Prima pagina » Ambiente » Tornano i castori sul Tevere, dopo 500 anni riconquistano il fiume

Tornano i castori sul Tevere, dopo 500 anni riconquistano il fiume

Falegnami del bosco, architetti dei fiumi, ingegneri della natura, i castori sono tornati dopo una lunga caccia indiscriminata

Castoro

Falegnami del bosco, architetti dei fiumi, ingegneri della natura, i castori sono trasformatori costanti del legno e così della struttura delle campagne e della sua biodiversità. Nel creare i loro ripari anfibi svolgono un’importante azione per tutto l’ecosistema in cui abitano. Un po’ come avviene con i lombrichi: si nutrono di terra e nel far questo per sopravvivere fertilizzano il suono e rimescolano il terreno.

Il mega roditore semiacquatico è tornato nel tratto aretino del fiume Tevere, zona in cui non veniva avvistato da cinquecento anni.

Il castoro europeo torna sul Tevere, mancava da 5 secoli

La corteccia divorata dai magnifici incisivi del Castor Fiber, il roditore più grande d’Europa, è l’indizio che i naturalisti hanno rinvenuto nella provincia aretina lungo il fiume Tevere, in Valtiberina.

A darne notizia è l’Ansa, riprendendo dall’Anbi, (Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue), che dichiara: “a distanza di un anno dal primo avvistamento nell’area di Sansepolcro, arriva ora l’ulteriore conferma della stabilizzazione di nuclei dell’animale, intercettati con le fototrappole dopo avvistamenti negli anni scorsi in Friuli e Alto Adige”.

L’animaletto dai dentoni non si vedeva quindi da cinque secoli in quest’area della Toscana. Per avere un’idea: dal secolo del Rinascimento in Italia, della riforma protestante in Europa, della Controriforma che ne è conseguita. Machiavelli scriveva Il Principe mentre lui rosicchiava tronchi nel tratto del Valdarno. Fu la caccia sfrenata che ne determinò la scomparsa dalla penisola, soprattutto per ottenere il manto morbido finalizzato alle pellicce e per l’olio delle sue ghiandole, utilizzato come medicamento.

Dighe dei castori, vere opere idrauliche: la loro funzione

I simpatici colonizzatori di fiumi sono costruttori infaticabili di dighe, ma a cosa servono queste strutture?

Innanzitutto servono a proteggere da allagamenti le loro labirintiche tane, che hanno sempre almeno un ingresso subacqueo. La diga crea un ristagno che non fa entrare l’acqua nella casina di fango e arbusti. Inoltre il sistema assicura di riparare le famiglie di castori anche dai predatori come le volpi. Un meccanismo di alta complessità che costruisce veri e propri fossati, realizzati con l’acqua stagnante. Queste opere idrauliche naturali possono arrivare fino a 600 metri di lunghezza.

E visto che domani è San Valentino, come non fare un cenno anche alla loro vita riproduttiva? I castori oltre che mammiferi laboriosi sono anche monogami e le coppie durano quasi tutta la vita; possono vivere fino a vent’anni, e raggiungono la maturità sessuale a 4 anni. Anche l’accoppiamento avviene in acqua, tra gennaio e marzo. Cosicché i cuccioli possano nascere quando le temperature sono più alte. Ingranaggio geniale la natura, e così anche le costruzioni che tengono a bada le acque dolci, ma sfruttandone al contempo i vantaggi.

Convivenza “attenzionata”, le dichiarazioni del Consorzio di bonifica Valdarno

La presenza di animali come i castori “può essere gestita, solo attenzionando in modo scrupoloso il territorio – afferma Serena Stefani, presidente del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno. Per questo, attraverso sopralluoghi mirati, stiamo tenendo sotto controllo le eventuali criticità idrauliche, che possono essere amplificate dalle abitudini di vita del vorace roditore”. Così vengono “individuate le piante più pesantemente danneggiate”, da rimuovere “per evitare eventuali conseguenze sia per il regolare scorrimento delle acque, sia per l’integrità delle opere” aggiunge Enrico Righeschi, referente della Unità idrografica omogenea Valtiberina. “Altrettanto determinato è, però, il nostro impegno nel contrastare le specie invasive, che proprio in Toscana stanno registrando una preoccupante propagazione” dichiara.

E’ la pianta che è grande o il vaso che è stretto? La foresta interrompe la strada o quest’ultima invade la foresta?

La convivenza tra specie è una questione complessa che coinvolge leggi genetiche, aspetti comportamentali, influenze climatiche e condizionamenti ambientali; una lotta darwiniana ma -come sappiamo da recenti studi che si emancipano dall’esclusività di questo paradigma- anche una collaborazione fittissima, ancestrale quanto i primi unicellulari sul pianeta. Una ricerca di equilibrio molto più atavica di questi cinquecento anni.