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Sanità. Si inabissa il polo unico Colleferro – Palestrina

Riceviamo e Pubblichiamo dal Comitato libero “A difesa dell’ospedale di Colleferro”

Per far fronte all’emergenza del Coronavirus la Asl Rm 5 ha deciso il 27 marzo 2020 di “superare”, con una procedura da più parti contestata, il Polo unico ospedaliero Colleferro-Palestrina (art. 23 Atto aziendale, Decreto Commissario ad Acta, 7 agosto 2019, n. U00354)  e di “chiudere” l’ospedale Coniugi Bernardini, trasformandolo in Centro Covid 19.


Le attività sanitarie, sospese, vengono trasferite all’ospedale di Tivoli, anziché al L.P. Delfino. Il Sindaco di Colleferro non ha nulla di ridire. Il Sindaco di Palestrina protesta.

Solo pochi mesi fa i  Sindaci di Colleferro, Labico, Cave, San Vito, Gorga, Artena, Gavignano, Carpineto Romano, Rocca di Cave, Castel San Pietro, San Cesareo, Paliano, Piglio, Zagarolo, Gallicano nel Lazio, Genazzano, Valmontone e Capranica Prenestina, in cerca di consensi e visibilità, avevano difeso il Polo unico e costituito, in funzione anti Tivoli, il Tavolo permanente dei Comuni dei Monti Prenestini, della Valle del Sacco e dei Monti Lepini.

Oggi, invece, alcuni di loro con un comunicato-appello accettano la chiusura e la riconversione dell’ospedale di Palestrina in Covid 19 e, avallando il trasferimento praticamente di tutti i reparti a Tivoli anziché a Colleferro (salvo ortopedia ) permettono  il ridimensionamento del Polo unico.

Per una corretta risposta dei Sindaci alla popolazione, la soppressione dei 100 posti letto autorizzati NO COVID di Palestrina doveva gioco-forza trasformarsi in un potenziamento dell’ospedale L.P. Delfino e non dovevano accettare che la Regione aggiungesse ad una emergenza un’altra emergenza, quando avrebbe dovuto riattivare ex strutture ospedaliere per i pazienti Covid.

Immediata la posizione, contraria a questa pasticciata soluzione, è stata espressa dal Comitato libero “A difesa dell’ospedale di Colleferro” – Coordinamento territoriale e sulla riconversione del Bernardini, dedicato esclusivamente alla cura dei pazienti affetti da coronavirus.

Cercheremo ora di dimostrare con i mezzi cartacei a nostra disposizione che non solo tutto viene imposto dall’alto, ma che le decisioni prese per il territorio vengono abbandonate con disinvoltura senza preoccuparsi di costruire percorsi alternativi validi e sicuri in grado di garantire comunque a tutti l’accesso alle cure.

Non da oggi infatti il Comitato denuncia la totale mancanza di coinvolgimento e trasparenza ai diversi livelli, in particolare comunale, su decisioni che devono essere condivise con la cittadinanza, che chiede partecipazione. 

Della riorganizzazione della rete ospedaliera di Colleferro e Palestrina il Comitato non ne ha avuto notizia nè prima nè dopo la conclusione del processo amministrativo e come noi la cittadinanza, nonostante l’assoluta rilevanza del tema.

Questo Comitato, attraverso la consultazione dei documenti aziendali e la collaborazione con altre realtà ne è venuto a conoscenza e, in mancanza di canali ufficiali e di scambi con il Comune di Colleferro, che ha sempre negato il confronto, ha chiesto chiarimenti alla direzione sanitaria della Asl Rm 5, in un incontro tenutosi lo scorso anno.

E’ emerso che la Asl Roma 5 comprende 70 Comuni, molti montani, e si estende su un territorio di 1.813,7 Km 2,  con un bacino di utenza intorno ai 500 mila abitanti. La percentuale di posti letto per acuti a Roma è di 3,2 per 1000 abitanti, mentre in provincia è solo dell’0,6 per mille. Dati e percentuali note ai Sindaci.

Uno degli obiettivi che si propone il suddetto Atto aziendale è quello di rinnovare l’offerta sanitaria, sia ospedaliera che territoriale della Asl Rm5 con la strutturazione di due Poli ospedalieri suddivisi in fasce territoriali “nord” (Tivoli-Subiaco-Monterotondo) e “sud” (Colleferro-Palestrina), a loro volta caratterizzati per l’emergenza-urgenza (Tivoli e Colleferro) e per l’elezione (Monterotondo e Palestrina).

Con l’esplosione della pandemia la Regione, la Asl Rm 5 e i Sindaci del distretto decidono l’immediata riconversione dell’ospedale Coniugi Bernardini in Covid 19. Solo il Sindaco del Comune di Palestrina protesta, chiede e ottiene una garanzia scritta dall’Assessore regionale D’Amato, di cui ora si dirà.

La più importante conseguenza di tale decisione riguarda la richiesta di sicurezza della struttura ospedaliera di Palestrina e del personale. Sul piano politico-amministrativo il Polo unico viene azzerato, perché tutto il distretto sanitario perde i seguenti servizi e attività afferenti al Bernardini: Pronto Soccorso con Osservazione Breve,  Reparto di Nefrologia e Dialisi,  Reparto di Medicina d’Urgenza con guardia h 24,  Area Chirurgica con Chirurgia generale e annesso Servizio di Urologia, con guardia h 24,  Ortopedia (Traumatologia soppressa),  Area Materno-infantile, con Ostetricia e Ginecologia e Sala Operatoria, Pediatria con guardia h 24,  Servizio di Anestesia con guardia h 24h,  Servizio di Radiologia (senza Radiologo di notte),  Laboratorio Analisi (senza il medico Patologo Clinico di notte),  Servizio di Gastro-Enterologia,  Reparto Operatorio con 2 Sale Operatorie per attività ordinaria e d’urgenza,  Servizio di Day Surgery,  Servizio di Cardiologia (molto carente in quanto non assicurava la copertura h 24 come prevede la legge),  Ambulatori multidisciplinari, Farmacia Ospedaliera” (dott. Stefano Fabroni, Rappresentante Tribunale per i diritti del malato Cittadinanzattiva).
Il solo ospedale di Palestrina serve un’utenza di circa 100.000 pazienti ed ha oltre 34.000 accessi di Pronto soccorso, poco meno del Dea di Tivoli e molti di più degli altri presidi ospedalieri della Asl Rm5. Ed ora perde anche i suoi 80 posti letto attivi, che l’anno scorso hanno soddisfatto appena il 36,1% del fabbisogno del distretto prenestino, dove i posti letto mancanti attualmente sono ben 147, come quantifica lo stesso rapporto annuale dell’Azienda sanitaria.

Questo significa che il Pronto soccorso dell’ospedale di Colleferro con i suoi precari reparti a causa della carenza cronica di personale di tutti i livelli, sarà ancora più insufficiente, perchè dovrà accogliere oltre ai pazienti della valle del Sacco anche tutti i cittadini della zona prenestina. 

“La Regione Lazio priva del tutto i pazienti NO COVID di un servizio sanitario già sofferente nel territorio, con la promessa di future migliorie a fine emergenza, invece di aggiungere nuove strutture adeguate per i pazienti COVID come fanno altre Regioni, e che tra l’altro vengono trasferiti anziché al Polo di Colleferro (con esclusione dell’ortopedia) all’ospedale di Tivoli”. Pazienti lasciati improvvisamente senza un riferimento certo. Reparti  e attività trasferiti all’ospedale di Tivoli! Fine del Polo unico ospedaliero Colleferro-Palestrina, liquidato!

Presso l’Ospedale L. P. Delfino si è ipotizzata l’attivazione dallo scorso 28 marzo di  9  di posti letto di terapia intensiva per il Covid 19 e 2 di subintensiva, di cui ad oggi non abbiamo conferme. Ribadiamo che, qualora siano effettivamente attivati, devono essere assegnati in via permanente a Colleferro, anche dopo la fine della pandemia. Il Comitato ha chiesto alla Regione di assumere questo impegno, ora lo faccia anche il Comune di Colleferro, che finora non ha proferito parola sulla soppressione del Polo unico!

Non a caso, con riferimento al Punto nascita presso il Covid di Palestrina, dove è stata aperta la rianimazione (finora mancante) l’Assessore D’Amato, per rendere meno dolorosa e inaccettabile quella scelta, ha promesso che sarà rafforzato, anche dopo la fine dell’emergenza.

L’Assessore ha preso anche un altro importante impegno il 26 marzo scorso, quando ha firmato la lettera indirizzata al Sindaco del Comune di Palestrina, nella quale dichiara che “Passata questa fase emergenziale l’ospedale di Palestrina tornerà a svolgere il giusto ruolo nella rete sanitaria regionale sicuramente rafforzato dal punto di vista qualitativo e delle risorse umane”, ovvero cesserà la sua funzione di Covid Hospital.
Passano pochi giorni e lo stesso Assessore dichiara: “I Covid Hospital resteranno anche dopo la fine dell’emergenza”. Si contraddice dunque con quanto sottoscritto nella lettera al Sindaco di Palestrina, implicando la non riassegnazione di tutti i reparti al Bernardini?  Dai Sindaci del comprensorio inclusa Palestrina nessuna richiesta di ribadire l’impegno preso.  

Intanto alle nostre precedenti richieste su questi temi nessuna risposta, nemmeno dai Comuni di Colleferro e Palestrina.

Anche per questo abbiamo unito le forze “A difesa degli ospedali di Colleferro e Palestrina.”

La lotta per far tornare oggi, non domani, #OspedalePalestrinaNoCovid è nell’interesse di tutti, così è interesse di tutti che anche a Colleferro ci sia un reparto di maternità, come a Palestrina ( https://www.facebook.com/groups/Difesa.SanitaPubblica/).

*Gabriella Collacchi, Portavoce e Ina Camilli, Coordinatore del Comitato libero “A difesa dell’ospedale di Colleferro” –  Coordinamento territoriale

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