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Le famiglie di oggi: chiuse e non disposte ad accogliere genitori malati o in difficoltà

Le famiglie patriarcali del secolo scorso non avevano certo bisogno della “badante” o della casa di riposo per accudire il vecchio padre infermo

Famiglia

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La famiglia è paragonabile a una buona ricetta di cucina, se riesci a dosare bene tutti gli ingredienti il risultato sarà un successo. Ma cosa vuol dire questo? Se nei tuoi manicaretti metti troppo sale o troppo zucchero o se ne metti troppo poco, tutto il piatto perderà il gusto, il piacere della buona tavola.

Oggi non accogliamo il genitore malato o un fratello in difficoltà

Partendo da questa similitudine che può sembrare banale, riflettiamo su quanto ci impegniamo a fare in modo che la nostra famiglia sia “una famiglia sana”. Oggi purtroppo le famiglie sono ridotte a due o tre componenti, sono chiuse nelle loro quattro mura e non sono disposte ad accogliere un genitore malato o un fratello in difficoltà. Le famiglie patriarcali del secolo scorso non avevano certo bisogno della “badante” o della casa di riposo per accudire il vecchio padre infermo ma si alternavano per dare la meritata assistenza a chi aveva dedicato gran parte della propria vita alla “famiglia”.

Oggi le donne hanno conquistato un posto nella società e con sacrificio continuano ad assistere i loro cari alternando tempi lavorativi e tempi di cura, ma non sotto lo stesso tetto. E’ molto difficile però essere una buona madre, una buona moglie, una lavoratrice attenta e un figlia accudente se non si ha l’aiuto di un buon partner. Colui che è sempre presente, condivide i lavori domestici, gli impegni fuori e dentro le mura domestiche e appoggia il coniuge in ogni scelta personale. Essere una madre e una moglie sufficientemente buona non implica una completa dedizione verso i figli e il coniuge.

Cosa significa crescere sereni

Una madre sufficientemente buona è colei che crescerà i suoi figli psicologicamente sereni. E’ una donna che non rinuncia a se stessa, che non rinuncia alla sua vita, ai suoi interessi, al suo lavoro, ma dedica ad ogni aspetto della sua vita il tempo necessario per realizzarsi, anteponendo, al bisogno, la cura dei figli. Secondo D. Winnicott psicoanalista dei primi del ‘900, la madre va liberata dalla concezione dell’essere perfetta e infallibile perché ciò arrecherebbe traumi alla prole.

Una madre stanca, preoccupata, a volte arrabbiata è una madre che trasmette sicurezza e amore. Una madre che non sa cucinare bene è comunque una buona madre. Una madre assente per viaggi di lavoro rimane sempre una buona madre. Ma non tutte le donne riescono ad amare i propri figli e non sempre l’istinto materno è vivo e naturale nelle persone. E’ il caso della donna che ha abbandonato in casa la piccola Diana. Quella donna non era definibile madre sufficientemente buona perché non aveva maturato l’amore per la bimba che invece vedeva come ostacolo alla sua realizzazione.

La nostra società anonima

Anche quella era una famiglia, un piccolo nucleo familiare malato, chiuso, soffocante per entrambi; eppure nessuno si è accorto che quella bambina e quella “madre” avevano bisogno di aiuto. Una società anonima, priva di amore verso il prossimo, tutta orientata alla propria autorealizzazione, indifferente al male altrui, capace di vedere uccidere un uomo in strada e filmarlo con lo smartphone invece di intervenire e salvare una vita. Fatti di cronaca che devono far riflettere i nostri politici troppo orientati verso se stessi, le elezioni, le poltrone da assegnare, indifferenti a ciò che accade fuori dai palazzi del potere.