Pomezia, Si prostituivano all’insaputa dei mariti in centri massaggi
Alcune abitazioni pubblicizzate come centri massaggi erano in realtà luoghi in cui veniva svolta da giovani donne l’attività di prostituzione
Questa mattina, i Carabinieri della Compagnia di Pomezia hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 5 persone, di nazionalità italiana e domiciliate nel Comune di Pomezia, ritenute responsabili dei reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.
Gli arrestati sono quattro uomini e una donna. Alcune abitazioni, una a Pomezia a Via dei Castelli Romani e l’altra a Roma in Via Antonio Pacinotti, prese in locazione e pubblicizzate come centri massaggi, erano in realtà luoghi in cui veniva svolta, da giovani donne sia italiane che dell’est Europa, l’attività di prostituzione. Alcune delle donne erano anche sposate, e svolgevano tale attività all'insaputa dei mariti. I clienti potevano richiedere, oltre ai massaggi, che venissero eseguite dalle donne anche delle prestazioni sessuali.
L’attività investigativa, condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Pomezia, è scaturita dalla denuncia presentata da una giovane ragazza che, dopo aver risposto ad un’offerta di lavoro online come “segretaria”, recatasi all’appuntamento con i gestori dei centri massaggi, aveva scoperto che in realtà sarebbe stata assunta per eseguire delle prestazioni sessuali.
L’indagine ha permesso di dimostrare l’attività di sfruttamento della prostituzione per i gestori dei centri massaggi, due uomini di 42 e 32 anni, residenti a Pomezia. Entrambi sono stati tradotti presso il carcere di Velletri. Gli stessi si facevano consegnare dalle giovani donne il 60% di quello che veniva da loro guadagnato e organizzavano la loro attività.
Gli altri tre arrestati invece, due uomini di 50 e 65 anni e una donna di 41 anni, favorivano l’attività di prostituzione delle giovani, portando nelle abitazioni quello di cui avevano bisogno e gestendo gli appuntamenti e la contabilità. Sono stati portati presso i loro domicili in regime di arresti domiciliari.
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