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Le carte di Moro furono fatte sparire: assolto il cronista

La Corte d’Appello di Milano emette la sentenza: Le Carte di Moro sono state sottratte alla magistratura

Sono passati trentasette anni dall’assassinio di Aldo Moro, il giurista ucciso dalla Brigate Rosse il 9 maggio del 1978. Il corpo venne ritrovato in via Caetani a Roma, nel portabagagli di un’auto rubata parcheggiata nei pressi della sede nazionale della Democrazia Cristiana, vicino via delle Botteghe Oscure, casa del Partito Comunista. Sono tanti i punti d'ombra presenti in questa pagina di Storia del nostro paese. A trentasette anni dalla morte di Moro, nel giorno della Memoria, per la prima volta la magistratura ha stabilito con una sentenza che le famose Carte furono fatte sparire, dando così ragione al cronista che lanciò la notizia.

"Finalmente spiragli di giustizia" afferma Gero Grassi, il componente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Moro, che commenta il verdetto della Corte d'appello di Milano, secondo cui la ragione va a Renzo Magosso e Roberto Arlati, autori del libro Le Carte di Moro. Durante un'irruzione dei carabinieri nel covo delle Brigate Rosse di via Monte Nevoso a Milano l'1 ottobre del 1978 i due avrebbero, secondo Grassi, trovato e sottratto dei documenti alla magistratura per scrivere un libro “delle verità”. Agata, la sorella dell'allora capitano Umberto Bonaventura, aveva querelato per diffamazione i due autori e bloccato la diffusione del libro, ritenendo che fosse stata offesa la memoria del congiunto.

Ora i giudici sostengono che è "storicamente accertato" che le carte del cosiddetto ''memoriale Moro'', vennero sottratte alla magistratura prima della "numerazione dei fogli di cui era composto il fascicolo”, il quale conteneva documenti scritti nel corso della prigionia del presidente democristiano. La sentenza della Corte d'Appello civile di Milano, presieduta da Nicoletta Ongania, sente ancora come faticosa la strada per riscrivere la verità sul caso Moro.

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