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Tassa di soggiorno per alberghi a 5 stelle, polemica anche nel PD

Gli albergatori protestano contro la decisione di Marino di aumentare ulteriormente la tassazione

Infuriano le proteste degli albergatori dopo la decisione dell’amministrazione di imporre un'ulteriore "tassa di soggiorno" per gli alberghi a 5 stelle. La tassazione di 10 euro aggiuntivi, prevista per i primi 10 giorni di permanenza dei clienti, ha suscitato le reazioni degli operatori nel settore e persino di alcuni esponenti del Partito Democratico, tra cui alcuni consiglieri capitolini.

“Ritengo sbagliata la scelta di aumentare ulteriormente la cosiddetta tassa di soggiorno per gli ospiti degli hotel a 5 stelle” – ha infatti dichiarato la consigliera e vicecapogruppo PD in Campidoglio Giulia Tempesta, per la quale – “Le stesse risorse potrebbero essere reperite attraverso una lotta più energica all'evasione e al sommerso”. Secondo una stima di Federalberghi, infatti, “sarebbero più di 35 milioni di euro i proventi che potrebbero essere recuperati dalle strutture ricettive abusive – ha aggiunto Tempesta – Soltanto riscattando il 15% delle somme evase, potremmo coprire lo stesso fabbisogno preventivato”.

La pensa ugualmente Valentina Grippo, presidente della commissione Moda, Turismo e Relazioni Internazionali di Roma Capitale, che dice “no ai nuovi aumenti sul contributo di soggiorno”. Anche per la Grippo “potremmo ottenere le stesse risorse dagli incassi provenienti dalla lotta all'evasione e al sommerso. Si tratterebbe di vessare gli hotel 5 stelle piuttosto che incentivare l'apertura di strutture ricettive di lusso”. Annuncia battaglia la Grippo, che intende “chiedere le ragioni di questa proposta di nuovo aumento della tassa, che arriva dopo soli 4 mesi dall'ultimo aumento e che porterebbe gli hotel a 5 stelle a richiedere agli ospiti che vi soggiornano, 10 euro al giorno”. “Voglio far notare – ha concluso – come nelle principali capitali europee, Londra e Madrid ad esempio, non vi sia l'applicazione di una tassa di soggiorno e come a Parigi venga richiesto al massimo 1,50 euro in un 5 stelle”.

Ma a opporsi fermamente a questa tassazione è il presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli, che ha ribadito: “L'ulteriore aumento della tassa di soggiorno a distanza di 4 mesi dal raddoppio è completamente antieconomico", oltre che un aumento "solo ideologico".

Oltretutto, Roscioli fa notare che “abbiamo avuto da subito segnali di richiesta degli alberghi di declassarsi da 5 a 4 stelle e questo farebbe vanificare qualunque tipo di effetto economico”. Invece, “un recupero economico, probabilmente anche molto più sostanzioso dei 5 milioni di euro previsti con l'aumento, si può ottenere con un controllo più serrato sull'abusivismo”. A dimostrazione di quanto detto, secondo Roscioli, la circostanza che "facendo un controllo su internet risulta infatti che ci sono oltre 4mila hotel su Roma, mentre il Comune ha emesso autorizzazioni solo per 1.050 alberghi. Il che significa che c'è molto da fare in questo senso. Noi abbiamo anche realizzato un software che possa gestire la differenza tra coloro che sono presenti sul web e coloro che hanno l'autorizzazione". Nonostante tale software sia stato fornito dalla Federalberghi a Roma Capitale, dichiara sempre Roscioli: "A oggi non ci risulta alcun accesso".

Ma Federalberghi non si oppone soltanto alla proposta di aumentare ulteriormente la tassa di soggiorno per gli alberghi a 5 stelle. Sono diverse, infatti, le proposte che arrivano dall’associazione. “Per quanto riguarda gli hotel che sorgono in zone periferiche – ha aggiunto Roscioli – pensiamo che il recupero del sommerso possa valere anche per un abbassamento del contributo per queste strutture, dove l'incidenza della tassa di soggiorno arriva quasi al 40% del prezzo pagato”. Non solo. “Da una prima analisi di questa prima stagione invernale, quindi di bassa stagione, dopo l'aumento effettuato abbiamo visto che i flussi lì sono in calo. I turisti si dirigono verso le strutture dei comuni limitrofi, dove non c’è la tassa di soggiorno o è sensibilmente più bassa”.

“Bisognerebbe abbassarla del 50% alle strutture fuori dal Raccordo” – è quindi la proposta – “Altrimenti si creerà una richiesta di stagionalizzazione di quelle strutture e minori introiti per il Comune. Dunque, la tassa di soggiorno deve essere rivista non con un innalzamento, ma con una perequazione diversa e un incentivo a chi vuole venire a visitare la Città eterna” – ha precisato all’agenzia DIRE il presidente Roscioli.

Federalberghi, inoltre, vorrebbe portare all’interno delle strutture alberghiere i PIT, ovvero i Punti di informazione turistica. “Oggi sono un costo abbastanza importante per il Comune. Pensiamo invece che quel servizio possa essere fatto all'interno degli alberghi, dove i turisti già chiedono informazioni, oppure facendo un bando per farli gestire ai privati che possono offrire merchandising e dare informazione, fornendo anche delle royalties al Comune di Roma, dunque un guadagno” – ha concluso Roscioli.

Di delibera “totalmente miope e senza alcuna visione per il settore e fatta esclusivamente per fare cassa dopo il raddoppio che c'era stato sul bilancio previsionale sul 2014” parla anche Marcello De Vito, capogruppo M5S in Campidoglio. Con questa delibera, secondo De Vito, “si va a mettere un ulteriore balzello che non fa altro che penalizzare un settore, con il rischio di declassamento per molti degli alberghi 5 stelle che sono quelli colpiti, generando anche una perdita dei posti di lavoro”. Dal M5S, quindi, la proposta di “un emendamento abrogativo di questa misura”.

Proprio De Vito ha incontrato Roscioli per un confronto sulla questione dell'aumento della tassa di soggiorno deciso dall'amministrazione per le strutture a 5 stelle. “Sempre con gli emendamenti bisogna lavorare sul 10% degli introiti della tassa che deve essere reimpiegato per finalità turistiche – ha spiegato il consigliere e capogruppo M5S in Campidoglio all’agenzia DIRE – Così come è scritto nella delibera è' tutto e nulla e si rischia che questi soldi vadano a finire nel solito calderone del Comune di Roma. Invece bisogna utilizzarli soprattutto per introdurre delle misure contro l'evasione, perché gli alberghi che non pagano la tassa di soggiorno rischiano di essere circa il 75-80%. Quindi, questo 10% deve essere reimpiegato in particolare per lo sviluppo del software necessario a eludere l'evasione”.

Anche per De Vito, inoltre, è necessario affrontare la questione dal punto di vista della territorialità, e andare a ridurre quindi “la tassa di soggiorno per quegli alberghi che operano vicino a Comuni limitrofi. E poi bisogna lavorare sul decoro della città e sulla sicurezza delle sue stazioni metro”.

“Quindi – ha annunciato – proporremo una serie di emendamenti e ordini del giorno per definire meglio l'uso di questo 10% in ambito turistico”.

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