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Roma Film Fest ultimi fuochi. Si chiude con “Cosa sarà” di Francesco Bruni

La decima giornata del Roma Film Fest raccontata dal nostro inviato Mario Conti. A chiudere la Festa è arrivato Cosa sarà, di Francesco Bruni

Roma Film Fest, Cosa sarà

Roma Film Fest, Cosa sarà

Roma Film Fest. A chiudere la Festa è arrivato Cosa sarà, scritto e diretto da Francesco Bruni (Scialla!, Noi 4, Tutto quello che vuoi). Il film ruota attorno al personaggio di Bruno Salvati (Kim Rossi Stuart), regista dal talento particolare, che non arriva molto al pubblico. E nel momento in cui la crisi si acuisce (non vogliono più produrgli un film, si separa dalla moglie), ci si mette pure l’annuncio di una malattia grave, che potrebbe costargli la vita. Occorre assolutamente trovare un donatore di cellule staminali compatibile.

“Cosa sarà” chiude la Festa del Cinema

La storia, ispirata da un’esperienza personale dello stesso Bruni, è portata avanti mescolando abilmente paura frustrazione e lievità, concedendo squarci di leggerezza e anche divertimento. E, dribblando un certo vizietto della fiction italiana, evita le trappole del sentimentalismo smielato, della descrizione accorata della malattia, di tutto quel repertorio di manierismi con cui di solito da noi si confeziona una vicenda del genere, con l’intento recondito (si sospetta) di voler carpire la commozione e quindi un facile consenso del pubblico.

Aggiungiamo che il film è anche ben recitato: Da Rossi Stuart, ancora una volta bravo, semmai ci saremmo aspettati meno enfasi nella voce; per Giuseppe Pambieri parla una lunga carriera di prosa soprattutto teatrale; ma anche gli altri, meno noti o sconosciuti, stanno bene al loro posto.

Diciamoci la verità, il cinema dei sentimenti – giocato senza strafare – fa bene alla salute; non solo dei protagonisti.  

“Fuori era primavera” di Gabriele Salvatores

Sapevamo che Gabriele Salvatores nei mesi scorsi era impegnato in una vasta raccolta di materiali video, anche amatoriali e privati, e di testimonianze sull’esperienza della cosiddetta “prima ondata” (che avremmo preferito restasse l’unica) del coronavirus; sia sul fronte sanitario che, soprattutto, su quello familiare e domestico del lockdown. Ha così preso forma Fuori era primavera, un ampio collage-documentario, che racconta – seguendo un ordine cronologico – lo sviluppo dei contagi nel nostro paese e la risposta della gente comune, delle famiglie.

Anche qui sarebbe stato facile schiacciare il pedale dell’emotività, del patetismo; come avviene in tv. E invece Salvatores confeziona un prodotto sobrio, asciutto, senza commenti e voci fuori campo; un documento, da consegnare alla memoria collettiva. Si astiene addirittura dalla tentazione estetica, quella di sorvolare con droni piazze a strade deserte, recuperandone una dolorosa bellezza: si limita invece a scorci e brevi inquadrature, non calligrafici.

Assistendo a quei quadretti domestici, quelle performance apotropaiche, quelle sdrammatizzazioni musicali, si è presi da due diversi sentimenti: da un lato, il fastidio inconfessabile dell’esibizionismo troppo semplice e scontato dei vari performers via social network, terrazze musicanti, balconi drappeggiati con slogan; ma dall’altro, più potente, l’empatia di un popolo che si riscopre comunità, che esorcizza la paura come può, che civilmente fa la sua parte.

“Fellinopolis”, il mondo di Federico

Fellinopolis rappresenta un nuovo tassello del mosaico postumo sul mondo di Federico Fellini dentro lo Studio 5 di Cinecittà. Occasione del film-documentario è stata il recupero, dagli archivi della Cineteca Nazionale, di ore di preziosi backstage girati dal regista Ferruccio Castronuovo sui set degli ultimi tre film di Fellini per produrre i cosiddetti “Special” che dovevano accompagnare e promuovere l’uscita nelle sale dei rispettivi film. Silvia Giulietti ha intrecciato un generoso estratto di questi materiali con testimonianze e aneddoti di tanti suoi collaboratori (Lina Wertmüller, Dante Ferretti, Nicola Piovani, Maurizio Millenotti…). Se siete amanti del cinema di questo italiano considerato un maestro dai cineasti di tutto il mondo, non potete che cercare il film.

Dalla Francia il poetico film “Gagarine”

Chi sa se il francese Gagarine uscirà mai nelle sale italiane, perché non è un film propriamente commerciale; se ve ne parlo, è perché, visto in zona Cesarini, lo considero il più poetico di tutta la rassegna di quest’anno.

All’indomani dell’impresa del primo uomo nello spazio, il russo Yurij Gagarin, in suo onore alla periferia di Parigi vengono costruiti i palazzoni di Cité Gagarine, un vasto progetto di alloggi popolari in mattoni rossi. Ci vive dalla nascita il sedicenne nero Youri, che ha già nel nome il sogno di diventare un astronauta. Ma quando trapelano i piani per demolire il complesso immobiliare, Youri cerca di salvarlo assumendosi unilateralmente la manutenzione dei vari impianti del caseggiato, coadiuvato dall’amico Houssam e dalla rom Diana, con cui sembra nascere qualcosa. Ma alla decisione del Comune di procedere ugualmente, i piani di Youri cambiano ancora.

Il film – girato poco prima e durante la demolizione di Cité Gagarine – si fa ammirare per la sua eleganza visiva, cattura con le trovate del suo protagonista, commuove; risveglia l’animista che è in noi.

Eventi Speciali

COSA SARA’

film, Italia 2020, durata 98’. Regia: Francesco Bruni. Con Kim Rossi Stuart

Eventi Speciali

FUORI ERA PRIMAVERA. VIAGGIO NELL’ITALIA DEL LOCKDOWN

documentario, Italia 2020, durata 75’. Regia: Gabriele Salvatores.

Restauri e Omaggi

FELLINOPOLIS

documentario, Italia 2020, durata 79’. Regia: Silvia Giulietti.

Sezione Ufficiale

GAGARINE

film, Francia 2020, durata 97’. Regia: Fanny Liatard, Jérémy Trouilh.

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