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Sciopero nei trasporti: FAST-Confsal accusa la Commissione di Garanzia di squilibri e disparità

Un punto critico, sottolineato con forza dal sindacato, riguarda l’aumento dei cosiddetti “treni garantiti” per il Gruppo FS

Treno, Frecciarossa

Nel settore dei trasporti, uno dei più esposti alle tensioni tra servizio pubblico ed esigenze industriali, si torna a discutere con forza del diritto di sciopero.

Il diritto di sciopero sotto pressione: il caso emblematico del settore ferroviario

Al centro del dibattito c’è la recente Relazione annuale della Commissione di Garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali, presentata alla Camera dei Deputati. Un documento che, nelle parole del segretario generale FAST-Confsal Pietro Serbassi, evidenzia più omissioni che progressi, soprattutto per ciò che riguarda l’equilibrio tra i diritti dei lavoratori e le esigenze delle aziende.

Critiche alla delibera n. 24/407: un precedente contestato

Il cuore della contestazione sollevata dal sindacato FAST-Confsal è la delibera n. 24/407 del 27 dicembre 2024. Con essa, la Commissione ha introdotto modifiche unilaterali alle regole di autoregolamentazione dello sciopero all’interno del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane (FSI). Secondo Serbassi, tale provvedimento ha creato un evidente squilibrio tra le imprese operanti nello stesso mercato, soprattutto nel segmento dell’Alta Velocità. In sostanza, sono state imposte nuove restrizioni ai lavoratori del Gruppo FS, senza applicare criteri analoghi agli altri operatori ferroviari.

Il risultato? Una forma di dumping normativo e sindacale, dove a subire le conseguenze sono i dipendenti di un solo gruppo industriale. Una disparità che, secondo FAST-Confsal, contrasta con lo spirito della legge 146/1990, che richiede una regolazione omogenea del settore nel suo complesso, e non interventi mirati su singoli attori.

Il nodo dei treni garantiti e la responsabilità della ripresa del servizio

Un punto critico, sottolineato con forza dal sindacato, riguarda l’aumento dei cosiddetti “treni garantiti” per il Gruppo FS, ossia quei convogli che devono comunque essere operativi anche durante uno sciopero. Il problema, spiega Serbassi, è che questa imposizione non è stata estesa anche agli altri operatori, creando un’asimmetria che va oltre la questione logistica.

Ancora più delicata è la scelta della Commissione di attribuire al singolo lavoratore la responsabilità della ripresa del servizio al termine dello sciopero, anziché all’azienda. Una decisione che, secondo FAST-Confsal, rappresenta un’anomalia grave. Non solo perché ribalta il principio di ultrattività dello sciopero, ma anche perché rischia di trasformare il lavoratore in un ingranaggio operativo, privo di tutele e con un potere negoziale fortemente ridotto.

Un confronto mancato e la necessità di una regolazione condivisa

Nel merito della questione, ciò che FAST-Confsal denuncia con più vigore è l’assenza di un reale confronto tra le parti. Secondo il sindacato, la Commissione avrebbe evitato deliberatamente il dialogo con le rappresentanze dei lavoratori, scegliendo invece di procedere per via regolamentare, senza cercare una soluzione condivisa. Questo approccio, affermano i vertici della sigla, ha compromesso la fiducia nel sistema delle regole, creando fratture difficili da ricomporre.

Un modello opposto, a detta di Serbassi, è quello adottato nel trasporto aereo, dove la responsabilità di garantire la continuità del servizio è in capo alle imprese, non ai singoli lavoratori. Perché allora nel settore ferroviario si è scelta una strada così diversa? È una domanda che, secondo il sindacato, meriterebbe una risposta trasparente da parte delle istituzioni.

Tra giubileo e reticenze istituzionali: le accuse di Serbassi

La relazione della Commissione, secondo FAST-Confsal, appare troppo indulgente nei confronti di certi assetti industriali e troppo silente sulle tensioni reali che attraversano il settore. Un esempio citato dal sindacato è l’enfasi posta sul Protocollo Giubilare, presentato come modello virtuoso di responsabilità. Ma al di là dei buoni propositi, Serbassi fa notare che il malessere tra i lavoratori cresce, e le rivendicazioni restano senza risposte.

In questo contesto, il concetto di “responsabilità” rischia di essere usato in modo strumentale. Per FAST-Confsal, essere responsabili non significa accettare passivamente ogni imposizione. Al contrario, è proprio nel rivendicare un confronto equo che si esercita una forma più alta di responsabilità, intesa come partecipazione attiva alla definizione delle regole.

Diritti costituzionali in discussione

Il punto finale, ma forse il più rilevante, riguarda il diritto di sciopero in sé. Serbassi lo definisce un caposaldo costituzionale, non una concessione da parte dello Stato o delle aziende. In questo senso, l’attuale assetto normativo – così come delineato dalla Commissione – rischia di svuotarne il significato, trasformando uno strumento di legittima protesta in un’azione sempre più limitata e condizionata.

Per questo, FAST-Confsal annuncia la prosecuzione della propria battaglia su due piani: sindacale e legale. L’obiettivo è quello di riportare al centro il rispetto della legalità e dell’equità nei rapporti industriali. In gioco non c’è solo una questione di tutele sindacali, ma la stessa tenuta del principio di parità tra le parti nel mondo del lavoro.