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Studenti e dress code, le regole di abbigliamento servono davvero?

Sempre più scuole adottano circolari che impongono dress code agli studenti, via le unghie finte e gli orecchini. Non stiamo esagerando?

Studentessa con piercing e tatuaggi

Niente piercing, jeans strappati, pantaloncini, male anche i bermuda per i maschi. No a sandali o ciabatte. Vietato indossare gonne sopra al ginocchio o canottiere. Severamente sconsigliato indossare top che lascino scoperte spalle o pancia. Non si deve vedere nemmeno troppo la scollatura. Via i piercing, meglio non avere capelli eccessivamente colorati, non indossare unghie finte o troppo lunghe. I tatuaggi sono comunque meglio se in zone coperte.

Se vi sembra l’elenco delle opportune condotte da adottare per entrare in un luogo sacro siete fuori strada. Sono alcune delle regole che gli istituti scolastici italiani adottano per i loro studenti. Parliamo di quasi il 62% della popolazione scolastica.

Si perché sempre più istituti adottano un cosiddetto “dress code” che gli studenti devono rispettare. Ma la scuola può davvero imporre regole di abbigliamento?

Studenti e dress code: esiste un regolamento?

La risposta è controversa, se da un lato non esiste un regolamento Statale per l’abbigliamento scolastico, dall’altra nessuna regola vieta alle dirigenze scolastiche di adottare attraverso circolari interne, una normativa sull’abbigliamento fatta di consigli o veri e propri divieti.

In molti casi contravvenire alle circolari scolastiche innesca un calo generale del rendimento se non un richiamo ufficiale del Preside o in casi di recidiva, anche la sospensione. Non proprio un tempio dell’accoglienza quello che stiamo preparando per i nostri giovani.

Eh si perché da un lato continuiamo a dire ai ragazzi di essere loro stessi, non uniformarsi, di esprimere la loro personalità. Dall’altro chiediamo loro di andare a scuola “travestendosi” da quello che noi adulti vorremmo fossero i ragazzi. Una contraddizione no? Ora, è evidente che ciascuno di noi vorrebbe vedere il proprio figlio felice, pulito e che rispecchi l’immagine del ragazzo per bene che tanto piace alla nostra generazione. Ma guardiamo là fuori, i ragazzi sono diversi da come siamo stati noi. Sono figli del loro tempo ed è sacrosanto che sia così.

Sii te stesso ma solo fuori dalla scuola

Davvero non possiamo accettare che un adolescente vada a scuola vestito come vuole, con i piercing che noi adulti gli abbiamo autorizzato a fare, con le unghie che paghiamo noi alla loro estetista?

Che messaggio diamo? Sii te stesso ma solo fuori dalla scuola? Che l’abbigliamento qualifica una persona? Siamo sicuri che tutte queste regole non siano controproducenti?

E allora a scuola andiamoci come straccioni no? No.

È proprio questo il punto. Insegnare e trasmettere il buon senso e la percezione che non sia un modo adeguato quello di andare a scuola in costume o ciabatte e che principalmente dobbiamo rispettare anche la sensibilità di chi ci sta intorno che potrebbe non voler vedere ogni anfratto della nostra “personalità” è compito di noi adulti.

Questo non significa che possiamo accettare qualsiasi modo di andare a scuola, significa che non ha senso continuare a imporre un modello che non appartiene ai ragazzi e che non porta a nessun valore aggiunto per lo scopo della scuola.

Perché, ricordiamocelo, lo scopo della scuola è quello di formare degli adulti consapevoli che domani guideranno la nostra società, pagheranno le nostre pensioni e si spera si prenderanno cura di noi. È un compito tanto importante quanto delicato che non va ridotto al come ci si veste quando si va a scuola.

Quindi, si ragazzi vestitevi come volete. Ma andate a scuola con interesse, siate curiosi e impegnatevi per il futuro perché è vostro e in quel futuro sarete voi a decidere se avere un insegnante con gli orecchini, i jeans strappati e le unghie finte sia o meno un fattore importante per l’accrescimento culturale della società che lascerete ai vostri figli.