Svelato il mistero del “ministero allargato” tra Benedetto XVI e Bergoglio
In poche vignette spiegheremo davvero il mistero del “ministero allargato” di cui parlò Mons. Gaenswein nel 2016, in modo che davvero tutti possano capire

Il mistero del “ministero allargato” tra Benedetto XVI e Bergoglio
Non fatevi ingannare dal palleggio ipnotico fra munus e ministerium. La lettera di Benedetto XVI esibita recentemente da Mons. Bux ha sortito tre effetti che i promotori dell’operazione non avrebbero mai voluto: 1) ha dato ragione alla questione sede impedita 2) ha contribuito a riaprire il dibattito sulle dimissioni di Ratzinger 3) ha fatto contraddire fra loro i nemici di Benedetto XVI.
Infatti, è subito tornata a galla la ridda di teorie contraddittorie sulla questione munus-ministerium, una specie di palleggio ipnotico con cui tradizionalisti e bergogliani cercano di gabbare, da anni, il popolo cattolico dando a intendere che Francesco fosse il vero papa e Ratzinger fosse abdicatario e/o eretico e modernista.
In queste poche vignette spiegheremo davvero “coi pupazzetti” il mistero del “ministero allargato” di cui parlò Mons. Gaenswein nel 2016, in modo che davvero tutti possano capire.
Premessa.
Il papa in condizioni normali ha sia il munus, il titolo di papa fornito da Dio, che il ministerium, l’esercizio del potere che il titolo conferisce. Stessa differenza che passa fra la patente di guida e il poter guidare la macchina.

Ora: cosa è successo con le presunte dimissioni di Benedetto XVI nel febbraio 2013, con cui Benedetto dichiara di rinunciare al ministerium, ma non al munus? Un problema: il can.332.2, quello deputato all’abdcazione del papa, impone la sua rinuncia al munus e non al ministerium.
Teoria 1:

Secondo i sostenitori della teoria del “doppio papato modernista”, Benedetto XVI avrebbe mantenuto il munus rinunciando al solo ministerium. Quindi avremmo avuto due veri papi, Bergoglio e Ratzinger, tutti e due col munus, solo Bergoglio anche col ministerium.
Ciò è impossibile perché, come ci ricorda il canone 331: “Il Vescovo della Chiesa di Roma, in cui permane l’ufficio concesso dal Signore singolarmente a Pietro…”.
Il munus petrino può essere solo singolo e non condiviso. Non ci possono essere due papi contemporaneamente entrambi col munus. Quindi, il doppio papato modernista è inesistente, è contro il diritto canonico e delle dimissioni di Benedetto XVI in tal senso sarebbero nulle e invalide.

Teoria 2.
Poi c’è Viganò, con la teoria del papato scomposto: Benedetto avrebbe trattenuto il munus, per mantenere prestigio e una forma di controllo, mentre Bergoglio avrebbe ricevuto solo il ministerium. Ora, senza munus Bergoglio non avrebbe mai potuto essere papa, perché il munus petrino è il titolo che qualifica il papa, tanto che per abdicare, secondo il can. 332.2 il papa deve rinunciare proprio al munus. Ricorda inoltre la Universi Dominici Gregis di papa Wojtyla: “…chiunque di noi, per divina disposizione, sia eletto Romano Pontefice, si impegnerà a svolgere fedelmente il munus Petrinum…”.(Art. 53). Senza munus non si è papi.
Teoria 3.

Poi ci sono i legittimisti-una cum alla Mons. Bux, secondo i quali è tutto a posto. Benedetto XVI avrebbe rinunciato a tutto: lasciando il ministerium avrebbe rinunciato anche al munus, ma lo stesso Ratzinger rispondendogli nella lettera gli ricordava che ciò andrebbe contro il diritto canonico: “Dire che ho lasciato solo il ministerium e non anche il munus va contro il diritto canonico”.
Infatti, solo se si rinuncia al munus, allora decade anche il ministerium, ma non viceversa. Così, se una persona rinuncia a guidare la macchina, non per questo perde la patente. Ma se restituisse formalmente la patente al Ministero dei Trasporti, decadrebbe anche la sua facoltà di guidare la macchina.
La realtà.

Ecco che solo l’ultimo scenario, la sede impedita di cui parliamo da anni, censurati da tutti, trova perfetta coerenza.
Benedetto XVI ha mantenuto il munus e ha perso sì il ministerium, ma forzatamente, in seguito a un colpo di stato, a un conclave convocato mentre lui non era abdicatario al munus petrino, come richiesto dal can. 332.2. Ratzinger entra in sede impedita, l’unico caso in cui il papa perde il ministerium pratico e trattiene il munus.
Bergoglio aveva il ministerium, ma abusivamente, come antipapa usurpatore. Così si spiega quel ministero allargato di cui parlava mons. Gaenswein il quale affermava che c’era un solo papa legittimo, ma due successori di San Pietro viventi e che si era creato de facto un ministero allargato con un membro attivo e un membro contemplativo.
Così abbiamo la perfetta dicotomia:
- successore di San Pietro legittimo -> membro contemplativo –> papa impedito (che soffre e prega, ma non governa) = Benedetto XVI.
- Successore di San Pietro illegittimo –> membro attivo –> antipapa regnante=Bergoglio.
Il ministero allargato non è che una combo fra papa impedito e antipapa usurpatore.
Come avviene questa forzata rinuncia al ministerium? Considerando l’hora vigesima di cui si parla nella Declaratio come orario in cui sarebbe entrata in vigore la rinuncia al ministerium. L’hora vigesima però non coincide con le ore 20.00 del 28 febbraio, come nel nostro orario internazionale, ma, secondo l’orario romano-italico, quello tradizionale pontificio, coincide con l’ora compresa fra le 13.00 e le 14.00 del 1° marzo.
Questo è l’elemento chiave, il perno che rende tutto perfettamente coerente sul piano canonico: infatti, il bollettino della Santa Sede viene emesso sempre fra le 12.00 e le 13.00, mai oltre le 13.00. In quel venerdi 1° marzo, alle 12.20 circa, venne emesso il bollettino che convocava il conclave, abusivo perché convocato a papa non abdicatario al munus.
Si verifica un colpo di stato, e l’hora successiva al bollettino, quella fra le 13.00 e le 14.00 è quindi la prima ora completa in cui Benedetto XVI, detronizzato dalla convocazione del conclave abusivo, ha perso il ministerium.
La rinuncia al ministerium è divenuta quindi valida, effettiva, a causa di una violenza subita, di un’usurpazione. Lo scisma è conclamato, nient’affatto strisciante e Benedetto XVI rimane l’unico vero papa, ma impedito. Bergoglio conquista il potere, ma illegittimamente, diventando antipapa e condannando alla nullità tutti i suoi 12 anni di governo.

Uno straordinario piano di difesa della Chiesa voluto da Benedetto XVI che ha consentito alla massoneria ecclesiastica di manifestarsi nelle sue intenzioni occupando per un certo periodo il governo.
La zizzania è giunta a maturazione ed è ora di gettarla nel fuoco. Tutto quello che ha detto o fatto Bergoglio non è mai esistito perché non è mai esistito un “papa Francesco”.