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Scusa, Zingaretti: non hai niente da eccepire sui deliri del Grillo-Joker?

A Napoli il “garante” del M5S ha evocato scenari mondiali inquietanti. Ma per il segretario PD la sola cosa che conta è che la loro joint venture prosegua

Chiedono a Zingaretti che cosa pensi delle parole di Grillo, a favore di una prosecuzione dell’alleanza M5S-PD e, soprattutto, di un totale abbandono delle precedenti ostilità nei confronti degli ex odiatissimi avversari.

Lui, come riporta l’Agenzia Dire, non si fa sfuggire l’occasione e prova ad aggiungere un po’ di colla al sodalizio. E un po’ di valeriana ai malumori che permangono all’interno del MoVimento per l’inatteso abbandono di una delle parole d’ordine del passato: «A me fa piacere, ed è giusto. Ho sempre parlato della necessità di aprire un processo, di non far scontrare le differenze, ma ricercare nel merito delle cose dei punti di incontro. È normale che questo avvenga tra forze politiche che governano insieme: valorizzare i punti di convergenza e limitare, o confrontarsi, sulle divergenze è l’Abc perché si governa insieme per il bene dell’Italia, non per le poltrone. Bisogna dunque trovare il modo di governare bene, e questo è sempre stato lo spirito delle cose che ho detto. Poi si fanno sempre polemiche su tutto… welcome in Italy».

La domanda giusta sarebbe però un’altra: che impressione gli hanno fatto i proclami visionari, o deliranti, fatti dallo stesso Grillo nel suo intervento alla festa M5S del decennale?

E più precisamente: quanto c’è da fidarsi di un partner che ha quegli accenti apocalittici e che ha dimostrato a più riprese di poter cambiare idea alla velocità della luce, sostenendo con la medesima enfasi e la stessa intransigenza oggi una cosa e domani il suo esatto contrario?

E più precisamente ancora: se non si preoccupa affatto, di quei clamorosi testacoda, è perché non ci crede davvero? Perché li ritiene nulla di più che un trucco adottato dallo showman Grillo, così da non dover affrontare in modo razionale sia le sue clamorose contraddizioni personali, sia quelle  del MoVimento?

PD & M5S: e sullo sfondo…

È difficile anche solo immaginarseli, due caratteri più lontani di Zingaretti e Grillo. Specialmente il Grillo visto – e quel che è peggio, ascoltato – nella sua apologia del Caos. Una strampalata invettiva per cui chi elabora dei progetti socioeconomici è un povero idiota. Mentre invece lui, su quella giostra sempre più veloce e sempre più insensata, ci si trova a meraviglia: «Io non ho piani, voi ne avete a centinaia. Pensate a modificare il clima mentre quattro miliardi e mezzo di asiatici stanno moltiplicando i loro consumi di carbone, acciaio, materie prime, suv, ferrovie e gasdotti. Voi andate in bicicletta, avete i piani. Io non vivo nei piani, vivo in questa legge della termodinamica dove si sfascia tutto e tutto deperisce e si trasforma in altre cose. Non faccio piani, sono il caos».

Zingaretti e il caos sono agli antipodi. Lui è un tipico funzionario di partito a basso voltaggio e a lunga durata, che per una serie di circostanze si è ritrovato al vertice del PD. Un tipico amministratore locale senza grandi exploit, che aveva già raggiunto il suo zenit arrivando a fare il governatore del Lazio: ma che è stato catapultato ancora più in alto a causa dell’impasse delle candidature altrui. Piazzato al timone, lo muove il meno possibile e spera che basti. A non fare guai. Dimenticando, ammesso che lo abbia mai saputo, che non fare guai non significa fare bene.

Adesso è lì che cerca di far quadrare i conti: una cifretta qui e una lì, la parsimonia al posto dell’azzardo, meglio un uovo oggi che una gallina domani. Grillo straparla, lui vola basso. Grillo disegna scenari incombenti che manco Blade Runner, lui si attiene ai soliti toni rassicuranti da fiction di Rai Uno.

Ma siete sicuri che l’editore dei due spettacoli sia diverso? Che non si tratti in entrambi i casi di una UE Production, sotto la supervisione di top manager alla Merkel e alla Draghi?

Sarebbe interessante poter vedere il dietro le quinte. Assistere a un faccia a faccia privatissimo tra loro due. Con Grillo, forse, che mette da parte l’ultima delle sue mille maschere. E finalmente liberato dai suoi obblighi di scena, nei panni del leader-sciamano, confessa con un sospiro: «Belìn, le cazzate che mi tocca dire, Nicola».

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