacielo in preda alle fiamme, senza paracadute, perché andrebbe incontro alla morte.

Davanti a onde alte tre metri che scherzano su e giu’ con la morte o nel fuoco che gia’ ti squaglia la pelle: ti si strozza il grido in gola.

Ma è possibile che siamo cresciuti così poveri d’animo, così egoisti, senza un briciolo di cuore: davanti al cadavere di un povero neonato già nato migrante, dovremmo almeno avere il pudore di tacere, rispettare il dolore col silenzio. E poi agire per evitare altre tragedie.

Nulla possono i blocchi navali davanti al terrore di chi parte, come il prezzo impossibile della tratta.

Ma non sono turisti vacanzieri questi, ma disperati, partono pagando un biglietto della lotteria quasi impossibile, lo sanno, e più partono – più rischiano di finire affogati in fondo al mare: ma certo che occorre fermare le partenze. Ma nel frattempo versiamo un po’ di pietà e di lacrime su questi corpi, non ammazziamo due volte chi affronta la morte con l’ultimo coraggio, un coraggio che la politica non sa nemmeno cosa sia.