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Se Ignazio Marino scivola anche sui fatti di Tor Sapienza…

Tor Sapienza diventa un caso. Ed è subito caccia all’infiltrato estremista

Il modo migliore per non affrontare e tentare di risolvere i problemi, è archiviarli catalogandoli sotto la voce sbagliata. Un po’ come dire i permessi ZTL li ha fatti sparire un ‘hacker’. E lo sa bene il primo cittadino, che dopo la brutta figura delle multe non pagate, oggi inciampa sul caso Tor Sapienza.

“Ho chiamato il questore D’Angelo per esprimere vicinanza e piena solidarietà agli agenti feriti questa notte da un gruppo di veri e propri criminali. Questa amministrazione non accetta che a Roma l’incolumità dei cittadini venga messa a repentaglio da un manipolo di estremisti violenti, che sfogano il proprio fanatismo lanciando blocchetti di marmo, pietre e bottiglie. Questi gesti, inaccettabili, rischiano di mettere in ombra il disagio reale e le paure dei cittadini onesti che invece hanno il diritto sacrosanto di essere ascoltati, come sto già facendo in queste ore insieme al vicesindaco Luigi Nieri” – fa sapere Ignazio Marino.

E l’allarme si fa più alto. “Dal Questore ho ottenuto l’assicurazione che il territorio interessato sarà presidiato centimetro per centimetro, per impedire altre violenze” – continua Marino che quindi punta il dito contro un gruppo di violenti estremisti, perché, a detta sua, “Roma rifiuta l’ignobile caccia all’immigrato”.

I fatti di Tor Sapienza, semmai, più che l’esistenza di un gruppo di facinorosi e violenti estremisti, svela l’esistenza di una frangia di cittadini sempre più esasperati che da tempo cercano il confronto con le istituzioni le quali, però – lo confermano le parole di Marino – solo dopo i gesti eclatanti ascoltano, o provano a farlo, i cittadini. Anche i fatti di Corcolle vennero archiviati, con molta faciloneria, sotto la voce: ‘estremisti che giocano al gatto e al topo’. E il risultato è che, ad oggi, della periferia di Corcolle già non ne parla più nessuno. Eppure i mezzi continuano a essere insicuri, e il pericolo di nuove aggressioni non è messo a tacere.

Tor Sapienza finirà così, si daranno le colpe ai soliti colpevoli estremisti, quelli col fumo negli occhi, tutto cadrà nel dimenticatoio e i cittadini delle periferie torneranno a vivere infelici e scontenti. Gli scontri ci sono stati, è vero. Ma apostrofarli con frasi da salotto vuol dire continuare ad ignorare il problema, non analizzarlo, non capirlo. Le cronache dei maggiori quotidiani e le immagini di chi era sul posto raccontano di cassonetti incendiati e bombe carta lanciate. Ma c’è un video e un lacrimogeno sparato dagli agenti ad altezza uomo ignorato dai più. 

E se persino Gianluca Peciola, capogruppo SEL in Campidoglio, sul suo profilo Facebook scrive: “Di ritorno dal centro di accoglienza di Tor Sapienza. Sarebbe rassicurante parlare dell’azione di gruppi estremisti. Qui i cittadini vogliono più attenzione, servizi. Qui la crisi morde nel profondo e al disagio viene sommato il disagio. Catapultare un centro di accoglienza senza servizi di mediazione è un errore”, allora vuol dire che qualche errore è stato fatto.

“Ho portato la solidarietà agli operatori e ai ragazzi del centro, ma ho parlato anche con alcuni cittadini del quartiere – scrive ancora Peciola – Rabbia per il degrado e l’incuria. Una signora inveiva contro i ‘negri’, la maggioranza chiede interventi di cura del territorio. E poi la paura per i propri cari e per se stessi ‘perché la sera girano e danno fastidio’. Sicuramente ci sono strumentalizzazioni della destra, ma tra le persone con cui ho parlato non c’è razzismo. Non ci sono risposte facili, almeno io non ne trovo. Certo bisogna riorentare la bussola del Governo locale e nazionale verso la periferia. Roma da sola non ce la può fare”.

Secondo alcune testimonianze raccolte dall’agenzia DIRE, a dare il via alle proteste nella tarda serata di ieri, alcuni ragazzi. Dopo il loro intervento, alcuni abitanti sono nuovamente tornati in piazza. A quel punto, si sarebbe registrata la carica della Polizia per disperdere i manifestanti. Secondo una nota della Questura ieri sera, verso le 22 circa, le due pattuglie che vigilavano il centro di prima accoglienza in via Giorgio Morandi sono state raggiunte da una 70 di persone, alcune a volto coperto. A quel punto, sarebbe iniziato un fitto lancio di oggetti contundenti e bombe carta. Alcuni cassonetti sarebbero stati posti al centro della carreggiata per impedire l’intervento di ulteriori rinforzi, che nel frattempo erano stati richiesti alla sala operativa.  

La protesta si sarebbe fatta più forte, e secondo la Questura, a quel punto, per disperdere i manifestanti è stato necessario il ricorso a gas lacrimogeni. Il bilancio della Questura conterebbe 14 agenti feriti. 

A chi però si disperde in ipotesi – versione ufficiale di molti media nazionali è quella che vede gli estremisti di estrema destra al centro degli scontri – risponde Tommaso Ippoliti, presidente del comitato Tor Sapienza: “Fino alle 20 la situazione era tranquilla, è nella notte che sono avvenuti gli scontri, ma non si tratta di un’azione politica. La politica non c’entra niente, come non c’entra niente il razzismo. Sono solo cittadini esasperati, cittadini che andranno avanti nella loro protesta perché le istituzioni non li ascoltano. La gente non vuole gli extracomunitari e non sa più come dirlo, vuole solo la legalità”.

“Con le persone che sono scese in piazza non possiamo che essere solidali. E’ un anno che chiediamo al comune di intervenire: che Tor Sapienza fosse una polveriera lo sapevano tutti. Questa è solo la conseguenza di un abbandono totale del quartiere al suo degrado” – aggiunge Ippoliti.

Al centro della protesta il centro di accoglienza per minori non accompagnati del Servizio Sprar, gestito dalla cooperativa Il sorriso e convenzionato con il comune di Roma. La struttura è attiva nel quartiere dal 2001 e oggi ospita 36 minori non accompagnati, di età media intorno ai 17 anni e in fuga da Paesi in guerra. Ma il centro, che in passato ha ospitato anche 150 persone, oggi è solo il punto di sfogo di una situazione più generale. “Non ce l’abbiamo con loro perché sono neri – aggiunge Ippoliti – ma nella stessa zona sorge il campo rom di via Salviati e nell’ultimo anno si sono moltiplicate le occupazioni abusive di case e strutture. L’ultima è quella di una chiesetta sconsacrata. E’ un insieme insostenibile. Alla presenza di immigrati abbiamo visto crescere anche l’illegalità, i furti, le aggressioni. Alle 20 siamo costretti al coprifuoco, vorremmo invece poter uscire tranquilli sotto casa. Ma non è vero, come stanno scrivendo in molti che giriamo armati”.

Intanto – fa sapere DIRE – sembra essere fallito il tentativo di aprire un tavolo tra residenti e immigrati, per cui dal Municipio oggi si torna a chiedere al Comune di cercare una strategia condivisa. “Il clima ancora oggi è tesissimo – spiega Alessandro Rosi, assessore al Sociale del V Municipio – E’ riduttivo pensare che il problema siano 36 ragazzi adolescenti. Il disagio è più grande. La protesta davanti al centro di accoglienza è il sintomo di un problema più ampio e insieme al Campidoglio stiamo cercando di avere tutti gli elementi per portare avanti un’azione risolutiva”.

“Il problema è piuttosto l’alta concentrazione di centri e strutture in alcune aree, come spesso abbiamo fatto presente al Comune e in particolare all’assessore Cutini – aggiunge Rosi – In questo momento stiamo anche cercando un dialogo con gli abitanti, ma è molto difficile perché il clima non lo permette e gli scontri di ieri notte hanno alimentato ancora più la tensione”.

Nemmeno Rosi però sembra sottrarsi alle logiche degli scontri pianificati a tavolino: secondo l’assessore, ieri sera c’è stata una spedizione “organizzata da persone che cercano di gettare benzina sul fuoco”. “Le forze dell’ordine – afferma – stanno lavorando per identificarli. E per mantenere in sicurezza gli ospiti del centro”.

 

 

*Fonte del video: Facebook

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