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Tra il serio e il faceto l’insurrezione “sorridente” di Magalli

Le dichiarazioni del conduttore a proposito della sua surreale candidatura al Colle nelle Quirinarie online del Fatto

Le Quirinarie, web consultazione indetta da Il Fatto Quotidiano, sono arrivate al secondo turno. I voti complessivamente espressi sono 61,147 di cui 17,367 sono andati a Rodotà, il giurista, che si aggiudica il primo gradino del podio, seguito da Imposimato (7883) e Zagrebelsky (3988). 

In attesa di vedere come proseguiranno le Quirinarie, tra gli esclusi dal podio non possiamo non far caso ad una figura insolita. A lui, a Gian Carlo Magalli, che ha chiuso il primo turno piazzandosi all’ottavo posto con 1887 voti. Il conduttore de “I fatti vostri”, dalla gag della sua candidatura in poi, è diventato un’inarrestabile icona fantapolitica: tutti lo cercano, ammiratori/elettori, giornalisti e conduttori. Così la burla assume le dimensioni di una cosa semi-seria. “La volata ne il sondaggio de Il Fatto ha provocato moltissime reazioni” osserva Magalli, il quale confessa d’esser stato contattato da “Bruno Vespa, Tg2, Tg4, Tg5, Agorà e una quindicina di giornalisti”.

Magalli a questo punto si gasa, parla di “insurrezione sorridente”, si comincia a sentire il paladino di qualcosa che ha la velleità di andare oltre lo scherzo. La frittata è fatta. “La faccia da mettere è importante, ma quelle che contano sono le facce da togliere”, ha osservato il conduttore a proposito del futuro presidente, ringraziando “i tanti amici del web” che lo hanno scelto. Ma scelto per far cosa? Di cosa si è convinto, con la complicità dei media e di qualche abile goliarda, il buon Magalli? Forse di dover mandare un segnale alla politica italiana? Ma a tutto questo non ci aveva pensato già Beppe Grillo, quando usò la sua comicità come strumento per scardinare il sistema? E con quale risultato? Non è ben chiaro, e appare poco verosimile che la auspicata rinascenza politico-istituzionale si pretenda, ancora una volta, di farla passare dalla improvvisazione di qualcuno.

Eppure Magalli ci crede, sono qui per compiere “un gesto simbolico” dice: “La mia faccia è a disposizione di chi vuole usarla per esprimere il suo sdegno, la sua indignazione ma soprattutto la sua speranza”.

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