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Ornella Vanoni, Milano perde la sua voce: ricordo di una donna che parlava alla città

La morte di Ornella Vanoni scuote Milano e l’Italia. Un racconto vivo, umano e locale della sua storia, delle sue radici milanesi e del suo rapporto con la città

Ornella Vanoni

Ornella Vanoni

La morte di Ornella Vanoni, avvenuta venerdì 21 novembre 2025 nella sua casa di Milano a 91 anni per arresto cardiocircolatorio, ha riportato silenzio in strade caratterizzate per decenni dalla sua presenza. La notizia, rimbalzata subito dai palazzi milanesi fino ai social dei fan più giovani, ha colpito la città come una parentesi improvvisa in un giorno d’autunno. Lei, che amava scherzare perfino sull’argomento più temuto, se n’è andata con la stessa spontaneità con cui era vissuta. Negli ultimi tempi aveva dimostrato una vitalità sorprendente, ospite fissa da Fabio Fazio, capace di raccontarsi con un’intimità che pochi artisti concedono davanti a una telecamera. Questa volta Milano, di solito rapida e concentrata sul passo successivo, si è fermata. Per lei.

Milano e Ornella: una relazione fatta di strade percorse e luoghi amati

Si dice spesso che Milano adotta, ma nel caso di Vanoni è stato l’opposto. È lei ad aver adottato Milano, scegliendo di farla diventare teatro quotidiano della sua esistenza. Nata nel 1934 in una famiglia bene, cresciuta fra scuole rigorose e una città in ricostruzione, aveva trovato a Brera un mondo riconoscibile, fatto di artisti, botteghe, odori, colori familiari. La si vedeva camminare sicura con quel passo elegante, fermo, come se salutasse ogni pietra. Chi l’ha incontrata negli anni racconta un sorriso immediato, una battuta sempre pronta, una capacità unica di far sentire a proprio agio chi la avvicinava, anche per pochi minuti.

La Milano degli anni Cinquanta e l’incontro decisivo al Piccolo Teatro

Il suo ingresso nel 1953 all’Accademia del Piccolo Teatro fu una svolta. La Milano del dopoguerra era un laboratorio vivo, pieno di energie spesso disordinate ma potentissime. Giorgio Strehler, con il suo rigore e il suo carisma, intuì in lei una qualità magnetica. Ne apprezzò la sensibilità, il temperamento e quella voce che sembrava racchiudere una storia già piena di sfumature. Fu lui a introdurla in un mondo fatto di prove lunghe, confronti serrati, studio continuo. E fu sempre lui a innamorarsi di quella donna affascinante, ribelle, incapace di adattarsi a un ruolo che non sentiva proprio.

Le “canzoni della mala” e la nascita di un personaggio irresistibile

La Milano che cresceva fra osterie, cantine, teatri e un’industria in espansione trovò in Vanoni un punto di riferimento. Le “canzoni della mala” non erano solo un repertorio: erano un ritratto fedele di quel periodo, di una città sospesa fra un passato da lasciarsi alle spalle e un futuro ancora incerto. Lei le interpretava con una forza che non chiedeva permesso. I milanesi riconoscevano in quella voce un’identità condivisa, una narrazione che apparteneva anche a loro. Fu così che la cantante, la donna elegante, l’attrice in divenire iniziò a farsi spazio nel panorama nazionale.

Gino Paoli e una storia che Milano ricorda come un romanzo vero

Nel 1960 arrivò Gino Paoli, e da quel momento la biografia di Vanoni divenne un romanzo che la città ha raccontato per decenni. L’amore, il lavoro insieme, le incomprensioni, la distanza e poi di nuovo l’intesa artistica: tutto vissuto alla luce del sole, senza filtri. I milanesi li vedevano come una coppia sospesa fra poesia e quotidianità. Lei non ha mai nascosto che Paoli sia stato l’amore più importante della sua vita, anche quando non era accanto a lui. E quel sentimento, vissuto senza regole, è rimasto nelle canzoni che ancora oggi accompagnano giornate e serate di molti.

Il successo, la televisione, il ritorno costante sotto i riflettori

Il successo non l’ha mai cambiata. Dalle partecipazioni a Sanremo ai concerti all’estero, dai programmi televisivi alle collaborazioni con artisti di generazioni differenti, Vanoni ha mantenuto intatta una qualità che i suoi fan milanesi conoscevano bene: la sincerità. Anche quando, sul finire degli anni Settanta, accettò di posare senza veli per Playboy, lo fece con l’eleganza e l’ironia di chi non intende scandalizzare, ma raccontare un momento. Il ritorno sulle scene con Paoli nel 1985 confermò una sintonia musicale che sembrava impossibile da spegnere.

La Milano degli ultimi anni e l’amore rinnovato del pubblico

Negli ultimi anni era diventata una presenza fissa nelle conversazioni cittadine. La sua voce, sempre più roca ma riconoscibile, accompagnava campagne sociali, iniziative culturali, interviste seguite da migliaia di persone. Il concerto alle Terme di Caracalla nel 2024 aveva sorpreso perfino chi la seguiva da sempre, confermando una vitalità che nessuna età anagrafica poteva contenere. I milanesi la osservavano con un misto di affetto e ammirazione. Per loro, non era solo una cantante: era un pezzo di città.

L’ultimo saluto di Milano: un’atmosfera sospesa

Ora Milano si prepara a salutarla con la delicatezza che si riserva alle figure davvero amate. Le istituzioni stanno definendo modalità e luoghi per rendere omaggio a una donna che ha influenzato generazioni. I cittadini, invece, hanno già iniziato a lasciare fiori sotto casa, nei suoi luoghi abituali, nelle strade dove spesso l’hanno incrociata. È un gesto spontaneo, semplice, perfettamente in linea con ciò che lei rappresentava. Perché Ornella Vanoni non era solo una voce. Era una presenza. E quel vuoto, oggi, si avverte ovunque.