Prima pagina » Interviste » Nasce la Lista civica Islamica, l’intervista alla guida della moschea di Roma

Nasce la Lista civica Islamica, l’intervista alla guida della moschea di Roma

La prima lista civica a maggioranza islamica fissa il suo primo impegno nella costruzione di una moschea

Il 12 gennaio, su “Il Fatto Quotidiano” è stata pubblicata la notizia della nascita della prima lista civica fondata da persone di religione islamica il cui candidato a primo cittadino è di religione musulmana. Siamo a Magenta in provincia di Milano e il primo impegno di questo movimento è quello della costruzione di una moschea, richiesta da alcuni anni e mai realizzata. Si presenterà dunque alle amministrative del 2022, spiega il portavoce Munib Ashfaq, con l'associazione Abu Bakar che conta 1500 membri di cui 500 con cittadinanza italiana e diritto di­ voto. Il vicesindaco leghista ha commentato “In democrazia siamo tutti liberi di presentarci alle elezioni ma non nascondo che trovo inquietante la nascita di un movimento a sfondo religioso”. Proprio la Lega il cui leader bacia il crocifisso ai comizi… Abbiamo chiesto ad Omar Camiletti, esperto di islam e guida della Grande Moschea di Roma, cosa ne pensa.

“L'ispirazione religiosa credo che sia non solo legittima ma anche auspicabile, mentre il tradurre questa spiritualità in un impegno politico è ben altro. I crocifissi e presepi nelle aule sono simboli che attengono alla fede di un popolo…sul fondare un movimento politico a scopi religiosi in una situazione in cui la cultura islamica sfugge da definizioni, io suggerisco prudenza. Credo che la cosa più importante sia evitare il comunitarismo e di farsi ciascuno il partito a misura della propria religione, perché questo va a disgregare ancora di più il tessuto sociale. Si rischia di dividere ancora di più. Il problema è che la situazione dell'islam in Italia non è chiara, le persone sono confuse su cosa significhi essere musulmano e non ci sono interlocutori istituzionali preparati a cui riferirsi. L'Islam non è decifrato ne dal governo ne dall'opposizione, ma è una sorta di oggetto semi misterioso che si carica di valenze politiche in contrasto, senza magari aver afferrato la sua complessità”.

 

L'islam come il cristianesimo si coniuga in diverse scuole di pensiero, interpretazioni, dottrine e aspetti mistici…

“Sì certo, ci sono quartieri a Roma, come Tor Pignattara, dove può trovare donne che indossano il niqab, donne delle quali cui non conosciamo le condizioni di sottomissione. Per esempio l'islam del Bangladesh è generalmente rigorista, fatto di una severità accentuatamente formalista, in cui la donna vive una condizione di inferiorità. L'islam ha tante sfaccettature ma le istituzioni devono fare chiarezza. Non sono in grado di informarsi sui reali interlocutori si alimenta caos o parole vuote che non servono a nessuno. Forse l'islam deve darsi una configurazione istituzionale per comunicare nella società prima di fondare un movimento”.

 

Ma è vero che ai musulmani non interessa se c'è un crocifisso in un aula di scuola o in tribunale, e non si sentono offesi? Salvini utilizza i musulmani contro se stessi, per dire che essi non accettano la cultura italiana e metterci così l'uno contro l'altro?

“Ho rispetto perla classe politica che esprime la volontà del paese e rispetto anche quest'ultima. Inoltre mi definisco un musulmano di destra, ce ne sono di sinistra e anche tra le sardine. Salvini per esempio quando critica l'islam, parla di un certo islam, che occorre mitigare, ma non di tutta la nostra religione. Si riferisce solo a quel credo che non è compatibile con le regole di convivenza europee, a un islam politico, diciamo anche più ghettizzante. Non sono offeso da alcun crocifisso anche perché le religioni di Abramo hanno un'affinità storica e culturale. Ebraismo, cristianesimo e islam sono una famiglia di fede che ha dei parallelismi seppur con le dovute differenze. Credo si debba favorire la convivialità non solo la convivenza. Personalmente ho molti amici nella comunità ebraica e l'Europa è multi culturale e voglio osservare le sue leggi e le sue usanze”.

 

Il lungo dibattito sulla laicità in Italia

Il 19 aprile 1989 sulla Gazzetta Ufficiale veniva pubblicata la sentenza della Corte costituzionale n.203 che stabiliva per la prima volta in Italia, che il principio di laicità è considerato supremo, inviolabile al pari della dignità della persona. L'Italia è un paese ambiguo che difficilmente possiamo definire laico. Idealmente, in un paese laico, la vita civile, i diritti e i servizi sociali, le sentenze in tribunale, non dipendono da testi sacri o dogmi divini ma si rifanno esclusivamente al diritto civile. Vi è dunque una netta separazione e autonomia dei poteri politici e civili da quelli religiosi. Ma forse, essendo la cultura anche un prodotto secolarizzato di millenni vissuti in religiosità, è davvero difficile fare questa scrematura, o anche solo individuare gli elementi confessionali da quelli politici.

Benedetto XVI ad aprile 2019 aveva detto che “Il problema del mondo è l'assenza di Dio”, una società che perde Dio perde la sua bussola etica, la sua direzione morale, il suo scopo nel mondo. Dio nella sfera pubblica non sarebbe secondo il pontefice emerito un'ingerenza indebita o discriminante ma la stella che guida l'agire. Dunque la questione è più complessa di quanto sembri, e non è chiaro come si realizzi concretamente una società laica ma non arida di significato. In Francia la laicità si esprime nella scelta che non vi sia alcun simbolo sacro in luoghi pubblici, la parola d'ordine è neutralità, mentre in Italia il rispetto delle confessioni si traduce di più come un pluralismo di fedi, che si realizza anche in una ricca e interessante contaminazione e sinergia di realtà culturali e spirituali.

Leggi anche:

Roma, identificato e denunciato molestatore romano di 51 anni

 Il consigliere del sindacato medico: "Vi racconto il caos dei nostri ospedali"

Lascia un commento