Onu, altro che commissione indipendente: ecco chi accusa Israele
Un report delle Nazioni Unite delira che a Gaza è in corso un genocidio: ma i tre autori sono noti per le posizioni antisemite, e si sono basati interamente sulla propaganda di Hamas

Onu pro-Palestina (immagine dall’account X - ex Twitter - di DID Press)
Nei giorni scorsi si è fatto un gran parlare di un recente report dell’Onu, che punta il dito contro Israele con addebiti particolarmente gravi. A redigerlo è stata la cosiddetta “commissione internazionale indipendente d’inchiesta delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est”. Il problema è che questo collegio sarà pure indipendente, ma di certo non è imparziale.

Altro che commissione Onu indipendente
Conformemente all’omonima Convenzione del 1948, un genocidio è «l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, in quanto tale». Esso è caratterizzato da cinque atti, e secondo il dossier dell’Onu, scrive La Repubblica, l’IDF ne avrebbe commessi «quattro» a Gaza dall’ottobre 2023. Segnatamente, avrebbe deliberatamente ucciso Palestinesi, causato loro gravi danni fisici o mentali, inflitto condizioni di vita intese a provocarne la distruzione fisica, imposto un controllo delle nascite.

Accuse, va da sé, ridicole, liquidate non a caso dal Ministero degli Esteri dello Stato ebraico come basate «interamente su falsità di Hamas» già «ampiamente smentite». Le forze armate biancoblu, infatti, non puntano certo ai gazawi, bensì ai terroristi responsabili dell’orrendo massacro del 7 ottobre. E, se colpiscono obiettivi non militari, è a causa del noto vizietto del movimento islamista di usare i civili come scudi umani.
Come poi riporta il Corsera, i diplomatici del Governo di Benjamin Netanyahu hanno rincarato la dose attaccando frontalmente gli autori del rapporto onusiano. «Tre individui che agiscono come rappresentanti di Hamas, noti per le loro posizioni apertamente antisemite».

Si tratta dell’architetto indiano Miloon Kothari, che già in tempi non sospetti vaneggiava di social media controllati da una fantomatica lobby ebraica. Dell’avvocato australiano Chris Sidoti, uso a ragliare contro «uno degli eserciti più criminali al mondo» (le Israel Defense Forces, ça va sans dire). E, soprattutto, della giurista sudafricana Navanethem Pillay, a capo dell’indagine, che da anni delira di occupazione della Striscia da parte di Tel Aviv.

Insomma, è stato come conferire al leone l’incarico di giudicare l’agnello in un contenzioso contro il lupo. Non serve aggiungere altro.


