Nuova profanazione-intimidazione contro Leone XIV: panni stesi sul battistero di S. Agostino
Il monastero della Bernaga, luogo in cui San Carlo Acutis, proprio nel giorno in cui ricorreva la festa di San Carlo Acutis è andato distrutto da un inspiegabile incendio

Ancora un’intimidazione per Leone XIV. Il 15 agosto i suoi nemici erano partiti in modo soft, quasi con grazia, con due bambini vestiti di giallo e bianco, dotati di bandierine vaticane, in un siparietto gestito presumibilmente dal reggente della Casa pontificia Mons. Leonardo Sapienza.
I pargoletti, certo inconsapevoli, esibirono con aria di sfida a Leone l’orribile croce pettorale massonica di Bergoglio, quella ormai notissima con il Buon Pastore con le braccia incrociate.
Tale postura, detta proprio “del Buon Pastore”, si assume per il giuramento del 18° grado da principe Rosa+croce, un livello massonico comune anche alla massoneria di rito scozzese antico e accettato. Il messaggio dei bimbi era evidente: ricordati che noi bergogliani teniamo in pugno il Vaticano.
Questa croce, di gran moda, è stata indossata da oltre un centinaio, tra vescovi e cardinali, soprattutto di nomina bergogliana. Alcuni la indossavano in modo inconsapevole, (fra questi il card. Zen e, riteniamo, lo stesso Prevost), ma per molti altri è una specie di “piastrino di riconoscimento massonico”.
Ben più grave, l’episodio accaduto fra 11 e 12 ottobre: il monastero della Bernaga, luogo in cui San Carlo Acutis, guarda caso canonizzato circa un mese prima da Leone XIV, proprio nel giorno in cui ricorreva la festa di San Carlo Acutis è andato distrutto da un inspiegabile incendio. Quando le fonti ufficiali parlano di “cortocircuito” si sente sempre puzza di bruciaticcio, è quasi come se scrivessero a lettere cubitali “INCENDIO DOLOSO”, dato che, fra salvavita e interruttori magnetotermici, fin dagli anni ‘70 non è così facile che uno stabile di quelle proporzioni vada a fuoco per cortocircuito.
Soprattutto, la possibilità che il monastero del santo adolescente sia andato distrutto proprio nel giorno della festa di San Carlo Acutis (il 12 ottobre) sarebbe un puro caso secondo una percentuale dello 0,27%, cioè di un giorno su 365 del calendario liturgico.

In compenso, il 14 ottobre, un ignoto straniero ha urinato sull’altare di San Pietro, e quindi sulla tomba del Principe degli Apostoli (di cui Leone è Vicario) durante la messa. Si tratta probabilmente della profanazione più grave mai avvenuta in San Pietro, forse nemmeno ai tempi del Sacco di Roma (1527) i Lanzichenecchi ardirono a tanto.
Infine, dopo che Prevost non ha minimamente calcolato i documenti del Sinodo, con le abituali tematiche gnostiche (donne diacono, sdoganamento sesso gay etc.) arriva puntuale l’altra profanazione contro la chiesa più grande in territorio italiano (guarda caso), cioè il duomo di Milano.
I giornali mainstream, come al solito, non colgono nulla di questi episodi, o più probabilmente fingono di non capire: protagonista – come spiega Elisabetta Andreis su il Corriere della Sera di Milano, un immigrato egiziano “di 21 anni” che però, con un concetto piuttosto personale di aritmetica, la giornalista afferma essere “nato nel 2001”. I casi sono due: o la collega si è distratta oppure chi le ha passato la velina voleva far passare un messaggio: il 21, numero esoterico, significa stabilità e successo. Non dimentichiamoci, inoltre, che la massoneria si rifà in buona parte alla religiosità occulto-esoterica egiziana, in antagonismo totale con quella romano-cristiana.
Questo senzatetto, che i media dipingono come il solito “squilibrato”, intorno alle 7.30 della mattina del 30 ottobre, non ha trovato di meglio da fare che stendere i propri panni bagnati (in una giornata piovosa, peraltro) su due transenne che lui stesso ha spostato (come abbiamo appurato in loco) dagli ingressi laterali per posizionarli esattamente all’entrata centrale del Duomo. Verso le 8.00 sono intervenuti i vigili milanesi, i “ghisa” e l’egiziano, dopo qualche minaccia scomposta è stato accompagnato al San Paolo per una valutazione psichiatrica. Intanto la profanazione era stata compiuta: giornali e politici si sono concentrati solo sull’osceno degrado migratorio prodotto a Milano dall’amministrazione Sala, ma nessuno coglie il vero senso del gesto, per il quale, il giovane egiziano avrà probabilmente percepito una lauta mancia.
La profanazione è avvenuta, infatti, esattamente sopra l’antico battistero paleocristiano dove, nel 387 d.C. fu battezzato da S. Ambrogio il giovane S. Agostino, il cui ordine dedicato ha avuto come priore generale, dal 2001 al 2013, proprio Robert Francis Prevost. E questo non può essere casuale.
Come mai questo accanimento contro il pur mite Leone XIV? Secondo la nostra quinquennale inchiesta condotta su Libero, purtroppo censurata dagli attuali direttori dietro input del vaticanista de Il Tempo Francesco Capozza, i bergogliani sanno benissimo che lui è il vero papa, eletto in modo definitivo da un conclave con soli 25 autentici cardinali elettori nel pomeriggio dell’8 maggio scorso a causa della sede impedita di Benedetto XVI.
A Leone basterebbe solo dire la verità sulla sede impedita di Ratzinger e sull’antipapato di Bergoglio per cancellare immediatamente tutte le gerarchie nominate dall’antipapa gnostico argentino. Eppure, questa combustione escatologica tarda ad arrivare, probabilmente per un eccesso di prudenza, per una volontà tipicamente clericale di “occultare lo scandalo” o per un effettivo impedimento. E il prezzo di tale attendismo si paga con tante, troppe profanazioni e oltraggi.
Ed ecco il senso dell’ultimo “messaggio”: noi gnostici, della vasca del tuo santo patrono, facciamo un lavello e qui rimarremo, con stabilità e successo, come se fossimo a casa nostra.
In sostanza, queste intimidazioni arrivano proprio per impaurire Leone, impedirgli di far saltare il banco e di aprire finalmente quel “Mondo nuovo” di cui parlava il Santo Padre Benedetto XVI.

