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Narciso e Boccadoro, Hermann Hesse

Il Sabato Lib(e)ro di Livia Filippi

In un mondo in cui la classe di farmaci più venduta è quella degli anestetici e ansiolitici, mi trovo d’accordo con Hermann Hesse sul fatto che di questi tempi sia necessario rimettere in funzione le sensazioni, riscoprire se stessi e imparare a conoscere la grandezza umana.

Sono proprio queste motivazioni che fanno scappare lo scolaro sedicenne Boccadoro, il protagonista di questo romanzo, dal convento di Mariabronn, dove si trova amico di Narciso, un monaco assistente dell’insegnante di greco e guida spirituale.

I due, personificano il tema tanto caro ai filosofi: il contrasto tra natura e spirito. Questi due elementi che presi di per sé costituiscono solo aspetti opposti della totalità, regnano sul corpo umano, e come i personaggi, opponendosi si attraggono e si legano attraverso la necessità di comprendersi, spiegarsi e aiutarsi.

Non a caso un sinonimo di “contrasto” è “lotta”.

Boccadoro è un ragazzo bellissimo dall’irresistibile fascino, costretto al convento per decisione del padre, non ha mai visto sua madre di cui ha solo vaghi ricordi di racconti. Si affida all’amico Narciso nella spiegazione delle Sacre Scritture, durante lunghi dialoghi di natura ontologica ed etica e lezioni nel corso delle quali Narciso si innamora di lui.

La sua avventura nel romanzo e nel mondo inizia quando, attratto dai piaceri che il mondo gli offre, abbandona la vita religiosa ed inizia il suo vagabondaggio. Egli si ritrova fuori dal tempo, senza una meta di fronte a sé, in una sconfinata dimensione naturale, nel territorio tedesco: attraversa boschi e immense praterie, non possiede nulla, è dipendente soltanto dagli eventi dell’atmosfera e dal cambiare delle stagioni. E’ abbandonato al destino, fuori dalla storia e dall’idea di progresso e sviluppo in cui credono certamente coloro che hanno una casa. Stando perennemente a contatto con la natura, ne scopre i segreti, l’incredibile bellezza e varietà, e se ne innamora tanto da provare addirittura a parlare con i fiori, cosa impossibile, se spesso neppure due uomini riescono a parlarsi davvero. In questo senso è una fortuna che l’amore non abbia bisogno di parole, altrimenti si riempirebbe di malintesi e di pazzie.

Conosce la morsa del freddo e gli stenti della fame, il lusso e la miseria, la sete e l’ebbrezza del vino, la libertà e la prigionia, impara a donare la vita ma anche a toglierla di sua mano.

Durante il viaggio incontra diverse donne, a volte anche figlie di nobili signori, che non resistono al suo fascino. Hesse descrive questi incontri con una poesia tale da renderli tutt’altro che occasionali come in realtà sono.

Ecco il più bello con Lisa, la prima cotta di Boccadoro:

“Sedettero entrambi sul fieno… qui non c'era bisogno di parole né di pensiero. Egli sentiva chiaramente tutto ciò che era bello ed importante, la forza della giovinezza e la bellezza semplice e sana di un corpo di donna, il suo scaldarsi e il suo fremere di desiderio; sentiva anche chiaramente che questa volta lei voleva essere amata in un modo diverso dalla prima, che non voleva sedurlo e istruirlo, ma aspettare il suo attacco e la sua brama. In silenzio si lasciò percorrere tutto da quelle correnti, sentì felice il divampar tacito e lento del fuoco che s'era acceso in loro e che faceva del loro piccolo giaciglio il centro palpitante e ardente di tutta la notte silenziosa.

Quando si chinò sul volto di Lisa e cominciò a baciare nel buio le sue labbra, vide ad un tratto gli occhi e la fronte di lei rilucere in un mite chiarore, osservò stupito e s'accorse che la luce crepuscolare si diffondeva e s'intensificava. Allora comprese e si voltò: dal margine dei boschi neri ed immensi saliva la luna.

Vide la luce bianca e dolce spandersi meravigliosamente sulla fronte e sulle gote, sul collo chiaro e florido della donna, e mormorò incantato: come sei bella!

Lei sorrise come di un dono; lui si drizzò a sedere, le scostò delicatamente la veste dal collo, l'aiutò a liberarsene, finché le spalle e il seno brillarono nel fresco chiarore lunare. Con gli occhi e con le labbra seguì estasiato le ombre delicate, contemplando e baciando; vinta dal fascino, ella rimaneva immobile, con lo sguardo chino e un'espressione solenne, come se in quel momento la sua bellezza si rivelasse per la prima volta anche a lei”.

Durante il suo cammino Boccadoro conosce ladri, goliardi e soprattutto Nicola, un anziano maestro scultore, autore di una madonna la quale, di straordinaria bellezza, metterà il giovane ragazzo per la prima volta di fronte al senso più profondo dell’arte: l’intuizione dell’infinito nel finito. La stessa gli insegnerà anche l’importanza del mistero in un opera d’arte, che non sta in una particolare pienezza o magrezza, solidità o eleganza, forza o grazia di una figura, bensì in un pacificato incontro dei più grandi contrasti della vita, altrimenti inconciliabili nel mondo: nascita e morte, bontà e crudeltà, vita e annientamento.

“Narciso e Boccadoro” è anche un romanzo storico poiché presenta, oltre alla vicenda puramente fantastica, uno scenario connesso alla situazione socio-economica dell’Europa a cavallo della prima e della seconda metà del Trecento, definito appunto “secolo contraddittorio”. Quella tra natura e spirito non è l’unica contraddizione evidente, Hesse delinea altri due mondi contraddittori: quello iniziale di una società fiorente da un punto di vista culturale e artistico, e quello del 1348, di una Europa dilagata da carestie e dalla peste bubbonica dove l’ormai trentenne vagabondo assiste a scenari agghiaccianti di ebrei arsi vivi, famiglie morte nelle proprie case e gente viva solo fisicamente, uccisa mentalmente da terrore e sofferenza.

Boccadoro per amore della conoscenza e dell’esperienza ma soprattutto per rispondere al suo più alto istinto, trovare un senso alla propria esistenza, scappa dal convento, uscendo così dalla vita che qualcuno al posto suo gli aveva pianificato. Quella stessa vita che comunque si porterà dentro e che gli servirà da contrasto in ogni esperienza futura di fronte all’acquisita libertà di vivere come vuole, fino ad abbrutirsi come un animale e rimanere un fanciullo nel cuore.

Incontrerà nuovamente Narciso?

Il libro si regge su contrapposizioni per niente nuove, ma quando Boccadoro incontra delle difficoltà di vitale importanza durante il suo cammino, dalla sua storia impariamo che quando la vita ci mette a dura prova, a volte si scusa con un miracolo, quale è stato quello di Boccadoro lo scoprirete solo leggendo.

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