Prima pagina » Cronaca » Roma, strade invase da turisti e tavoli. Ma il centro non è un bar

Roma, strade invase da turisti e tavoli. Ma il centro non è un bar

In cosa sarà differente Roma da un viale sul porto di Bodrum in Turchia o da una piazza di Benidorm, sulla costa spagnola?

Tavoli in strada al Pantheon di Roma

Prorogata al 31 dicembre la scadenza dell’autorizzazione all’ampliamento degli spazi commerciali, dovuta ai problemi creati dal Covid. Spazi e arredi andrebbero rivisti, e presto, in considerazione del fatto che incidono sul patrimonio culturale e storico di tutti.

Passeggiare da piazza della Rotonda, a piazza Navona, via della Pace, piazza del Fico, Campo de’ Fiori può non risultare più tanto facile. Lo slalom tra la folla dei turisti e la presenza invadente dei tavolini dei bar, impone rallentamenti e file.

I tavoli con le relative sedie si vanno espandendo a macchia d’olio per coprire ogni area disponibile. La città solare e mediterranea invita a serate in comitiva, che si prolungano fino a tardi, tra brindisi e degustazioni, assaggi e vere e proprie scorpacciate di carbonare e gelati.

Le piazze di Roma non sono un lungomare

L’immagine dei turisti vocianti e variopinti che coprono il pavimento di sanpietrini, seduti sulle sedie di plastica, rimanda in parte al lungomare di Riccione, o alle stradine di Positano e Capri, con migliaia di turisti assiepati nei bar a godersi il fresco della sera. Ma Roma non è un luogo di villeggiatura marino. Né tantomeno una spiaggia.

Questo tipo di bivacco variopinto che altrove appare simpaticamente divertente, qui rischia di deturpare luoghi che andrebbero preservati. Se non lo comprendono da soli i commercianti qualcuno glielo dovrà far capire. Gli spazi che tavolini e pedane occupano sarebbero anche quelli di piazze e strade che raccontano la storia di Roma e dell’Italia. Non possiamo trasformarle in un chiassoso ritrovo da vacanze estive. Così come andrebbe osservato un decoro nel vestiario, lo stesso rispetto andrebbe dato ai luoghi della storia e dell’arte capitolina.

L’autorizzazione all’ampliamento viene prorogata al 31 dicembre

A fine giugno sarebbe dovuta scadere l’autorizzazione a occupare spazi di suolo pubblico da parte degli esercizi commerciali. Concessione voluta dall’amministrazione Raggi, per cui si poteva ampliare del 35% l’area da utilizzare per fini commerciali. L’ampliamento esterno era in rapporto allo spazio interno al negozio.

Era un provvedimento volto a sostenere le attività commerciali fortemente danneggiate dal lockdown e dai distanziamenti dovuti al Covid. Ora la crisi pandemica è terminata.

Forse i tavolini possono tornare nei vecchi spazi, ante pandemia. Ma si sa. Quando in Italia una concessione viene allargata è difficile tornare indietro. Seguendo la prassi in uso da noi ad ogni scadenza si attua una proroga. Si sposta il problema più avanti.

Non fare oggi quello che puoi non fare domani… Non succede solo per i tavolini, vedete quello che accada per la ratifica del Mes. La proroga porta la scadenza della concessione di ampliamento al 31 dicembre. La scusa è che così avremo più tempo per discutere anche sugli arredi che si autorizzano. Sempre che poi succederà davvero.

Non perdiamo altro tempo, sei mesi passano in fretta

Dalle fila di Italia Viva, il capogruppo Valerio Casini vorrebbe non perdere altro tempo: “Vorrei chiedere di convocare con largo anticipo le commissioni sul nuovo regolamento, per evitare di arrivare a fine novembre con la nuova delibera” ha commentato il consigliere, ripetendo quanto già dichiarato in aula in occasione dell’approvazione di un altro regolamento, quello destinato alle attività commerciali ed ai laboratori alimentari nelle strade del centro.

Lavoriamoci in anticipo ed in maniera condivisa, partendo da subito – ha sottolineato Casini – perché abbiamo solo sei mesi di tempo”. 

Gli spazi urbani tendono ad essere tutti uguali nel mondo

La Rete delle Associazioni Città Vivibile, un gruppo di comitati cittadini del I Municipio, sono da tempo sul piede di guerra per il rischio che al Comune sfugga di mano la questione degli spazi e del decoro urbano.

L’area del centro storico di Roma è protetta dall’Unesco come patrimonio culturale dell’umanità. Ovviamente l’Unesco si interessa ai monumenti, alle fontane, ai palazzi e non ai tavolini dei bar e dei ristoranti. Se questi ultimi prendono il sopravvento sui primi, la tutela dell’Unesco a che serve?

In cosa sarà differente Roma da un viale sul porto di Bodrum in Turchia o da una piazza di Benidorm, sulla costa spagnola?

Vero è che tendenzialmente gli spazi urbani tendono ad assomigliarsi sempre più nel mondo, per via delle tipologie di negozi che li occupano. Si somigliano gli aeroporti, le vie dello struscio, le piazze delle stazioni ferroviarie e adesso anche i centri storici vengono invasi da pizzerie, hamburgherie, gelaterie, jeanserie che poi sono franchising dei soliti brand internazionali. Se continuiamo di questo passo viaggiare avrà poco senso.

Difendere il decoro del Centro storico recherà vantaggi a tutti

In due anni sono state avanzate richieste per 6.700 autorizzazioni ad ampliare le concessioni, di cui oltre la metà nel solo Centro storico. Poiché la presentazione dell’istanza era contestuale alla sistemazione dei vari dehors, l’amministrazione si è trovata in difficoltà nel verificare, a posteriori, se i commercianti avessero o meno diritto a sistemare pedane e tavolini fuori dalle relative vetrine.

Così a Roma per strada trovi di tutto, dalle sedie e i tavolini di plastica, teli, tovaglie di colori sgargianti, di forme e dimensioni variabilissime. Se mi riempi la piazza del Pantheon, per fare un esempio, di tavoli e sedie di plastica e tovaglie a quadretti, non si può dire che l’aspetto estetico del monumento non ne risenta. 

Di questo passo potremmo arrivare a fare delle tavolate in Piazza San Pietro o di fronte al Quirinale, mettere i tavolini per fare spuntini a Piazza Montecitorio, magari con un’orchestrina ambulante che canta “La società dei magnaccioni”.

Il consigliere di Azione Francesco Carpano ha dichiarato che: “è incredibile che in un anno e mezzo un tema del genere non sia stato ancora affrontato.” Per aggiornare il catalogo degli arredi, ancora una volta, bisogna far ripartire i lavori in previsione d’un regolamento atteso, tanto dai residenti quanto dalle categorie di commercianti. Il Campidoglio ha sei mesi di tempo per lavorarci. Salvo altre proroghe del governo.

Firenze come Roma ma perlomeno ci si confronta

La materia riguarda quasi tutte le città italiane che hanno dovuto fronteggiare la crisi pandemica e sostenere le attività commerciali di ristorazione. L’ampliamento dello spazio in concessione è servito appunto per questo ma ora non si può lasciare che tavoli, sedie, ombrelloni, fioriere, tende e pergolati o gazebi e cose del genere continuino ad occupare suolo pubblico seppur a pagamento.

A Firenze hanno lo stesso problema di Roma e anche lì vige la proroga ma il Comune di Firenze, per esempio, ritiene che questi arredi commerciali disegnino parte dello spazio urbano e non possono essere lasciati al caso. Anche se il governo ha prorogato la scadenza sarebbe necessario seguire la strada della condivisione e ripensare insieme ai rappresentati delle attività commerciali e alla soprintendenza, l’utilizzo più idoneo del suolo pubblico in città, a vantaggio di tutti, turisti compresi.

Bologna: stop a nuove concessioni e proroga per le vecchie autorizzazioni

A Bologna dal 1° luglio sono vietati gli spazi all’aperto forniti di tavolini, caratteristici di bar e ristoranti, all’interno della cerchia dei viali, che prevedano il posizionamento di arredi sotto i portici o su stalli di sosta. La decisione è stata presa dalla Giunta per venire incontro alle esigenze in termini di bellezza, fruibilità, accessibilità e sicurezza dello spazio pubblico.

La Giunta proroga invece fino al 31 dicembre tutte le altre occupazioni di suolo pubblico già concesse ai pubblici esercizi dal piano straordinario. “Con questa decisione – spiega l’assessora all’Economia di vicinato e Commercio Luisa Guidone – la Giunta procede al riordino dello spazio pubblico, in particolare in centro storico. Dopo le tante deroghe effettuate in questi anni per le esigenze pandemiche si torna a quanto previsto dal nostro Regolamento. Oggi, riaffermiamo l’importanza di trovare un equilibrio nell’uso dello spazio pubblico, in una zona della città che, in modo particolare, è da sempre baricentro di tanti interessi di varia natura anche perché crocevia di tante persone”.

*Immagini di repertorio