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Sinner è il campione che non meritiamo, ma di cui abbiamo bisogno

L’Italia perdona tutto, tranne il successo: e quindi, anziché gioire dei trionfi del suo “cavaliere rosso” (l’ultimo alle ATP Finals), gli rinfaccia ciò che non rimprovera, ad esempio, al numero due azzurro Musetti

Jannik Sinner vince le ATP Finals 2025

Jannik Sinner vince le ATP Finals 2025 (immagine dall’account X - ex Twitter - di Jannik Sinner HQ)

Parafrasando una celebre frase de Il cavaliere oscuro, Jannik Sinner è il campione che non meritiamo, ma di cui abbiamo bisogno. Qualunque Paese, infatti, sarebbe orgoglioso di un fuoriclasse capace di riscrivere la storia del tennis (mondiale, non – solo – indigeno). Da noi, invece, il Maestro di San Candido è oggetto di polemiche pretestuose che superano di slancio il limite del ridicolo.

Jannik Sinner vince le ATP Finals 2025
Jannik Sinner vince le ATP Finals 2025 (immagine dall’account X – ex Twitter – di Jannik Sinner HQ)

Sinner über alles

Cominciamo dalla fine, dal secondo trionfo sabaudo di fila alle ATP Finals senza perdere un set, impresa che finora, ricorda SuperTennis, era riuscita solo a Ivan Lendl. Già con l’approdo in finale, intanto, il “cavaliere rosso” aveva eguagliato Roger Federer e Novak Djokovic, avendo anche raggiunto l’ultimo atto in tutti i Major dell’anno. Con la “torta” del primo successo tricolore di sempre a Wimbledon e la ciliegina del bis all’Australian Open.

Jannik Sinner vince Wimbledon 2025
Jannik Sinner vince Wimbledon 2025 (immagine dall’account X – ex Twitter – di Primaonline.it)

Statistiche che certificano una stagione da incorniciare, anche perché segnata dai tre mesi di vergognosa squalifica per il cas(in)o Clostebol. Poi, naturalmente, le cifre contano fino a un certo punto, soprattutto se sono quelle della classifica ATP che relegano il fenomeno altoatesino in seconda posizione nel ranking. E che si basano su un algoritmo senza senso che già in tempi non sospetti Adriano Panatta esortava a non tenere in considerazione.

Adriano Panatta
Adriano Panatta (immagine dalla sua pagina Facebook)

Sinner über alles, insomma, e forse proprio per questo è finito del mirino dei leoni da tastiera (alcuni pure illustri). Che lo accusano di essere “troppo tedesco” (qualunque cosa significhi), di avere la residenza a Montecarlo, nonché di non aver risposto alla convocazione azzurra a Bologna. Per quanto la «vera Coppa Davis», come da stoccata della stessa Volpe rossa, non esista più dal 2019, sciaguratamente distrutta dall’ex calciatore Gerard Piqué.

Gerard Piqué
Gerard Piqué (immagine dalla sua pagina Facebook)

Il campione che non meritiamo, ma di cui abbiamo bisogno

Sia come sia, i medesimi addebiti (a parte quello “etnico”) potrebbero essere mossi, come riporta l’Adnkronos, pure al numero due del Belpaese Lorenzo Musetti. A cui invece non si rimprovera nulla, né il forfait felsineo né il domicilio monegasco. Che comunque si ha l’impressione venga disprezzato per lo più da chi non lo può comprare.

Lorenzo Musetti
Lorenzo Musetti (immagine dalla sua pagina Facebook)

Massimo Gramellini ha ipotizzato sul Corsera che la disparità di trattamento sia legata all’origine. Nel senso che, a differenza del carrarino, un connazionale «di confine o di seconda generazione» deve continuamente dare prova della sua italianità. Certo, un mese fa il giornalista figurava tra quanti rinfacciavano al nostro serial Sinner la rinuncia alla Nazionale: lieti che si sia convertito sulla via di Torino.

Massimo Gramellini, Sinner
Massimo Gramellini (immagine dalla sua pagina Facebook)

La spiegazione, comunque, è molto più semplice, e sta tutta in un celebre aforisma dell’altrettanto immenso Enzo Ferrari. «Gli Italiani perdonano tutto: ladri, delinquenti, assassini. L’unica cosa che non perdonano è il successo».