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Roma e Lazio, estate di fuoco: rafforzato il fronte contro gli incendi, tolleranza zero per i piromani

Da domenica 15 giugno, entra in vigore il nuovo Piano AIB (Antincendio Boschivo) per l’estate 2025 a Roma e nel Lazio

Incendi, Vigili del fuoco

Quando arriva l’estate, il Lazio non si limita a guardare il cielo in cerca di pioggia. Con oltre 3.500 incendi registrati solo nella stagione scorsa, il tema della prevenzione e della risposta agli incendi boschivi è diventato una questione strutturale.

Il piano antincendi 2025 parte con presidi potenziati e più fondi: coinvolte anche Ponza e il Circeo

Non più emergenza, ma una componente stabile della pianificazione pubblica. Da domenica prossima, 15 giugno, entra in vigore il nuovo Piano AIB (Antincendio Boschivo) per l’estate 2025, e segna un passaggio importante: per la prima volta anche Ponza e il Parco del Circeo saranno presidi fissi, entrando a pieno titolo nella rete di vigilanza regionale.

Non si tratta solo di un ampliamento geografico: il piano porta con sé anche un aumento dei fondi, passati da 2,8 a 3,4 milioni di euro. Risorse che permetteranno non solo più mezzi e uomini sul territorio, ma anche una revisione delle modalità operative. Il fattore tempo, nelle dinamiche di contenimento degli incendi, è decisivo. Intervenire nei primi minuti può fare la differenza tra una bonifica localizzata e un fronte di fuoco fuori controllo.

Un’estate ad alta sorveglianza: più uomini, più mezzi, e un’unica voce in radio

Al centro delle novità non c’è solo il rafforzamento numerico delle squadre. Cambia il modo stesso in cui operano sul campo. Come sottolinea Ennio Aquilino, direttore regionale dei vigili del fuoco del Lazio, il 2025 segna una svolta nella comunicazione operativa: “Non possiamo pensare che in emergenza ci si affidi ancora ai telefonini”. Da qui, l’adozione di un sistema radio unificato che collegherà Protezione civile, Area metropolitana, squadre dei pompieri e altri soggetti coinvolti.

A contare davvero sarà la capacità di coordinarsi in tempo reale. La dislocazione delle risorse diventa così dinamica, flessibile. Non basta inviare cinque squadre su un incendio se nel frattempo ne divampano altri due. Serve una rete capillare e reattiva, con punti di presidio già attivi nei luoghi più a rischio. Oltre a Ponza e Circeo, sono stati potenziati i presidi di Vermicino, Pomezia, Palestrina, Velletri, Tivoli, Montelibretti, Castel Fusano (via della Cacciuta), Viterbo, Fondi e Sezze.

I numeri che fanno paura: 3.521 incendi in tre mesi nel 2024

Le cifre spiegano meglio delle parole l’urgenza della situazione. Nel solo 2024, nel periodo critico tra giugno e settembre, si sono registrati 3.521 incendi: 878 boschivi, 2.643 di sterpaglie. La Capitale da sola ha contato 1.307 roghi. La provincia di Latina ne ha registrati addirittura 1.781. Frosinone 1.105. Rieti 226.

Il sud del Lazio si conferma l’area più colpita, ma l’attenzione resta alta anche attorno a Roma, dove episodi recenti a Monte Mario, Serpentara, Rocca Cencia e via Pontina confermano la diffusione del fenomeno.

Nel 2024 sono stati necessari 683 interventi diretti dei DOS (Direttori Operazioni Spegnimento), 464 voli di elicotteri e ben 163 missioni con Canadair. Dati che parlano di un’impennata non solo quantitativa, ma anche nella complessità degli interventi richiesti.

Formazione e pattugliamenti: la difesa parte dalla prevenzione

La protezione del patrimonio naturale non si gioca solo sul fronte del fuoco, ma soprattutto su quello della prevenzione. Per questo motivo il nuovo piano punta molto sulla formazione dei volontari, spesso primi ad arrivare sul posto. Gli operatori vanno preparati ad affrontare scenari complessi e mutevoli, dove un errore può costare tempo prezioso, se non di più. Lo scorso anno quattro operatori sono rimasti ustionati durante le operazioni.

La strategia 2025 si gioca anche sull’intelligence del territorio. Una rete coordinata tra carabinieri forestali, Guardia di Finanza, Questura e associazioni di volontari — tra cui quelle degli Alpini — lavorerà a una sorveglianza attiva del territorio. Non solo per spegnere gli incendi, ma per intercettarne le cause, umane e non. I droni, in questo, diventeranno strumenti centrali. Potranno coprire decine di chilometri in pochi minuti, monitorando aree spesso difficilmente accessibili via terra.

Piromani sotto osservazione: droni e indagini per fermare chi accende la miccia

Il sospetto, sempre più forte tra gli addetti ai lavori, è che molti roghi non siano affatto spontanei. La natura può fare la sua parte, ma gli inneschi dolosi restano un problema serio e sistemico. Per questo il piano di prevenzione affianca all’intervento tecnico anche quello investigativo. L’obiettivo non è solo spegnere, ma individuare e bloccare i responsabili.

“Il rischio zero non esiste, ma non possiamo permettere che l’emergenza diventi normalità”, sottolinea Aquilino. Una frase che sintetizza bene l’approccio di fondo: convivere con il rischio, senza subirlo. E per farlo servono strumenti, persone formate, mezzi tecnologici e un coordinamento che funzioni davvero sul campo.

L’ambiente non si difende da solo

Il nuovo piano antincendi del Lazio è una risposta concreta a una minaccia che si rinnova ogni estate. Ma non è una garanzia: è un sistema in movimento, che funziona solo se ogni anello della catena — dalla sorveglianza alla comunicazione, dall’addestramento all’intervento sul campo — regge l’urto dell’imprevisto. E se accanto alle istituzioni, anche i cittadini faranno la loro parte. Perché spesso il fuoco si accende per una distrazione. E ancor più spesso, per colpa di chi lo fa di proposito.