Omicidio Villa Pamphilj: l’uomo ricercato è stato arrestato in Grecia
Si era rifugiato tra la folla variopinta dell’isola greca di Skiathos, ma il suo errore fatale è stato quello di portare con sé il telefono

Un’operazione coordinata e meticolosa ha condotto all’arresto di Rexal Ford, cittadino americano di 46 anni, sospettato del brutale omicidio di una bambina a Villa Pamphili e forse coinvolto nella morte della madre, avvenuta pochi giorni prima.
L’arresto inatteso tra i turisti dell’Egeo
Si era rifugiato tra la folla variopinta dell’isola greca di Skiathos, ma il suo errore fatale è stato quello di portare con sé il telefono, che ha tradito la sua posizione grazie al tracciamento delle celle telefoniche. Venerdì mattina, poche ore dopo l’identificazione divulgata dalle autorità italiane, è scattato il fermo.
Le testimonianze chiave e i legami sospetti
La vicenda è intricata: le vittime, come lui, erano americane, ma le indagini hanno mostrato che Rexal parlava italiano. I legami tra lui e le vittime rimangono ancora un mistero su cui si continua a indagare. Alcuni testimoni oculari avevano notato un uomo che passeggiava con una bambina in braccio nel parco la sera prima del ritrovamento dei corpi. Le telecamere hanno fornito ulteriori indizi grazie a una registrazione presso una mensa per indigenti dove l’uomo aveva lasciato le sue generalità.
Indizi dall’Italia e blitz in Grecia
Altri dettagli sono emersi dai racconti degli abitanti locali: un’addetta al parco ha fornito una descrizione dell’uomo mentre commercianti del mercato di via San Silverio hanno ricordato quel trio che parlava inglese. Era lui? I suoi modi aggressivi verso la donna non sono passati inosservati. Un rapporto della polizia rivela anche un violento alterco avvenuto a Campo de’ Fiori il 20 maggio scorso, dove un uomo ubriaco aveva aggredito una donna in strada: anche questo sembrerebbe collegare i fili della storia.
L’attesa estradizione e le domande ancora aperte
Con l’arresto di Ford si attendono ora ulteriori sviluppi. Le autorità italiane stimano l’estradizione entro venti giorni per poter proseguire gli interrogatori e chiarire definitivamente i rapporti tra l’indagato e le vittime. Rimane da determinare se la relazione familiare con la bambina sia vera, poiché al momento non ci sono prove scientifiche definitive che confermino questo legame.