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Roma. AMA nel mirino: Raggi punta sul Super Dossier per la Procura

Fallita la bonifica per via amministrativa, si spera di raggiungere il risultato affidandosi ai pm

Una bomba. Se le indiscrezioni verranno confermate, il dossier che Virginia Raggi sta preparando sui motivi dell’emergenza rifiuti, e che si ripromette di inviare alla Procura della Repubblica, sarà uno j’accuse in piena regola. E sul banco degli imputati ci sarà innanzitutto Ama, l’azienda municipalizzata che sembra impossibile bonificare “con le buone” e che perciò deve essere sottoposta a un trattamento di altro genere. Brutale. Serrato. Forse giudiziario.

Il problema essenziale, stando a quello che si apprende in via ufficiosa, è che i controlli interni non funzionano. Non vengono fatti come si deve. O magari non vengono fatti per niente. Spianando la strada a una sorta di anarchia che è agli antipodi dell’efficienza. E della correttezza. O persino della legalità. Il Messaggero, ad esempio, parla di violazioni che vanno “dal furto del carburante al rischio frode nella produzione di documenti contabili”. Ma con ogni probabilità si tratta solo di due fattispecie tra chissà quante.

Un’altra questione cruciale, legata a doppio filo alla mancanza di verifiche adeguate, è quella del comportamento, e del rendimento, del personale. Attraverso le segnalazioni dei cittadini si sta acquisendo una vasta documentazione di casi reali: mezzi deputati alla raccolta che non passano quando dovrebbero, spazzini che nell’orario di servizio se ne vanno al bar, disservizi assortiti e più o meno gravi.

AMA nel mirino. Ma nel dossier c’è anche altro

Il rischio, dopo tanto lassismo, è però di esagerare in senso opposto, confondendo la pagliuzza con la trave. Un conto è che ci si fermi per 5 o 10 minuti a bere un caffè. Tutt’altro è bighellonare sistematicamente durante i turni di lavoro.

Chiamare in causa la magistratura ha questo handicap: che l’applicazione della legge si irrigidisce nell’osservanza letterale delle norme, mentre la vita reale dovrebbe badare alla sostanza e sorvolare sulle minuzie.

Dove invece un intervento penale sarebbe quanto mai opportuno, ma allo stesso tempo assai difficile, è nel sanzionare chi dà fuoco ai cassonetti, ormai bruciati a centinaia. Un numero così elevato da indurre la Sindaca a sospettare, ragionevolmente, che non si tratti solo di vandalismo ma di un tentativo deliberato di aggravare le già cospicue difficoltà nella gestione dei rifiuti. A maggior ragione, sarà importante arrivare a una conclusione dell’inchiesta sull’incendio dell’11 dicembre scorso che ha distrutto il Tmb Salario e privato Roma di un impianto fondamentale.

In attesa del completamento del dossier, e del suo inoltro ai pm, si stanno prendendo anche altre iniziative. Da un lato si è avviata la digitalizzazione delle attività di Ama, andando però a sbattere contro il caos delle annotazioni cartacee, costellate di errori o di correzioni raffazzonate. Dall’altro, il gruppo M5S del Comune – che martedì 15 gennaio dovrà affrontare i tre Consigli straordinari sull’emergenza rifiuti – progetta di creare  una Commissione speciale che si occupi specificamente dell’Ama, nell’intento di elaborare suggerimenti utili a migliorare lo stato delle cose.

Sul tappeto, tuttavia, rimane anche l’ipotesi estrema del commissariamento: un soggetto totalmente terzo, rispetto ai dirigenti e ai funzionari attuali, che goda di pieni poteri e che possa usarli per tutto il tempo che sarà necessario a rigenerare l’Azienda. Vedremo se si parlerà anche di questo, nell’incontro che si terrà oggi al Ministero dell’Ambiente e che vedrà riunita la “cabina di regia” per riportare la pulizia di Roma a degli standard quantomeno accettabili.

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