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Once i was. Oltre la Storia di Tim e Jeff Buckley

Tim e Jeff Buckley : un padre e un figlio, che condivisero troppo poco tempo insieme ma molto tragico destino

Dal 24 febbraio al 1 marzo 2015 al Teatro Spazio Uno va in scena 'Once i was. Oltre la storia di Tim e Jeff Buckley'.

Una storia che lascia  graffi sull'anima così come una puntina rovinata solca sgraziatamente il vinile della loro musica, uno spettacolo scritto, diretto, cantato e interpretato da Francesco Meoni. 

Tim e Jeff Buckley: un padre e un figlio, che condivisero troppo poco tempo insieme ma molto tragico destino. Questa è la vita ma anche la trama narrativa di 'Once i was', lo spettacolo di teatro e musica concepito, scritto, diretto e interpretato da Francesco Meoni che parte dalla storia dei due musicisti americani, vissuti tra gli anni '60 e '90, per indagare il loro mancato rapporto padre-figlio e che sarà in scena dal 24 febbraio al primo marzo al Teatro Spazio Uno di Roma.

Un excursus poetico che alterna la storia delle loro vicissitudini personali alle loro carriere lungo un binario che, se nella loro sfortunata esperienza raramente si incrociò, sul palcoscenico è messo in prima linea tramite una partitura interpretativa integrata dal vivo da un organico di validi musicisti che vede in scena Vincenzo Marti (voce e chitarre), Toni Mancuso (tromba e flicorno), Danilo Valentini e Luca Figliuoli (chitarra), Nicola Ronconi e Alberto Caneva (basso), Rocco Teora e Salvatore Caruso (batteria).

Un linguaggio unico nella quale gli spunti sonori degli hits dei Buckley (da I Never Asked to Be Your Mountain e Once I Was di Tim a Grace e la reinterpretazione di Halleluyah di Jeff) lasciano spazio ad una confluenza ininterrotta di note, parole, sentimenti ed emozioni nel quale la trama emotiva delineata dalla necessità di dire o dall’urgenza di spiegare le ragioni della solitudine o delle incomprensioni generate si fa tessitura di uno spettacolo psicologicamente complesso ma che ben contestualizza anche le radici e sviluppi di un pezzo della storia rock americana.

Hanno detto dello spettacolo: "Meoni vince la sua sfida: quella di raccontare una storia ancora non abbastanza conosciuta, a cavallo tra il fascino dei favolosi anni '60 americani e il ruvido splendore dei '90, l'ultima grande epoca dei cantautori. E di strappare perfino una lacrima, nel ricordo di due geni che il mondo ha perso prima di riuscire a conoscere fino in fondo" (Fabrizio Corgnati, Saltinaria). E ancora: "A volte l'impossibile può realizzarsi su un palco e Meoni c'è riuscito magistralmente" (Your dreams). "Tutta la 'Grace' (la grazia, proprio come il titolo dell’album che lo rese celebre) dell’artista riversata sul palco tra le lacrime di rabbia di un Meoni in stato di grazia. Teatro e musica da vedere e ascoltare" (Antonio Soriero, Soverato news). "Si ravvederà anche lo spettatore scettico, che crede di assistere a un concerto-parlato pieno di belle cover, perché 'Once I was' è un'indagine nell'anima, negli errori, nelle possibilità, nelle amicizie e nei dolori, non è un album di famiglia, non è un carosello di melodie, è la riflessione di un padre-fantasma (nel vero senso della parola) che perdona suo figlio e si perdona, per sempre" (Samantha Catini, Fuori campo). Di "vero e proprio volo sulle ali della canzone teatro, un viaggio nelle vite di Tim e Jeff Buckley tra sofferenza, sensi di colpa e grande musica. (…) Da vedere con le orecchie ed ascoltare con il cuore", parla Luca Bussoletti, Tag 24. E infine: "Un appuntamento mancato. Così Francesco Meoni descrive il rapporto fra i due artisti distanti eppure così indissolubilmente legati, stretti nella stessa morsa artistica, dall’urgenza di dolore. (…) O forse non è ancora finita, forse c’è un 'altrove', un 'oltre' la vita di Tim e Jeff Buckley, dove l’onda non fa paura, dove il rumore del mare è una video-installazione che conforta: su quell’onda i due cantano insieme e non sono padre e figlio, del resto non lo sono mai stati, sono solo due coetanei amanti della musica e sposi fedifraghi della vita" (Adriano Sgobba, Recensito).

FRANCESCO MEONI. Francesco Meoni debutta nel ‘90 con Turi Ferro nel Malato Immaginario di Molière, spettacolo di successo che lo porta in giro nei maggiori teatri d'Italia. Nel teatro ufficiale si cimenta in classici quali Otello,  per la regia di Lavia con Orsini e Branciaroli, in Chicchignola di Petrolini e interpreta nei Menecmi di Plauto al teatro greco di Segesta il doppio ruolo dei Menecmi. Ancora in tournée con la ditta Dapporto-Monti con Plaza suite di N. Simon, e sempre con la Monti in Margherita e Il Gallo. Nel frattempo alterna il teatro ufficiale alle cantine, dove partecipa al Calapranzi di Pinter, I Blues di Williams, e sempre nell'ambito del teatro-off manifesta il suo interesse per il teatro di impegno civile con uno spettacolo sui desaparecidos: Tango. Per la giornata della memoria interpreta  La morte di Ivan Iilic di Tolstoj a cura di P. Castagna.

Partecipa anche a molte fiction, dal Maresciallo Rocca a Distretto di Polizia, da Incantesimo ai Cesaroni, da Ris a La Squadra, da Casa Vianello a Finalmente soli, oltre a diversi tv-movie per Rai Uno: Soldati di pace, Posso chiamarti amore, L’Ultima Frontiera, Mal’aria. Nel cinema segnaliamo RDF dove interpreta uno dei due fratelli protagonisti della storia, La vita per un'altra volta, regia Astuti e Hotel Meina per la regia  di Carlo  Lizzani. Da anni lavora inoltre come doppiatore di cinema, televisione, cartoni animati e multimedia, e collabora come attore radiofonico negli sceneggiati di Radio Rai. 

Teatro Spazio Uno, vicolo dei Panieri 3 – Roma (Trastevere). 06 45540551. Orari: da martedì a sabato ore 21 – domenica ore 18

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