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No, nessuna abitudine alle mascherine e affini: dai e dai sono misure disumane

Il Governo punta sull’assuefazione. I cittadini con una mente ancora libera dovrebbero capirlo e rifiutarsi

Bisognerebbe scriverlo sui muri, urlarlo per strada o almeno su Internet, o se non altro stamparselo in testa e nel cuore: nessuna abitudine alle mascherine e affini. Né adesso né mai.

Un conto è accettarle a malincuore. Vuoi come una necessità sanitaria, per chi abbia sposato le (discutibilissime) tesi del Governo e del suo prezioso Comitato scientifico. Vuoi come un’imposizione che si è costretti a subire e che ha tutt’altri scopi, per chi invece abbia compreso come il Covid 19 sia l’architrave di un’immensa strategia di manipolazione collettiva.

Ma abituarsi proprio no. In nessun caso bisogna arrivare a considerarle il “new normal” della vita sociale, non solo per il presente ma per un futuro prolungato. Così prolungato, addirittura, da diventare pressoché permanente.

In nessun caso ci si deve convincere, come vorrebbero le autorità e i loro lacchè mediatici, che in fondo si può vivere anche così. Che in fondo ciò che conta di più è appunto vivere.  

Manco a dirlo, invece, quelli che hanno instaurato la Dittatura Virologica, o che la stanno assecondando, spingono a conformarsi di buon grado a questa ubbidienza acritica. Cercando di far dimenticare quanto le misure adottate siano ingombranti e innaturali. E, specialmente alla lunga, del tutto disumane.

In un’intervista rilasciata a Repubblica, il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, si è profuso in elogi sperticati per la mansuetudine dei più.

Sia lode alle pecorelle ubbidienti, nell’anno zero d.C.

D.C. / Dopo Covid.

Prescrizioni & coincidenze

Locatelli è stato eletto all’attuale incarico nel febbraio del 2019. Dove ad affiancarlo ci sono due vicepresidenti. Uno dei quali, per una curiosa coincidenza, è Paolo Vineis, Ordinario di Epidemiologia all’Imperial College di Londra.

Nessuna coincidenza curiosa, invece, nelle dichiarazioni con cui Locatelli, alla fine del marzo scorso, aveva escluso un’origine artificiale del Covid-19. «Non facciamo del fantabioterrorismo. Abbiamo indicazioni chiare che non ci sia stata possibilità di generazione in laboratorio».

Lapidario e insindacabile. Burioni’s Way: noi sappiamo tutto e voi non sapete un c…o.

Veniamo all’intervista a Repubblica, adesso.

«Ho visto molti più atteggiamenti consapevoli che irresponsabili. Ieri tornando a casa dall’ospedale ho visto tante persone con la mascherina e pochissime senza. Fuori dai negozi c’erano code ordinate, dove si rispettava la distanza di un metro. Stiamo avendo una dimostrazione di maturità dal popolo italiano, non è banale».

No che non è banale. Ma per motivi opposti a quelli caldeggiati dai governanti-sceriffi o dai dottoroni di turno. Non può esserci nulla di banale, nella facilità con cui molti milioni di cittadini hanno lasciato che si conculcassero le loro libertà costituzionali.

Andiamo avanti. Fissato l’approccio generale, nei termini che abbiamo visto, Locatelli si sofferma sui capisaldi dell’Emergenza Obbligatoria: le mascherine e il distanziamento sociale.

Le mascherine: Vade retro virus.

Il distanziamento sociale: Vade retro fratres.

«Sì, ormai sono un riflesso condizionato. Chi esce di casa senza mascherina se ne rende conto subito. Abbiamo imparato la lezione soprattutto perché ha comportato un carico di dolore per tutti noi. Anche chi non è stato toccato personalmente dalla tragedia di una perdita, ha visto le immagini e letto le storie. Questo ha fatto aumentare la sensibilità al rispetto oltre che di sé stessi anche e degli altri. E ora queste misure non farmacologiche di prevenzione sono imprescindibili».

No, nessuna abitudine alle mascherine e affini

Una volta c’era la fantascienza. E qui in Italia partorì la celebre collana Mondadori intitolata Urania.

Adesso c’è la drammascienza. E sempre qui in Italia, sulla generalità dei media mainstream, sta partorendo la serie martellante di Virania.

Emozioni forti e cifre deboli.

Emozioni amplificate. Cifre pasticciate.

Ottimo share, purtroppo.

Almeno per ora. Fintanto che non si moltiplicherà il numero dei cittadini in grado di scuotersi dal torpore e di ribellarsi al conformismo imperante e tremebondo dei terrorizzati a comando. Succubi dei prontuari della sopravvivenza a basso voltaggio. A infimo coefficiente di intensità.

Nei ristoranti sì, ma con le barriere in plexiglass sui tavoli.

Sulle spiagge libere vabbé, ma solo su prenotazione e con il metro da carpentiere per verificare che tutto e tutti siano lontani quanto serve, ossia quanto prescrive l’ennesimo DPCM.

A casa dei congiunti o degli amici d’accordo, però mantenendo il distanziamento sociale.

Dio ce ne scampi, dall’abituarci a una pseudo vita così vigliacca.

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