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La grande sfida della bellezza nell’età dell’intelligenza artificiale

Oggi siamo dinanzi a una svolta epocale. La bellezza potrà forse essere, in qualche modo prodotta (o copiata) dall’intelligenza artificiale?

IA - Intelligenza Artificiale

IA - Intelligenza Artificiale (© Markus Spiske / Pexels)

La bellezza ci circonda e ci pervade. C’è chi dice è bello ciò che piace, ma altri invece sostengono il contrario piace ciò che è bello. È indubbio che le due cose si intrecciano ma gli attuali commentatori, immersi ancora nel substrato della cultura umanistica sostengono che l’uomo è misura di tutte le cose e dunque è lui che decide cosa è bello. Ma è veramente cosi?

La bellezza sembra essere connessa con il concetto stesso di bios, e noi abbiamo già in molte sedi sostenuto che come l’intelligenza non è solo umana ma appartiene a tutti i viventi, cosi la bellezza precede l’uomo, anche se è indubbio che la consapevolezza umana sia differente e quindi abbia un concetto e una visione della bellezza differente.

Nel regno vegetale la bellezza si esprime con le forme simmetriche o leggiadre, con forme matematiche come la Sequenza di Fibonacci, si esprime con i colori (per attrarre gli impollinatori) quindi una bellezza che non solo propizia le interrelazioni ma che dimostra che la bellezza è anche comunicazione tra le specie viventi, è attrazione, e in definitiva un linguaggio universale. Il regno vegetale esprime bellezza con i profumi, con i sapori e che ciò venga riconosciuto da varie specie diverse dall’umano (e prima degli umani) è provato dal fatto che gli animali e anche gli insetti siano attratti da profumi e colori (e il regno vegetale lo sa).

Certamente ciò non vuol annullare le differenza che vi sono nella storia naturale, neanche per sogno sia chiaro , e neanche vuol dire che siano queste forme di attrazione per la bellezza sullo stesso piano sullo stesso piano della sensibilità umana. Certamente no. Ma sta a significare che la bellezza ha una matrice comune negli esseri viventi che non può essere dimenticata. Esprime attrazione ,e in definitiva non nasce con l’uomo ma lo precede. Ciò non toglie assolutamente che l’uomo sin dalle sue prime fasi evolutive abbia mostrato un particolare legame con la bellezza e un desiderio di esprimere bellezza.

Ecco perché possiamo dire con forza che la bellezza è particolarmente importante per l’uomo e lo circonda, anche se è indubbio poi che noi umani prediligiamo quella parte di bellezza che siamo in grado di decifrare noi, e in un delirio di onnipotenza finiamo per cancellare altre possibili versioni e prospettive.
Perché oltre la bellezza creata dall’uomo c’è una bellezza della natura che sempre ci sorprende e ci affascina e noi umani parliamo di spettacolo della natura, di bellezze naturali.

Ma in realtà il desiderio di esprimere bellezza è ciò che contraddistingue l’umanità, la storia dell’uomo fin dalle origini. Tutta la storia dell’umanità è segnata dalla bellezza fin dai primi tentativi di arte, da quei primi segni di civiltà che sono le pitture rupestri e i disegni nelle caverne preistoriche, che insieme alle sepolture segnalano la nascita della civilizzazione umana; (poiché gli animali non seppelliscono).

In questo caso la bellezza è congiunta con l’arte, e viene coltivata oltre la spinta immediata che è in natura di un’attrazione, perché diventa comunicazione con altri umani e quindi interrelazione ma anche suggestione. Alcuni strumenti molto primitivi sono anche decorati, cioè abbelliti e la civiltà umana nasce proprio da questo. Da questo bisogno di comunicare bellezza e di godere la bellezza. Potremmo dire che oltre al fuoco, oltre alla primissima realizzazione di strumenti, la creazione di bellezza sia una connotazione dell’origine delle civiltà.

Peccato che alcune forme di espressione della bellezza abbiano avuto luogo in supporti cosi fragili (quando non abbiano addirittura alcun supporto) e quindi noi non ne abbiamo testimonianze se non indirette. Così i disegni sulla pelle (che conosciamo in popolazioni primitive), così i suoni e la musica, cosi la poesia orale che conosciamo al momento in cui dopo una lunga tradizione orale (quanto lunga?) viene trascritta.

Gli esempi sono tanti, dalla musica alla danza, di cui non rimangono tracce archeologiche se non indirette, dalla poesia che solo con la scrittura perse la connotazione di trasmissione orale. Le primissime sepolture di migliaia di anni fa indicano una lezione molto significativa: la cura verso il defunto e ad essa connessa l’arte (cioè proprio la bellezza prodotta dall’uomo). Con l’unione nelle inumazioni di oggetti e monili decorati testimoniano che il defunto li apprezzava e li riteneva importanti e che in vita al sepolto furono utili, e care.

La bellezza insomma contraddistingue l’uomo e si nota che man mano che la civilizzazione cresce e si sviluppa gli oggetti ritenuti belli aumentano. Da questa osservazione viene un preciso segnale: l’umanità stava principiando ad essere e a crescere in quelli che chiamiamo: valori spirituali. Significativo momento quello in cui l’uomo comincia a tracciare le primissime immagini, le prime pitture, affreschi (in senso lato), li troviamo nelle grotte almeno di 40.000 di 50.000 anni or sono, forse ancora più in là nel tempo man mano che ricerche e scoperte si sommano. Il tempo scorre e la capacità di comprendere il bello nell’uomo lentamente evolve in arte e in comunicazione.

La comunicazione umana è al contempo espressione di arte (bellezza cioè) e di interrelazione con gli altri uomini. La comunicazione evolutasi peraltro in un tempo lunghissimo, scandisce la storia umana, e dimostra che conoscenza e bellezza accompagnano l’umanità da decine di migliaia di anni, in cui la bellezza/arte si è sedimentata nella ragione umana e ha fatto nascere la civiltà.

L’arte è dunque la principale espressione del bello nella storia umana; ma anche tutto quello che ruota attorno ad esse. Vogliamo qui richiamare un nostro articolo scritto moltissimi anni fa, s’intitolava “Massa e cultura”, nel quale, in estrema sintesi dicevo che le prime forme di scrittura sono derivate dalla pittura, da disegni e non solo da immagini, soprattutto dagli ideogrammi per l’oriente e dai geroglifici per l’Egitto, entrambe tecniche di scrittura basate sostanzialmente su disegni. A tal punto mi son chiesto: qual è la differenza tra la nostra scrittura e quella degli Egizi?

Nella scrittura (proto-scrittura), fatta di disegni e immagini, d’altro non si tratta che di sintesi di conoscenza, ossia: vista l’immagine si scoprono pian piano i dettagli; si è in presenza di pensiero – sintetico- che colpisce in primo luogo l’animo. Successivamente, con la scoperta, l’ideazione dei linguaggi scritti costituiti di sillabe sequenziali è successo che il cervello umano ha imboccato una strada diversa, la strada della scrittura.
Strada che comincia con il lineare a lineare b, la scrittura bustrofedica, in cui la riga va da sinistra a destra e poi va da destra a sinistra, come a seguire il percorso dell’aratro; da questa sequenza si sviluppa il pensiero logico, il senso di causa ed effetto, il ragionamento logico per cui è d’obbligo seguire tutta la frase, e solo alla fine coglierne il concetto (sintetizzando).

La comunicazione ha poi continuato il suo cammino, fino ad oggi seguendo le due vie parallele, quella della scrittura e quella dell’immagine, naturalmente omettiamo qui per brevità altre forme di comunicazione quali quella della musica e le immagini volte maggiormente alla comunicazione di massa, la scrittura riservata alle élite perché non molti sapevano leggere e scrivere, le immagini (quadri, statue opere architettoniche, mosaici, monete), efficaci per comunicare a tutti.

E’ questa l’essenza delle grandi opere pittoriche nelle chiese, dei grandi mosaici dei templi e dei grandi affreschi che vanno ad incastonarsi nel subconscio di tutti, vanno a parlare alle anime e ai cuori facendosi così costitutivi del peculiare carattere dell’umanità, l’arte, la bellezza è cioè al centro dell’uomo e della storia umana.

Se è vero che la scrittura parla prevalentemente all’intelletto logico, l’arte parlerà agli animi umani mediante l’evocazione, che è molto più che semplice logica e molto di più che descrizione. Negli ultimi secoli noi abbiamo vissuto il tema della bellezza e dell’arte nell’alveo dell’umanesimo e rinascimento che hanno influenzato in questi secoli sia la cultura che l’inconscio collettivo. Ma dopo il novecento, dopo Freud, l’introspezione, l’analisi del soggetto e dell’inconscio, oggi siamo di fronte ad un grande cambiamento e una grande sfida.

Per la prima volta nella lunga vicenda della civiltà umana, l’intelligenza umana incontra un tipo di intelligenza che è certamente diversa, quindi non si pone un problema di identificazione meccanica tra le due), ma un intelligenza che potrà essere più potente di quella umana, cosa mai avvenuta prima. Una intelligenza inoltre che può creare immagini, suoni, racconti, poesie assolutamente simili a quanto fa l’uomo pur dovendosi ribadire che ciò non vuol dire uguali.

Oggi siamo dinanzi a una grande epocale svolta. La bellezza potrà forse essere, in qualche modo prodotta (o copiata) dall’intelligenza artificiale? È un dilemma epocale. Cambierà questo la storia? Cambierà la mentalità dell’uomo? Cambierà la stessa percezione della bellezza?

Le domande valgono pur nella consapevolezza che c’è una bellezza che trasmette le emozioni umane e non dati statistici? È una sfida davvero grande rispetto alla quale noi, con Enia (Ente Nazionale Intelligenza Artificiale) e con il Salotto dell’Intelligenza Artificiale che presiedo, intendiamo affrontare mobilitando gli artisti, mobilitando i critici, i comunicatori, la gente dello spettacolo, della letteratura e della poesia perché venga generata una riflessione comunitaria intorno al bivio epocale che stiamo vivendo. Riuscirà la bellezza a salvare l’umanità?

Questo è il vero quesito di fondo, questa è la sfida che con la saga del neoevo (una serie di libri, romanzi fantasy e raccolte di musical poetici), abbiamo cercato di descrivere e… forse… risolvere o meglio, dare un segnale per risolvere questi temi che riguardano il destino dell’uomo.

Riflettendo che la Bellezza deve continuare a trasmettere le emozioni umane, il senso dell’umanità e la civiltà, ma la sfida è aperta, perché da un lato la rapidità delle trasformazioni e degli sviluppi dell’intelligenza artificiale destano interrogativi che non possono essere evitati. D’altro canto però anche se la bellezza prodotta dall’IA non fosse del tutto paragonabile a quella prodotta dall’uomo, resta il problema che la facilità di copia e la sovrapproduzione che l’IA può facilmente attuare, rischiano di inflazionare le copie e di disincentivare la creatività umana.

Non certamente nell’immediato ma molto probabilmente nel futuro , un futuro pero che sopraggiunge con incredibile velocita e forza smisurata. Ecco perché secondo noi la sfida dell’I.A. permea il Neoevo, e satura le possibilità future, se non adeguatamente affrontata, per guidare lo sviluppo, il cui esito come in tutte le fasi cruciali della storia non è affatto scontato.

Insomma attorno ai temi dell’arte e della bellezza si svolgerà un dibattito cruciale sul futuro, perché se l’uomo può essere sostituito nel lavoro non è la stessa cosa quando venisse sostituito nel campo dei valori spirituali e tra essi il senso della bellezza e quindi nell’arte. Tutto questo abbiamo cercato di esprimere nella saga del Neovo, sia con dei romanzi paradossali e umoristici ma epici, sia con la poesia che appunto come già detto, evoca e non descrive.
Il resto lo trovate sul sito www.neoevo.org

Fabrizio Abbate