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Prescrizione, minacce incrociate nel Governo sul “fine processo mai”

Per il M5S “la riforma il 1° gennaio è legge”, ma il Pd parla di norma inaccettabile. E Italia viva, scesa in piazza contro il provvedimento, si dice pronta a votare la proposta di FI

Volendo fare un paragone nautico, si potrebbe dire che il Governo Conte è una nave il cui barometro indica costantemente burrasca. L’unica variante riguarda la causa scatenante – e bisogna ammettere che in tal senso l’esecutivo rosso-giallo è tutto fuorché privo di fantasia. Per dire, non si sono ancora spenti gli echi della rissa sul MES, ché già le forze di maggioranza sono tornate a scontrarsi, stavolta sulla giustizia.

Il tema specifico, in realtà, non è esattamente una novità, bensì un “cavallo di ritorno” come l’affaire prescrizione – cose che capitano quando una squadra è talmente litigiosa da scegliere sempre di procrastinare i nodi, fingendo di ignorare che prima o poi verranno al pettine. Stavolta il casus belli è rappresentato dall’imminente entrata in vigore della legge, firmata dal Ministro della Giustizia grillino Alfonso Bonafede, che prevede l’annullamento della prescrizione stessa dopo la sentenza di primo grado.

Il Partito Democratico ha chiesto con forza il rinvio della riforma perché, in assenza di garanzie sulla durata dei procedimenti, si rischia di «rimanere sotto processo per un tempo indefinito, per lunghissimi anni», come puntualizzato dal segretario Nicola Zingaretti, che ha definito inaccettabile la misura. «Senza un accordo nei prossimi giorni, il Pd presenterà una sua proposta di legge» ha tuonato il Governatore del Lazio.

Proposta che in realtà già esiste, ed è quella del deputato forzista Enrico Costa, che prevede l’estinzione dei processi dopo due anni in appello e uno in Cassazione. Per amor di pace (o di tregua), i dem hanno votato contro la concessione di una corsia urgente per il ddl Costa, ma al contempo hanno recapitato un ultimatum al Guardasigilli: se non blocca spontaneamente il provvedimento, ci penseranno loro con un apposito emendamento al Milleproroghe – e per buona misura stileranno un disegno di legge che, ricalcando quello di Forza Italia, mirerà a introdurre la cosiddetta “prescrizione processuale”, per cui ogni grado di giudizio dovrà avere una durata prefissata, pena la tagliola giuridica.

Da questo orecchio, però, il M5S non ci sente. «La nostra riforma dal primo gennaio diventa legge. Su questo non discutiamo» ha dichiarato in un’intervista radiofonica il capo politico del MoVimento Luigi Di Maio, con il tatto e la diplomazia tipici di un Ministro degli Esteri. Giggino, che aveva già incassato il sostegno del bi-Premier Giuseppe Conte, è stato spalleggiato anche dal suo “gemello diverso” Alessandro Di Battista, che contestualmente ha mandato una sobria velina agli alleati (almeno nominalmente) di Italia Viva: «Se si andasse al voto anticipato molti renziani resterebbero a casa (dentro e fuori il PD), senza immunità parlamentare, a rischio intercettazioni e, mai come oggi, questo non gli conviene».

Avvertimenti che però con Iv non sembrano proprio funzionare. «Volere una giustizia senza fine significa proclamare la fine della giustizia» ha tuonato Matteo Renzi, aggiungendo che «se non ci sarà accordo, voteremo il ddl di Enrico Costa, persona saggia e già viceministro alla giustizia del mio Governo. Bonafede può cambiare la sua legge, se vuole, ma non può pretendere di cambiare le nostre idee». Stesso concetto espresso da Maria Elena Boschi nel momento in cui, assieme a Roberto Giachetti, è scesa in piazza assieme ai penalisti contro la legge targata Bonafede.

Il quale ha sì affermato di non voler «rompere con nessuno o provocare una crisi di Governo», ma si è dovuto scontrare con il carico da novanta lanciato dal presidente dei senatori di Iv Davide Faraone: «L’idea perversa di processi eterni con noi non passerà: se il tema è prescrizione o morte, allora morte sia».

Insomma, se gli altri erano scogli, quello del «fine processo mai» (il copyright è di Guido Crosetto, coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia) rischia di essere un vero e proprio iceberg. Se sarà quello che farà affondare l’attuale timoniere d’Italia, solo il tempo lo potrà dire.

*Foto dalla pagina Facebook di Alfonso Bonafede

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