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Roma. Casa del Jazz, la sala concerti sarà dedicata ad Armando Trovajoli

Domani, 24 giugno, ci sarà l’inaugurazione alle ore 11: anche un omaggio a Rugantino in programma

Armando_Trovajoli_1951

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Quando Armando Trovajoli entrò per la prima volta in via Appia all’EIAR, negli anni Quaranta, portava con sé un bagaglio anomalo per l’Italia del tempo: partiture di Duke Ellington, il gusto per l’improvvisazione di Harlem, la convinzione che il jazz potesse dialogare con l’opera, con la canzone romana, perfino con le fanfare militari. Ottant’anni dopo, Roma decide di restituirgli un pezzo di quella generosità intitolandogli la sala principale della Casa del Jazz: martedì 24 giugno, alle 11, la targa con il suo nome verrà scoperta alla presenza delle istituzioni cittadine, dei figli Filippo e Luca e di molti dei musicisti che gli devono il primo ingaggio radiofonico o la prima colonna sonora.

Sala concerti dedicata a Trovajoli, il “pianista fulmineo”

Trovajoli nasce come “pianista fulmineo” – così lo definì Renzo Arbore – ma diventa presto una firma riconoscibile in ogni ambito musicale. Con l’orchestra della Radio popola di standard swing i dopocena di un Paese che esce dalla guerra; a Parigi divide il palco con Parker e Miles; al cinema fornisce quell’accento raffinato alle commedie all’italiana che sarà la sua cifra per oltre quarant’anni. Rimane, però, il jazzista che ama mettersi in gioco: scrive la prima suite sinfonica per grande orchestra e sax improvvisatore, dirige in diretta televisiva, inserisce riff bebop in un valzer di Rota. Nessun altro, a Roma, ha tenuto così saldi i ponti fra la tradizione più colta e la libertà del jazz.

La Casa del Jazz – nata sul terreno confiscato alla Banda della Magliana – è oggi il laboratorio permanente della scena romana. Intitolare la sala ad Armando Trovajoli significa ricordare il compositore che più di tutti ha fotografato l’anima contraddittoria della città: l’eleganza malinconica di “C’eravamo tanto amati”, il colore popolare di “Rugantino”, la modernità quasi newyorkese di “Sette uomini d’oro”. L’assessorato alla Cultura spiega che la scelta «ricuce il legame fra la memoria e il futuro di un luogo che ormai è casa per le giovani band, i grandi festival estivi, i progetti di improvvisazione”.

La festa

Alle 21, la festa si sposterà sul palco con “Roberto Gatto Plays Rugantino Reloaded”. Ventidue anni fa il batterista romano convinse Paolo Silvestri a orchestrare in stile hard-bop il celebre musical di Garinei e Giovannini. L’album divenne un caso: Trovajoli telefonò a Gatto per ringraziarlo di aver “dato swing a Pupetta e al boia Mastro Titta senza tradirli”. Oggi quel progetto rinasce con una line-up più snella – fiati, chitarra, pianoforte, sezione ritmica – che sostituisce gli archi con timbriche elettriche e metriche contemporary, senza togliere un grammo di cantabilità ai temi “Roma Nun Fa’ la Stupida Stasera” o “Ciummachella de’ Trastevere”.

Nel foyer, una piccola mostra di bozzetti originali e foto di scena del primo “Rugantino” del 1962 ricorderà il connubio fra teatro di prosa e jazz orchestrale che fu il marchio della bottega Trovajoli.