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Manovra, ancora tensioni nel Governo alla vigilia dell’invio a Bruxelles

Polemiche su Quota 100 e nuove tasse, mentre resta aperto il nodo coperture. E la Ue attende il Documento Programmatico di Bilancio

Se è vero che l’amore è bello solo se è litigarello, l’atmosfera all’interno del Governo rosso-giallo dovrebbe rendere invidiosi perfino Romeo e Giulietta. Magari è solo per far sentire più a suo agio il bi-Premier Giuseppe Conte, innestando il Conte-bis sulla stessa falsariga del Conte-semel. Ma è quantomeno lecito chiedersi se l’Avvocato del popolo non preferirebbe, almeno di quando in quando, vivere qualche ora di minor passione.

Le ultime tensioni si sono registrate, di nuovo, sulla Manovra economica, e forse la vera notizia è che, una volta tanto, a innescarle non è stato il Partito Democratico – o almeno non direttamente. Il nodo in realtà è sempre lo stesso, quello delle coperture, ma le difficoltà sono state acuite dai tempi ristrettissimi dovuti al fatto che si era alla vigilia della scadenza del termine prefissato per inviare il Documento Programmatico di Bilancio alla Commissione Europea e all’Eurogruppo.

In questo quadro, Italia Viva ha prospettato come soluzione «l’abolizione totale e immediata di Quota 100» per far confluire i risparmi nell’annunciato “fondo famiglia”. Per quanto in casi come questo il confine tra proposta effettiva e provocazione sia sempre molto labile, la sortita del deputato Luigi Marattin (poi confermata dallo stesso Matteo Renzi) ha mandato su tutte le furie il capo politico pentastellato Luigi Di Maio, che ha replicato tranchant: «Io non creo altri esodati. Il Movimento Cinque Stelle non farà mai quello che ha fatto Elsa Fornero».

In definitiva, pare che uno dei pochi punti di contatto tra grillini e renziani stia nel rifiuto della consueta “strategia” del Pd basata sull’aumento delle imposte – che tra l’altro è un assist perfetto per le opposizioni. Per questo, se il leader della Lega Matteo Salvini ha attaccato il «Governo delle poltrone, che ha annunciato nuove tasse su gasolio, merendine e denaro contante», è toccato a Giggino, dalla festa napoletana del MoVimento, definire «follia pura» l’ipotesi, ventilata dai dem, di un rincaro del balzello sulle sim card (le schede telefoniche) dei clienti business – cioè, fondamentalmente, le aziende di telecomunicazioni.

Parrebbe quindi che il Presidente del Consiglio avesse ragione ad affermare, nel tentativo di gettare acqua sul fuoco, che è sbagliato considerare la Legge di stabilità come «la sommatoria di premure di una forza politica o di un’altra». Nessuna sommatoria infatti, dato che questa funzione addiziona tutti i valori, atto che è per definizione impossibile in politica: un’arte così intrisa di compromesso che Ronald Reagan la definì «il secondo mestiere più antico del mondo», salvo precisare che assomiglia molto al primo.

Forse in ossequio a questo aforisma, il leader del M5S ha rilanciato la proposta del Ministro della Salute Roberto Speranza (LeU) di abolire il superticket sulla sanità, benché non si sappia ancora da quando. Mentre sembra sia stato trovato l’accordo tra azionisti di maggioranza sul taglio del cuneo fiscale, per cui il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha trovato risorse aggiuntive, e sul varo del salario minimo.

Naturalmente, sarebbe stato troppo sperare che questa corrispondenza d’amorosi sensi durasse: perciò, per non farsi mancare niente, è arrivata l’abolizione, da parte del Consiglio provinciale di Bolzano, dell’espressione “Alto Adige” e del corrispondente aggettivo “altoatesino”, in favore della dizione “provincia di Bolzano” e del mantenimento della dicitura tedesca Südtirol. Un altro provvedimento che ha fatto irritare l’esecutivo, per usare un eufemismo. In seguito è stato ridimensionato dal Governatore della Regione Arno Kompatscher: ma era l’ennesima conferma di quanto il BisConte incarni la lezione evangelica del «basta a ciascun giorno la sua pena».

Foto dal sito del Governo.

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