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Tor bella Monaca: lo Stato vuole riqualificare il quartiere

E’ un piano che punta al recupero del patrimonio di edilizia residenziale pubblica e di illuminazione stradale dell’intero complesso residenziale di via Santa Rita da Cascia

Case popolari di Tor Bella Monaca a Roma

Case popolari di Tor Bella Monaca a Roma

Un’area ancora in gran parte in mano alle bande criminali, che usano lo spaccio per procurarsi i capitali con cui intervenire nella legalità.  La risposta delle istituzioni per ridare dignità al quartiere e la nascita di una iniziativa teatrale con e per le donne.

Tor Bella Monaca è un quartiere di Roma Capitale, che sorge sul lato nord della Casilina all’esterno del Grande Raccordo Anulare, in un’area di colline e pianure, attraversata dal “Fosso (o marrana) di Tor bella Monaca”. L’immagine della zona è rappresentata dalla chiesa Santa Maria Madre del Redentore, per il suo design inusuale, voluto dagli architetti Pierluigi Spadolini e Riccardo Morandi nel 1985, quando venne costruita. Le pareti laterali si innalzano per formare un arco concavo e una curva ripida a sostituire il campanile.

Un quartiere dominato da una chiesa con un design avveniristico ma che vive nel degrado e nella morsa della criminalità

La torre che si sviluppa dal tetto della chiesa avrebbe dovuto includere delle campane ma non è così. Questa gettata di cemento armato si eleva sui palazzi e connota il panorama circostante di Torre Angela e Tor Bella Monaca, che tuttavia sono più famose per essere una delle cosiddette piazze chiuse. Ovvero luogo in cui la criminalità organizzata opera con un elevato sistema di protezione, dovuto ad una modalità di sicurezza che salvaguarda i boss e la manovalanza del crimine.

Questo sistema funziona attraverso vedette e sentinelle che avvisano per tempo dell’arrivo della Polizia nel quartiere. A Tor Bella Monaca fanno capo gli affiliati di organizzazioni criminali dediti per lo più allo spaccio di cocaina e altre droghe, forti dell’omertà dei residenti che, per paura o per sottomissione, si adeguano alle direttive del più forte e qui, il più forte, non è lo Stato di diritto.

Famiglie dedite allo spaccio e altre attività delinquenziali tengono in scacco la popolazione delle aree circostanti

La presenza criminale è particolarmente sentita a Tor Bella Monaca, dove vige una pacificazione momentanea fra fazioni criminali, come per il clan Cordaro-Sparapano, i Moccia e la famiglia Bevilacqua, tutte attive nella zona. Qui intervengono sulle 13 piazze chiuse: San Basilio, Acilia, Ponte di Nona, Tufello, Giardinetti-Borgesiana, Montespaccato, Borghesiana, Romanina, Torre Nova, Quartaccio, Bastogi, Nuova Ostia e Boccea.

Una vera industria della distribuzione e dello spaccio, che mira a massimizzare i profitti, assicurando alla popolazione affiliata, protezione, stipendi e anche assistenza legale alle famiglie dei membri finiti in carcere. Questa sorta di protezione è quella che garantisce alle bande criminali l’omertà e la copertura necessaria tra le persone delle aree interessate, per poter reggere alla repressione delle Forze di Polizia.

Autorità dello Stato e del Comune sono decise a lanciare un progetto per riqualificare il quartiere e liberarlo dalle attività fuorilegge

È notizia di ieri, 3 aprile, che le istituzioni abbiano deciso di intervenire per riqualificare Tor Bella Monaca, troppe volte passata agli onori della cronaca per degrado e criminalità. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il ministro dello Sport Andrea Abodi, il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri hanno firmato al Viminale un protocollo di intesa per un progetto pilota.

Un piano che punta al recupero del patrimonio di edilizia residenziale pubblica e di illuminazione stradale dell’intero complesso residenziale di via Santa Rita da Cascia, mediante l’installazione di un impianto di videosorveglianza, l’introduzione di un servizio di guardiania e sicurezza e di un servizio di portierato, la ristrutturazione degli alloggi da assegnare ai portieri e alle Forze dell’ordine, la realizzazione di un playground sportivo polifunzionale e il recupero dei seminterrati. Il protocollo ha durata triennale e viene costituito presso il Viminale un gruppo di lavoro che entro due mesi troverà le migliori modalità per attuarlo.

La criminalità non è un corpo separato dagli altri ma è in collusione con apparati della politica, dell’economia e della finanza

Tutto quello che si fa per restituire i quartieri più degradati alla dignità dei cittadini che vi abitano è meritorio. Ciò non toglie che la criminalità organizzata non è un corpo a sé stante, né a Roma né altrove. È come un tarlo che penetra nelle strutture della società ed entra in contatto e in collusione col mondo della politica, dell’economia e della finanza, opera nello spaccio delle droghe, da dove prende il capitale con cui finanzia iniziative nel mondo delle proprietà immobiliari, della ristorazione, della distribuzione agro alimentare e con cui esercita l’usura, l’estorsione e ogni tipo di pressione sugli aspetti legali della società.

Combatterla quindi è molto complesso e certamente si deve iniziare dove il degrado marca un segno di emarginazione della popolazione. Chi si sente abbandonato dallo Stato fatalmente cade nelle braccia dei criminali. Perché lo Stato sia presente però non è sufficiente porre l’illuminazione e ripulire un’area degradata. Occorre dare alternative legali a chi non ha un lavoro, occorre dare insegnamento a chi non va a scuola, occorre dare sicurezza sanitaria a chi è costretto ad aspettare dei mesi per una visita o per un’analisi medica.

Insomma occorre uno stato che funzioni in ogni suo apparato, non solo quello repressivo o di facciata. Occorre dare fiducia nel domani a chi non l’ha più.

Anche un teatro partecipato può servire a ridare fiducia ai cittadini

La violenza di una realtà degradata si fa sentire soprattutto sul trattamento che subiscono le donne, vittime di violenze in famiglia e non solo, vittime di emarginazione, di ogni tipo di difficoltà ad affermare sé stesse nel lavoro e nell’indipendenza.  Una delle iniziative più meritevoli che sono state prese di recente a Tor Bella Monaca è quella del teatro, come salvezza e cura chiamato La casa di ciascuna. Il progetto è stato presentato ufficialmente alla Camera dei Deputati.

La Casa di ciascuna è frutto di una collaborazione tra il Comune, il Municipio VI, il teatro di Tor Bella Monaca, il policlinico Tor Vergata e l’associazione Differenza Donna. Lo scopo è quello di sanare le ferite delle donne vittime di forme di violenza, malattie e discriminazioni tramite la partecipazione ad un percorso teatrale, diretto da Caterina Vertova, attrice del piccolo schermo, nota per aver recitato in fiction di successo.

Il teatro ha una funzione di cura – ha detto la Vertova – è un terreno dove ci possiamo permettere di lavorare su quello che siamo intimamente, come persone, senza costruire niente sopra. Partiamo da quello che ci fa essere umani. Il progetto è rivolto a tutte le donne considerate fragili, come possono essere le vittime di violenza, o donne loro malgrado protagoniste di un percorso di cura oncologica. Donne definite fragili le quali, proprio in funzione della condizione di fragilità, hanno una consapevolezza che le rende potenti“.

La storia di Marta che grazie al teatro ha affrontato una brutta malattia

Tra le partecipanti al laboratorio c’è Marta, che è intervenuta alla presentazione: “Qualche tempo fa ho avuto una bruttissima diagnosi, la mia vita è scomparsa in un istante. Poi gli oncologi mi hanno proposto di partecipare al progetto ‘La casa di ciascuna’, che non conoscevo. Mi è stato detto: devi trasformare la sofferenza in arte. E così sono salita sul palco non sapendo neanche quanto tempo ancora avrei avuto da vivere. Proprio ieri, invece, ho avuto i risultati della prima Pet e la malattia è in regressione. Sono più che certa che senza la vicinanza delle altre donne che partecipano al progetto, non avrei avuto questo risultato”.