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Se è vero che l’Ucraina è il paese aggredito dalla Russia, l’Iran è quello aggredito da Israele

Israele sta bombardando l’Iran a “scopo preventivo”. Questa è la giustificazione che il governo di Tel Aviv ha addotto

Guerra Israele-Iran

George Orwell scrisse: “La Legge è uguale per tutti (Dichiarazione dei Diritti dell’uomo – 1793), ma per alcuni è più uguale degli altri“. C’è qualcosa che non torna. L’equazione aggredito: aggressore = difesa: attacco, sembra cambiare nei valori dei fattori in base a chi questa formula la applica. Perché se è vero che l’Ucraina è il paese aggredito dalla Russia (aggressore) allora l’Iran è il paese aggredito da Israele.

Gli Stati Uniti, buoni o cattivi?

In casa mia ho una stanza adibita a ufficio nella quale, oltre al tricolore e alla bandiera del Marocco che è il paese in cui vivo e dal quale vi sto scrivendo, è appesa anche quella a stelle e strisce. Perché? Per varie ragioni. Perché ho frequentato gli Stati Uniti, perché vi ho abitato per un breve periodo, perché parte della mia famiglia è cittadina statunitense e perché gli USA sono un paese che adoro per mille motivi ma che per altrettanti critico.

Quello che è incredibile, almeno ai miei occhi, è che Israele si stia comportando esattamente come fecero gli Stati Uniti durante l’epoca della conquista del West. Ne abbiamo già parlato in un articolo precedente, quando scrivevo che tra il 1700 e il 1800 il governo degli USA spingeva i propri cittadini a colonizzare le terre ancora inesplorate dell’ovest, quelle abitate solo dai nativi americani.

I coloni arrivavano lì, moltissimi in buona fede, convinti che quelle terre potessero essere liberamente occupate, coltivate e sfruttate. A quel punto gli abitanti indigeni, i veri americani, i “pellerossa”, li attaccavano per respingerli avendone tutti i diritti. Quando questo avveniva, il governo statunitense si sentiva legittimato a inviare i militari in difesa dei coloni.

Occupati e occupanti

Così la conquista di nuove terre proseguì fino a che i coloni arrivarono all’oceano Pacifico e tutto il Nord America fu occupato dai bianchi. Il parallelo con quello che sta accadendo in Palestina da decenni è drammaticamente identico. Israele invia i propri coloni nei territori palestinesi che li occupano e quando i residenti palestinesi si ribellano, interviene l’esercito di Tel Aviv, tant’è che quei territori si chiamano ancora appunto “territori occupati”.

Israele si comporta come fosse il cinquantunesimo stato degli USA che bombardarono il Kossovo nel 1999, invasero l’Iraq nel 2003 e attaccarono la Libia di Gheddafi, assieme a Francia e Regno Unito nel 2011, ogni volta In barba al diritto internazionale che prevede che se uno stato decide di muovere guerra a un altro paese deve prima ottenere l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

Non si può andare avanti così. Se la legge è uguale per tutti, ma alcuni non la rispettano, significa che la legge è sbagliata e va cambiata oppure che l’organo che l’ha varata è incapace, conta nulla e quindi va smantellato. È chiaro che a questo punto l’ONU è diventato un baraccone inutile, ridicolo, un pozzo senza fondo che serve in sostanza a nulla. Sembra un insegnante che quando rimprovera un alunno indisciplinato si becca come risposta una pernacchia.

Il rischio e la scusa dell’atomica

Israele sta bombardando l’Iran a “scopo preventivo”. Questa è la giustificazione che il governo di Tel Aviv ha addotto. Poiché l’Iran forse ha l’atomica, o comunque potrebbe prima o poi dotarsene e usarla, va attaccato.

A parte il fatto che bisognerebbe anche stabilire perché l’Iran non possa avere una bomba atomica e altri paesi sì. Che sia chiaro: il paese degli Ayatollah non è certo un esempio di democrazia, libertà e rispetto per i diritti dell’uomo. Ma non lo è neppure la Corea del Nord che di testate nucleari si stima ne abbia già almeno una ventina. Eppure, malgrado ogni tanto Kim Jong-Un minacci gli USA, non mi pare che qualcuno abbia pensato di bombardare Pyongyang a scopo preventivo.

L’atomica ce l’ha sia chi sottoscrisse il trattato, promettendo di non dotarsene in futuro e poi lo ha fatto ( Corea del Nord ), chi lo firmò e vuole adesso costruirla ( Iran ) , chi l’accordo non lo ha mai firmato (India e Pakistan). Un trattato che, a conti fatti, sembra servire a ben poco.

Avere in dotazione una testata nucleare significa solo essere in possesso di un fenomenale deterrente nei confronti di chi l’ha già. Nessuno la utilizzerebbe mai contro chi la possiede.

E comunque nessuno, molto probabilmente, la userebbe mai.

800 miliardi di euro di armi

Neppure l’Europa, nel timore che Putin possa invaderla (sarebbe interessante poi capire quale vantaggio potrebbe trarne lo Zar…) al punto da proporre uno stanziamento di 800 miliardi di euro per il riarmo e la difesa del vecchio continente, pensa di lanciare missili su Mosca a scopo preventivo visto che la Russia di atomiche ne ha quasi seimila.

Nel 1970, dopo essere stato approvato dall’Assemblea delle Nazioni Unite, entrò in vigore il TRATTATO DI NON PROLIFERAZIONE NUCLEARE, che fu ratificato da 188 stati membri. Tutti tranne Israele, Pakistan e India. Tutti e tre oggi hanno l’atomica.

Poi è anche vero, per carità, che l’Iran finanzia gruppi terroristici di mezzo mondo, da Hamas a Hezbollah, che per Israele e l’Occidente rappresentano un pericolo reale e costante. Ma gli USA, per decenni, hanno finanziato, addestrato e armato i ribelli di certi paesi del Centro America per rovesciare quei governi comunisti agli occhi dei quali i ribelli erano terroristi tanto quanto lo sono Hamas e Hezbollah per Israele.

Ricapitolando:

L’Iran è un paese lontanissimo dai principi morali, democratici e di libertà cari all’occidente, non ha il diritto di avere l’atomica e rappresenta comunque una minaccia. Quindi va preventivamente bombardato, senza il nulla osta dell’ONU, e questo lo afferma Israele che di testate nucleari ne ha già 50, con il sostegno degli USA e di gran parte dell’UE.

Se io avessi un vicino pericoloso, dalle usanze barbare, brutto, sporco e cattivo, che da anni minaccia di uccidermi dicendo che quando riuscirà a riparare il proprio SUV tenterà di investirmi, questo non mi autorizza a entrare nella sua proprietà e ad appiccare il fuoco al suo garage alla sua automobile a scopo preventivo, uccidendo qualche meccanico e alcuni tecnici. Sarebbe bello poterlo fare, ma ci sono delle leggi che me lo impediscono. Ed io le devo rispettare se voglio continuare a vivere in un paese democratico. Posso denunciare il mio vicino e posso chiedere un intervento delle forze dell’ordine. Ma nulla di più.

Vedete, Io sono nato a Roma, battezzato a San Pietro e i regimi come quello iraniano rappresentano per me un insulto al genere umano. Ed è normale che in Occidente si condivida una morale diversa da quella di chi magari è nato in paesi come lo Yemen, l’Iran o il Qatar. Noi diamo per scontato che esista una sola morale giusta, unica e universale, la nostra.

Tuttavia di morali ce ne sono tante

Dal nostro punto di vista abbiamo ragione. Noi siamo i buoni e loro i cattivi. Ma è davvero così?

Di morali ce ne sono tante. Perché con il termine morale s’intende un insieme di regole e comportamenti accettati e adottati da una collettività che li riconosce come giusti e condivisibili. Ma di collettività sul pianeta ce ne sono tante perché tante e diverse sono le culture dei popoli che lo abitano.

Quindi se per noi è assolutamente aberrante che una donna possa essere obbligata a indossare il velo e che venga lapidata se tradisce il marito o che non possa guidare un’automobile o andare a scuola in certi paesi, in quegli stessi paesi è inconcepibile che da noi le donne possano girare liberamente, vestirsi come vogliono, entrare in un bar, bere un cocktail e sedurre un uomo.

Cos’ se muoiono i civili Ucraini è una barbarie, se invece a perdere la vita sono i civili di Gaza sono danni collaterali. Se i cittadini ( i civili ) Palestinesi o Iraniani, uccisi sotto i bombardamenti israeliani, non fossero musulmani ( Sunniti o Sciiti ) ma cristiani, non credete che l’opinione pubblica occidentale reagirebbe diversamente?

I morti di serie diverse

Chi ha ragione? Dal mio punto di vista abbiamo ragione noi, ma per chi è nato altrove, in certi paesi, con una diversa cultura e religione da generazioni, ha ragione lui e noi torto.

Quando gli anglo-americani hanno liberato l’Europa dal nazifascismo, hanno portato libertà e democrazia. Ma quando la guerra è finita, e ancora fino alla fine degli anni sessanta, specialmente negli stati del sud degli USA, era radicata la convinzione che i neri americani non avessero il diritto di salire sullo stesso autobus dei bianchi o accedere alle università destinate ai cittadini di pelle chiara. Per la maggior parte degli “americani” di quegli anni questo tipo di atteggiamento era giusto e moralmente corretto perché i neri erano inferiori ai bianchi. Poi le cose hanno cominciato a cambiare.

La morale di un paese, di un popolo, non solo è spesso diversa da quella degli altri ma evolve e muta nel tempo. Il processo inverso è avvenuto proprio in Iran prima della presa al potere degli Ayatollah nel 1979. L’Iran, che si chiamava ancora Persia e aveva a capo del governo lo Scià, era un paese dove le donne, se lo desideravano, potevano girare in minigonna. Questo per dire che forse nessuno ha il diritto di imporre agli altri il proprio pensiero, la propria fede, le proprie usanze, le proprie abitudini, il proprio senso etico e morale, i propri costumi solo perché li ritiene giusti. Soprattutto se gli altri non lo desiderano.

Esiste il principio di autodeterminazione dei popoli

Perché allora, poi non ci possiamo lamentare che un certo mondo musulmano voglia convertire l’occidente all’Islam. D’altra parte la Chiesa Cattolica per secoli ha evangelizzato a suon di coercizioni, minacce e massacri mezzo pianeta.

Per carità, possiamo tirare una linea verticale sulla lavagna con a destra i buoni e a sinistra i cattivi.

L’occidente da una parte e Iran, Russia, Corea del Nord, Yemen e gli stati da noi chiamati appunto “canaglia”. dall’altra.

Ma questo non ci dà il diritto di violare quelle leggi e regole di ingaggio che lo stesso occidente ha emanate.

Se gli USA e Israele rappresentano davvero le forme di democrazia più alte al mondo, allora come tali dovrebbero rispettare gli obblighi di una democrazia che implicano anche il rispetto dello stato di diritto che “impone a tutti i pubblici poteri di agire sempre entro i limiti fissati dalla legge, nel rispetto dei valori della democrazia e dei diritti fondamentali, e sotto il controllo di organi giurisdizionali indipendenti e imparziali.”

Sogniamo un mondo di pace

E’ un ragionamento, il mio, che si basa su una questione di principio. Dopodiché non nego di sognare un mondo sicuro, uno stato palestinese libero dai terroristi che possa convivere in pace con Israele, un Iran in cui i cittadini siano liberi di vestirsi come meglio credono, di esprimere le proprie idee liberamente e dove i gay non siano impiccati, un Messico senza cartelli della droga, una India dove i Paria (gli intoccabili, la classe sociale più bassa) abbiano la stessa dignità degli altri cittadini, un Pakistan in cui se una ragazza rifiuta un matrimonio combinato dalla propria famiglia non venga per questo bruciata viva.

O intervenire in oltre la metà dei paesi africani in cui viene praticata l’infibulazione (mutilazione genitale di donne e bambine). Solo pe citare alcune delle ingiustizie che affliggono il pianeta.

Sarebbe meraviglioso poter avere una “polizia” globale che possa intervenire ovunque nel mondo (e non solo per proteggere il nostro “giardino” ma anche quello di chi è lontanissimo dai nostri interessi) per punire tutti i cattivi e proteggere le persone per bene. Ma siccome ancora non esiste, nessun paese può arrogarsi il diritto di incarnare questo ruolo, anche a ragion veduta.

Se vogliamo “aggiustare” il mondo sulla base delle nostre idee, costumi, fede, democrazia e libertà, dobbiamo farlo rispettando quelle stesse legge e regole che noi abbiamo concepito ed adottato.

Come diceva Bud Spencer nel film Lo chiamavano trinità : “ la legge è legge, e per quanto possa sembrare strano, va rispettata”.