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Noi, sequestrati dal Festival, ma c’è pure chi non lo ama

Il Festival di Sanremo si conferma per lo share un prodotto televisivo di successo, ma c’è anche una parte del pubblico che non lo ama

Va bene, anche se non ci arrendiamo del tutto, noi che siamo i critici della prima ora del Festival, rileviamo che Sanremo 2016 è di sicuro un buon successo, non possiamo che prenderne atto. Intanto la media Auditel delle quattro serate andate in onda è di quasi il 49 %, la più alta degli ultimi undici anni e un italiano su due lo guarda. Poi, come se non bastasse, non sentiamo volare una mosca contro il Festival, tutti allineati, tutti schierati a favore, tutti a salire sul carro infiorato dei vincitori. I detrattori che arricciano il naso come noi devono battere in ritirata anche quest'anno. 

Noi che siamo quelli tacciati di essere un po' snob solo perchè magari preferiamo altra musica o semplicemente la Musica alle canzoni scialbe, o alle manifestazioni pompose e consuete che il Festival, anche il migliore di tutti, ci riserva sempre col suo codazzo di luoghi comuni, sempre i soliti: il bravo conduttore che tutto ha sotto il suo controllo, la bella co-conduttrice, che piace perchè "sembra tanto la ragazza della porta accanto", il bel co-conduttore (quest'anno sono stati promossi di grado) che sprigiona volute di eros per giovani donne e soprattutto per signore attempate, le canzoni piuttosto inutili, come corollario ad uno spettacolo sempre lo stesso più meno da 66 anni.

Sembra un esercizio sterile e inutile parlare male del Festival di Sanremo e un po' ci dispiace, visto il successo di ascolti e le scarse critiche blande che gli sono state rivolte. E' come ululare alla luna rischiando di essere fuori moda. 

Ogni anno ripetiamo stancamente che il Festival è divenuto uno spettacolone di varietà con brani che difficilmente lasciano il segno, cerimoniale ormai inutile per canzoni- regine elette e quasi subito detronizzate che nessuno ricorderà il giorno dopo, tra la pochezza della proposta in termini di qualità oggettiva e l'enorme offerta mondiale di musica alla quale abbiamo accesso. 

Senza contare poi quell'italiano su due che non vede il Festival e non ha interesse alcuno per questo, ma che ne viene inevitabilmente sequestrato, suo malgrado, per cinque giorni televisivi, quasi h24, della Rai dal canone imposto. E' inutile dire che chi scrive è tra questi ed è a quell'italiano su due che va il nostro pensiero carico di comprensione e di simpatia.

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