Metro D, Metro B e nuovi treni: cosa cambia (davvero) per la metropolitana di Roma?
Dalla rinascita del progetto della Linea D ai prolungamenti della B, passando per i ritardi dei nuovi convogli: il futuro (e i limiti) del trasporto metropolitano a Roma

Foto dalla pagina ufficiale di Roma Capitale
La mobilità sotterranea della Capitale si prepara, almeno sulla carta, a cambiare volto. Dopo anni di promesse, rinvii e progetti lasciati a metà, il Campidoglio rilancia il progetto della Metro D, la “quarta linea” della metropolitana romana, e studia nuove diramazioni per la linea B, con l’obiettivo di servire finalmente quartieri popolosi come Spinaceto, Torrino e Cecchignola. Un mosaico complicato, fatto di ipotesi, tracciati, biforcazioni e, come spesso accade, anche di ritardi tecnici, come per esempio il caso più recente dei nuovi treni ancora fermi ai box.
La rinascita della Metro D: più breve, ma più concreta?
Il progetto della Metro D sembrava finito nel cassetto da oltre un decennio, eppure, negli ultimi mesi, si è tornato a parlare con insistenza di questa linea, perché è nata l’idea di creare un nuovo tracciato, più breve e meno costoso.
Secondo quanto trapelato da Palazzo Senatorio, si sarebbe finalmente raggiunto un accordo tra le forze politiche per un percorso rivisto che si attesti a sud all’altezza di via Erminio Spalla, nel quartiere Roma 70, dove dovrebbe sorgere anche un deposito officina.
Una scelta che punta al risparmio: meno chilometri da scavare, meno treni da acquistare e un tempo di realizzazione (forse) più compatibile con le esigenze della città, ma c’è anche chi sospetta che questa “semplificazione” sia un modo per rinunciare in anticipo a collegare i quartieri della Pontina, come Tor de’ Cenci e Spinaceto, lasciandoli ancora una volta ai margini della rete.
La linea B verso sud: prolungamenti, biforcazioni e incognite
Nel frattempo, è sulla linea B che si puntano i riflettori: il progetto più ambizioso prevede un prolungamento oltre Laurentina, lungo l’asse di Vigna Murata: una nuova fermata a Fonte Meravigliosa, poi Cecchignola Sud, Tor Pagnotta e infine un capolinea ad Ardeatina-GRA, con un deposito ausiliario.
Ma non finisce qui, perché per servire i quartieri del Torrino e Spinaceto, si studia anche una diramazione separata della metro B, con partenza da viale America, accanto a EUR Palasport e il tracciato ipotizzato seguirebbe viale della Grande Muraglia con fermate intermedie a Torrino Nord, Torrino Sud, piazza Cina, Mezzocammino e, infine, Spinaceto, con stazioni denominate “Eroi di Cefalonia” ed “Eroi di Rodi”, recuperando parte dell’ex tracciato ferroviario della Roma-Lido.
Due i possibili scenari: la linea potrebbe essere gestita come una diramazione vera e propria, come la linea che da Bologna porta verso Jonio, oppure come una linea indipendente ma tecnicamente integrata con la B.
Un equilibrio difficile tra visione e risorse
È evidente come l’amministrazione stia cercando di progettare un sistema più articolato ed esteso, ma i costi restano un nodo: il solo prolungamento della B verso Ardeatina è stimato tra 1,5 e 2 miliardi di euro, e se per ora si ragiona su planimetrie e tracciati, i cittadini si chiedono quando – e soprattutto se – queste infrastrutture vedranno davvero la luce.
C’è chi, tra i lettori di Odissea Quotidiana, ha espresso dubbi fondati: “Praticamente l’asse Grande Muraglia-Colombo-Pontina al massimo avrà la linea B a mezza frequenza, e solo nel duemilamai”, scrive un commentatore, criticando la scelta di spezzare la copertura metropolitana di un’area vasta e densamente abitata.
L’impressione è che, ancora una volta, i quartieri più periferici siano considerati sacrificabili.
Il nodo collaudi: i nuovi treni Hitachi fermi ai box
Mentre si discute di nuove linee, il presente continua a inciampare nei suoi limiti, perché, come detto, i nuovi treni Hitachi destinati alla linea B, non sono entrati ancora in linea. Consegnato il prototipo ad aprile 2025, avrebbero dovuto entrare in servizio a giugno, e invece, a fine luglio, sono ancora in fase di collaudo.
A rallentare l’ingresso in servizio non è Atac né il Comune di Roma, ma le tempistiche imposte da ANSFISA – l’agenzia per la sicurezza ferroviaria nata dopo il tragico incidente della Andria-Corato nel 2017.
Da allora, i collaudi dei nuovi mezzi in Italia si sono allungati oltre ogni ragionevole attesa, per esempio a Napoli, un treno CAF Inneo ha impiegato due anni per essere autorizzato, mentre a Milano, i tram Stadler hanno atteso ben tre anni.
E a Roma, intanto, anche le scale mobili di alcune stazioni, come EUR Magliana e Piramide, restano ferme per lo stesso motivo: collaudi infiniti.
Metro C e ritrovamenti archeologici: tra cultura e rallentamenti
C’è anche un segnale positivo sul fronte della linea C: a settembre aprirà il museo all’interno della stazione Porta Metronia, che ospiterà i resti della Domus del Comandante, un ritrovamento straordinario emerso durante gli scavi, mentre a piazza Venezia si lavora tra le fondamenta degli edifici storici e le vestigia dell’antica via Lata: anche qui si procederà con cura, documentando e rimontando i reperti.
Il prezzo da pagare? Tempi di realizzazione lunghissimi: la stazione Venezia sarà pronta solo nel 2033.
Per approfondire ulteriormente le tematiche legate alla mobilità urbana, ai disservizi e agli sviluppi del trasporto pubblico romano e regionale, è possibile consultare il blog Odissea Quotidiana, punto di riferimento per analisi, aggiornamenti e approfondimenti.
Andrea Castano – Odissea Quotidiana