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La Roma criminale, i segreti e l’umanità dei protagonisti

“I segreti della Roma criminale” di Enrico Gregori e Paola Vuolo, due cronisti di nera de Il Messaggero

Dopo una carriera pluridecennale nella cronaca nera, hanno deciso di cimentarsi nella narrazione e non nel ‘semplice’ racconto. Sono Enrico Gregori e Paola Vuolo: lui, dopo l’esperienza a Il Tempo, è passato alla redazione de Il Messaggero, dove ha lavorato come capo servizio della cronaca nera; lei, allieva di Scola, Age e Dacia Maraini, si occupa di cronaca nera per Il Messaggero. Due colleghi non solo di redazione, ma anche nella vita, che hanno deciso di cimentarsi in un libro a “due teste e quattro mani”, come dice lo stesso Gregori in occasione della presentazione del testo alla Libreria Nuova Europa del centro commerciale I Granai.

‘I segreti della Roma criminale’ (ed. Historica): questo il titolo del libro che raccoglie 12 storie vere, che negli anni di lavoro di redazione Gregori e Vuolo hanno analizzato, conosciuto e raccontato sulle pagine del quotidiano di via del Tritone. C’è anche Simonetta Cesaroni, in queste 12 storie. C’è anche l’attentato a Roberto Rosone, poi fallito, che porta la firma di Danilo Abbruciati della Banda della Magliana. Ma ci sono anche i delitti definiti, convenzionalmente, minori, perché consumati all’ombra di casi più ‘mediatici’, ma non per questo meno impressionanti.

Una Roma criminale che non conosciamo, quella a cui Gregori e Vuolo danno voce nelle loro pagine. Un libro che ha lasciato “fuori il taglio giornalistico” per far spazio, appunto, “a quei segreti”, a quei dettagli “mai pubblicati e mai conosciuti”. Perché le esigenze di un articolo di giornale sono altre: “Il giornalista ha il compito e anche il dovere di lasciare fuori il superfluo, deve dare al lettore gli elementi che servono a capire e a ricostruire” – dice Gregori. Un libro, no. Ha altre esigenze, come altre sono le esigenze di due giornalisti che vogliono scavare nei segreti della Roma criminale. Una Roma criminale che le loro penne hanno già sapientemente raccontato, e su cui ora i due aprono uno squarcio, che fa luce sui protagonisti della vicenda, sulla loro 'normalità', vite come le nostre. Che però, in un giorno qualunque, hanno preso una strada diversa, e hanno incrociato la vita di chi, "consumando i tacchi" – come direbbe Paola Vuolo – su quelle scene del crimine ci ha viaggiato per lavoro.

“In questo libro ci sono elementi che non hanno a che fare con la soluzione del caso, ma che riguardano la vita privata delle vittime dei carnefici e senza velleità voyeuristiche” – precisa Gregori. L’articolo di giornale consuma presto le storie, e poi “rimangono i fantasmi” – continua Vuolo – “Scrivere fino in fondo di queste storie è una catarsi: in qualche modo, quei fantasmi, sono stati sepolti davvero”. Un libro che va quindi oltre il consumo delle storie, a cui “i media ci costringono”. Perché la “memoria va depositata da qualche parte” e perché a volte è necessario “dare a vittime e carnefici quell’umanità” che sui media non si legge, non si trova.

È così che tornano a farsi vivi i ricordi di tante storie sepolte nel dimenticatoio. È il caso dei fratellini Brigida, uccisi brutalmente dal proprio padre: una storia di crisi coniugale, la fine di un matrimonio come tante ce ne sono. Che però si è consumato fino alla fine, fino all’omicidio-suicidio: perché poi il padre, ex poliziotto, si è tolto la vita. Ma è anche il caso di Betty, Elisabetta Di Leonardo, la ragazza cagliaritana trovata morta nel suo appartamento in via de’ Prefetti 46, e per cui a oggi non c’è ancora un colpevole, una Wilma Montesi – si potrebbe quasi dire – della fine degli anni ’80. C’è la storia di Giancarlo Ricci, il pugile ucciso dal canaro della Magliana Pietro De Negri. Ma è anche la storia di Stefania Bini, 16enne uccisa dallo zio Mario Squillaro, che seppellì il corpo della ragazza in un baule interrato nel pavimento sotto il suo letto. Ci sono anche Silvana Agresta, Rosa Daleno e Antonella Di Veroli.

“Viene da chiedersi fino a dove può spingersi l’uomo” – dice Vuolo. “Spesso, gli assassini, lo sono in quel momento e per quell’occasione” – aggiunge Gregori. Che continua a spiegare: “In Italia si arriva alla risoluzione dell’85-87% dei delitti; a Roma, si viaggia intorno ai 40, 42 omicidi l’anno”. Molti degli omicidi “si consumano in ambienti familiari”, intendendo una “familiarità allargata”, che comprende non solo il nucleo familiare in senso stretto, ma anche, ad esempio, i vicini di casa. Sempre tra i delitti risolti, alcuni sono quelli che portano la firma degli ex pregiudicati. C’è poi il restante 15%, i delitti insoluti, che da un “punto di vista sociale sono marginali, nel senso che avvengono ai margini”, ad esempio quelli tra senza tetto – chiosa Gregori.

Ma questo libro non vuole spiegare ai lettori le dinamiche, non vuole analizzare le statistiche. È un libro sugli scenari inediti, mai pubblicati: “La narrazione di un ‘sommerso’, con tutto il rispetto dovuto ai parenti delle vittime e a quelli dei carnefici” – scrivono i due giornalisti nella nota che introduce ‘I segreti della Roma criminale’.

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