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Ma che carine, le sardine. Che si stringono in piazza contro il Perfido Salvini

Basta la trovata di quattro giovanotti (anzi, di tre giovanotti e una giovanotta) e la Sinistra freme di ritrovato entusiasmo: da Che Guevara e Gramsci al flash mob coi pesciolini di carta

Le sardine. La nuova folgorazione dalle parti del PD. E più in generale della Sinistra Smarrita. Che ha le idee sommamente confuse su tutto, ma nutre ancora la speranza, il sogno, la velleità di tornare protagonista. Come? Boh. Non lo sa neanche lei. Anzi, al plurale (e pluralista, ci mancherebbe): non lo sanno neanche loro.

L’unica cosa che sanno, si fa per dire, è che muoiono dalla voglia di ritrovare il consenso perduto. Quello che invece ignorano, mentre dovrebbero stamparselo a fuoco nelle teste e nei cuori, è che non potranno uscire dal tunnel in cui si sono ficcati da soli fino a che non apriranno gli occhi sul proprio vizio d’origine: ritenere che quel consenso spetti loro di diritto e che in errore, perciò, siano gli elettori che non lo capiscono. E che perciò non li votano più. Non li seguono più. Non si fidano più.

Questa perdita di credibilità, al contrario, non ha nulla di casuale. E quindi è tutt’altro che un equivoco.

Esattamente all’opposto, è l’esito di una lunghissima serie di piccoli e grandi tradimenti. Di opportunismi furbetti e auto indulgenti. Di infiniti riposizionamenti che in teoria avrebbero dovuto essere tattici e che invece si sono rivelati strategici. Come abbiamo riepilogato giusto ieri, a proposito del PD che avverte il bisogno di ribadire la sua vocazione antifascista, sbandierandola nell’art. 1 del nuovo statuto.

Dov’è l’abbaglio fondamentale?

È nel credere di poter essere troppe cose tutte insieme. Nell’illudersi che si possano intrattenere ottimi rapporti sia con le oligarchie economiche che mirano al massimo profitto, sia con le masse che di quell’ingordigia sono vittime.

Il proverbiale, e ridicolo, “ma anche” di veltroniana memoria non ha funzionato un granché. Invece di amalgamare ha pasticciato. Ha mischiato malamente. Ha snaturato i valori originari, appellandosi al miraggio di una sintesi che fondesse il meglio di entrambi gli approcci. Nel mito posticcio del Socialismo Liberale. In nome di una Terza Via che in realtà era appiattita sulla Prima – quella dei mercati che si regolano da sé – e che riduceva a sottile e dissestata pista ciclabile la Seconda, quella di un’equa redistribuzione della ricchezza e delle opportunità di ascesa lungo la scala sociale.

Gli esempi sono innumerevoli, ma a riassumerli può bastare una singola fotografia. Scattata a marzo del 2012. L’immagine di Susanna Camusso, all’epoca segretaria generale della Cgil, che siede allo stesso tavolo di Mario Monti, all’epoca presidente del Consiglio, nella lussuosa cornice del Forum di Confcommercio, in quel di Cernobbio sul Lago di Como.

Pasteggiano insieme.

Se la ridono insieme.

Sardine: solo un guizzo occasionale

Decenni di “errori” non si cancellano in un giorno. E il presupposto dovrebbe essere la più sincera e spietata autocritica. Di cui invece non c’è traccia.

Dal PD in giù (in giù?!) ci si continua a trastullare con l’idea che il progetto complessivo non sia affatto sbagliato. Ma che ci sia soltanto qualche intoppo nel montaggio dei pezzi, tipo un mobile Ikea più complicato del solito.

Il malcelato convincimento, folle quanto incrollabile, è che la maggioranza dei cittadini si sia un po’ distratta, chissà come mai, e  non si renda conto della luminosa realtà: il centrosinistra degli Zingaretti e Franceschini e Gentiloni è benintenzionato e razionale, mentre cattiva e becera è la Destra capitanata da Salvini.

L’attuale euforia da apparizione delle “sardine” si spiega così. Nella smania di interpretare gli avvenimenti nella chiave più favorevole e rassicurante. Non era mica il motore a essere scassato: serviva giusto una scintilla che lo rimettesse in funzione. Ed eccola, appunto.

Wow! Le masse intorpidite si stanno improvvisamente risvegliando, grazie alla provvidenziale intuizione di quattro giovanotti di buona volontà, e da qui in poi rimarranno vigili e combattive. La riscossa comincerà in Emilia – un tempo rossa, da molto tempo rosé – e dall’Emilia si propagherà a tutta l’Italia.

Un calcolo totalmente sballato.

Ciò che servirebbe, accanto alla succitata autocritica, è il ritorno a un partito di stampo tradizionale. In cui la militanza non sia l’affare estemporaneo di una giornata diversa dal solito, ma un impegno costante. Che è fatto tanto di studio personale, quanto di presenza attiva sul territorio. E che essendo assiduo costringe le gerarchie locali e quelle nazionali a un confronto incessante.

Per esplicita ammissione dei promotori, invece, le sardine sono niente di più che un flash mob. Di inatteso successo, ma pur sempre un guizzo occasionale che durerà quello che durerà.

Non una rivelazione. Men che meno una rivoluzione.

Solo un fremito momentaneo come lo furono i Girotondi e altre analoghe trovate. O trovatine.

Ognuno, evidentemente, ha gli entusiasmi che si merita.

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