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Roma fa ancora sognare se guardi verso l’alto. Basta tapparsi il naso e non guardare per terra

Dopo le ristrettezze del Covid, Roma è stata invasa da fameliche torme di gruppi di stranieri che si sono riversati come uno tsunami

Roma, Fori Imperiali

Roma, Fori Imperiali

Ormai Roma si può ammirare solo dal basso verso l’alto con lo sguardo ben fissato al cielo. Come scemando attraverso Via Lungara fin verso l’Accademia dei Lincei, Villa della Farnesina e la sua pregevole architettura rinascimentale dei primi del ‘500, Via Corsini, l’Orto Botanico, il sali e scendi verso il Gianicolo e il Fontanone… A tratti Roma riesce ancora a far sognare.

La Capitale fa ancora sognare

A piedi però, non certo a bordo dei bus che bruciano o dai tram abbandonati da anni di mancata manutenzione, che deragliano liberamente.

Ecco la giungla. La realtà. Appena scavalcato l’arco di Porta Settimiana, ci si addentra nella realtà, si spalancano le porte sul delirio fatiscente di Trastevere, una volta vecchio cuore di Roma. Le sue bettole con inspiegabili interminabili file, il suo selciato bombardato tra vetri rotti e rimasugli di cibo, dei suoi muri griffati da oscuri graffiti e da cumuli di rifiuti ormai parte integrante dello charme trasteverino. E’ proprio qui, nella Piazza di Trilussa del poeta che romani e turisti gozzovigliano affratellati allegramente, accomunati ogni sera in un crescente quanto allucinante godere, che rende ormai la città eterna sempre più simile a una s-cadente capitale sub-africana o sub-sudamericana.

Una gazzarra animale

E’ solo finalmente al mattino prestissimo, all’esaurirsi del precedente uragano notturno che piccionaie, frotte di gabbiani e isolati ratti riescono a riprendersi il quartiere e a fare colazione sui sacchi di resti abbandonati per strada. E’ una gazzarra animale degna delle sfide tra gladiatori dove i gabbiani hanno ormai nettamente la mejo, direbbero a Roma sul resto dei contendenti.

A Trastevere, per chi vi è giunto passeggiando dal Vaticano, la colonna sonora di Roma non cambia: ovunque immondizia lungo i marciapiedi. Dalle ampie e moderne strade piemontesi di Prati sino ai bui vicoletti di Borgo. Ma a Trastevere, dove si stacca il biglietto dello spettacolo della Movida, uno si aspetterebbe almeno una pezza: un benvenuti, qui siete a casa vostra, accomodatevi. Un tappeto rosso. Invece solo un tappeto di bottiglie rotte.

Tornano i turisti a invadere Roma

Dopo i freni e le ristrettezze del Covid, Roma è stata invasa da fameliche torme di gruppi di stranieri che si sono riversati come uno tsunami finalmente liberi da catene di pass e tamponi: oltre che dai soliti romani festaioli naturalmente.

Eppure, al di là di allargare le fila dei tavolini dei ristoranti, nessuno ha assolutamente preparato la città all’invasione e nemmeno ha avuto cura di lei.

E’ dunque lecito attendersi che, dopo esser stati ammaliati da pietanze colorate, grazie al petulante lavorio di insistenti buttadentro appostati ormai ad ogni angolo tra Trevi, Pantheon e Navona, annaffiate le carbonare o le rosse margherite con aperitivi arancioni e vino bianco dei Castelli, tutti questi turisti, una volta ritornati nei loro luoghi di origine, e rinsaviti, a Roma non ci torneranno più.
Tranne quel corrispondente inglese truffato dall’ingordo e avido tassista che alla corsa da Fiumicino al centro, gli impone e lo truffa con la richiesta di settanta euro e non i regolari cinquanta. A Roma quell’inglese ci lavora.

Chiedersi perché si sia giunti a cotanto sfacelo ormai è domanda che stanca, è una litania assoluta, è ci si chiede se è ancora lecito. Forse, ma non troveremo altra risposta che nel consueto mal amministrare la città, al di là di colori, partiti e bandiere. In un flagello di politichese la colpa è vostra, agghindato da un comune senso di totale assenza di responsabilità.

I ricordi coi souvenir a 1 Euro delle architetture barocche, i busti di Augusto, i ponti degli Angeli, le arcate del Colosseo e i panorami del Pincio. Tutto ciò – passata la sbornia di Roma – verrà probabilmente sopraffatto dall’incredulità sull’inadeguatezza della classe politica che, si fa per dire, amministra Roma, pur con tutte le sue ineguagliabili meraviglie. Il tanfo di urina delle scale che digradano verso i Lungotevere avrà stordito anche il più dolce profumo di cappuccini e cornetti dei bar della Capitale. Roma è questo e la accettiamo per quello che è, unica in tutto.

Nulla di nuovo dunque dal reporter di strada, Roma città eterna e uno rialza lo sguardo verso il cielo: non è un gabbiano questa volta, ma all’imbrunire tiepido ecco il volo leggero di due rondini innamorate sopra i tetti di Via Margutta.