La protesta dei tassisti contro Anci e l’intervento di Uber all’assemblea nazionale di Bologna
Tassisti in protesta a Bologna contro Anci per la presenza di Uber all’assemblea nazionale. Sindacati in allerta e richiesta di incontri urgenti con Anci e Mit

La presenza di Uber all’assemblea nazionale di Anci a Bologna ha acceso un confronto acceso nel settore del trasporto pubblico non di linea. I rappresentanti dei tassisti, arrivati da molte città italiane, hanno contestato la decisione dell’associazione dei Comuni, giudicandola una scelta poco rispettosa verso un comparto regolato da norme specifiche e da responsabilità affidate agli enti locali. La protesta, compatta e visibile, mirava a ribadire che il servizio taxi resta l’unico modello previsto dal codice vigente per questo tipo di attività.
Protesta dei tassisti: perché il titolo si impone nel dibattito sul trasporto pubblico non di linea
Secondo quanto dichiarato da Fast Confsal Taxi, il comportamento di Anci avrebbe legittimato un soggetto privato che, a loro giudizio, non rispetta le stesse regole imposte agli operatori italiani. Raffaele Salina, segretario nazionale, ha spiegato che i sindacati avevano chiesto un confronto diretto con il presidente di Anci per illustrare con chiarezza le ragioni della mobilitazione. La richiesta, però, non è stata accolta. La delegazione avrebbe voluto presentare obiezioni e preoccupazioni legate a modalità operative di Uber considerate in contrasto con il sistema previsto dalla normativa nazionale, ma non ha potuto farlo nel contesto formale dell’assemblea.
I tassisti sottolineano che i Comuni sono responsabili della gestione delle licenze e del controllo del servizio. Per questo la presenza di Uber è stata interpretata come un segnale politico forte. Secondo le sigle sindacali, il rischio è l’arrivo di modifiche regolamentari influenzate da un colosso globale interessato a espandere la propria attività in Italia con dinamiche già viste in altri contesti, dove la pressione esercitata verso governi e amministrazioni avrebbe provocato perdite di tutele e una corsa al ribasso sui costi.
Protesta dei tassisti: il ruolo dei sindaci e il punto richiamato dal titolo sulla presenza istituzionale
Pur in assenza di un incontro ufficiale con il vertice di Anci, la delegazione dei tassisti ha potuto parlare con i sindaci di Pistoia e Ascoli Piceno, rispettivamente vicepresidente e presidente dell’assemblea. I due amministratori hanno ascoltato le istanze presentate e si sono impegnati a riferire quanto raccolto agli organi interni. Una disponibilità accolta con favore dai rappresentanti del settore, che hanno apprezzato la volontà di dedicare tempo a un tema considerato sensibile per le città e per la gestione del servizio pubblico.
Questi colloqui informali non hanno però attenuato la tensione. I tassisti chiedono garanzie sulla tutela del quadro normativo e ricordano che Uber, secondo quanto sostenuto dagli stessi sindacati, non verserebbe imposte in Italia sfruttando strutture fiscali collocate all’estero. Un punto che i rappresentanti della categoria considerano centrale nell’analisi delle regole concorrenziali. La questione fiscale, infatti, viene spesso richiamata come elemento di disparità rispetto a chi opera pienamente sotto controllo delle autorità locali.
Protesta dei tassisti: perché il settore teme effetti sul medio periodo
Il dibattito non riguarda solo la presenza di Uber durante l’assemblea, ma l’evoluzione complessiva del trasporto pubblico non di linea. Le organizzazioni di categoria denunciano il rischio di un modello che potrebbe ridurre certezze professionali, sicurezza per gli utenti e qualità del servizio. Temono inoltre che una gestione meno rigida delle piattaforme digitali possa alterare gli equilibri costruiti negli anni con regole, tariffe e controlli a livello territoriale.
Salina ha annunciato la volontà di chiedere nuovi incontri urgenti sia ad Anci sia al Mit. L’obiettivo è presentare documenti e proposte aggiornate che mettano in evidenza gli effetti possibili dell’ingresso di operatori non regolati nello stesso modo dei taxi. I sindacati non escludono azioni ulteriori, sempre entro la legalità, se non dovessero arrivare risposte chiare ai quesiti sollevati a Bologna.
Protesta dei tassisti: un titolo che guarda anche ai prossimi passaggi istituzionali
Il confronto proseguirà nelle prossime settimane, con un calendario di appuntamenti che potrebbe coinvolgere altri interlocutori istituzionali. Le sigle di categoria puntano a una discussione trasparente sulle implicazioni per lavoratori, città e utenti. Il settore, già sotto pressione per trasformazioni tecnologiche e cambiamenti nelle abitudini di mobilità, chiede che ogni decisione venga condivisa con i rappresentanti storicamente impegnati nel servizio.
Uber non ha rilasciato dichiarazioni specifiche su quanto avvenuto durante l’assemblea, limitandosi a ribadire in altre occasioni che le sue attività puntano a ampliare le opzioni di mobilità e a collaborare con gli enti locali. Resta però aperto il nodo regolatorio, messo in primo piano proprio dalla protesta dei tassisti a Bologna. Un tema destinato a rimanere al centro del dibattito nei mesi a venire, con sviluppi che potrebbero incidere in modo significativo sul futuro del trasporto pubblico non di linea.
