Prima pagina » Cronaca » Sarri operato al cuore, il prof. Andrea Natale racconta l’intervento: “Tecnologia avanzata, recupero rapido”

Sarri operato al cuore, il prof. Andrea Natale racconta l’intervento: “Tecnologia avanzata, recupero rapido”

Il professor Andrea Natale spiega l’intervento cardiaco su Maurizio Sarri: ablazione PFA, tempi di recupero, rischi della fibrillazione atriale e nuove cure a Roma

Prof. Andrea Natale con allievi

Prof. Andrea Natale con allievi

Il cardiologo di fama mondiale di Tor Vergata spiega l’ablazione con tecnologia PFA effettuata sull’allenatore della Lazio e chiarisce rischi, segnali da non ignorare e prospettive della nuova cardiologia.

Il giorno dopo l’intervento che ha riportato serenità nell’ambiente biancoceleste, è il professor Andrea Natale a fare chiarezza. Il docente ordinario di Cardiologia all’Università di Roma Tor Vergata, uno dei massimi esperti mondiali di elettrofisiologia, è stato l’autore dell’ablazione transcatetere eseguita su Maurizio Sarri, allenatore della SS Lazio, conclusasi con esito positivo.

«L’intervento a Maurizio Sarri è andato bene – spiega il prof. Andrea Natale – naturalmente, come accade sempre in queste procedure, l’effetto definitivo non si valuta nell’immediato, ma non ci sono stati problemi né complicanze». Parole che rassicurano tifosi e addetti ai lavori, ma che aprono anche una riflessione più ampia su una patologia molto diffusa come la fibrillazione atriale.

L’ablazione transcatetere non è una novità in sé, ma lo è la tecnologia utilizzata. «Negli ultimi anni – racconta il professore – siamo passati dalle energie termiche, come radiofrequenza e crioblazione, all’elettroporazione, conosciuta come PFA. È un’energia più selettiva sul tessuto cardiaco e riduce il rischio di danni alle strutture che si trovano vicino al cuore, come esofago e nervi». Se utilizzata correttamente, aggiunge, «è una procedura più efficiente, più efficace e con un profilo di sicurezza migliore».

Nel dibattito pubblico, soprattutto quando si parla di personaggi noti, tornano spesso le abitudini personali. Il fumo, ad esempio, viene indicato come possibile concausa. «È senza dubbio un fattore di rischio cardiovascolare – chiarisce Natale – ma nella fibrillazione atriale il ruolo principale è giocato dalla predisposizione genetica. Senza quella base, l’aritmia non si svilupperebbe». I comportamenti contano, ma in modo diverso. «Tra questi – sottolinea – l’assunzione di alcol ha un peso maggiore rispetto al fumo».

Fondamentale è anche riconoscere i segnali d’allarme. «Stanchezza inspiegabile, mancanza di respiro, palpitazioni non vanno mai ignorate. In particolare negli anziani, i sintomi possono essere sfumati, ma le conseguenze serie». La fibrillazione atriale, se non trattata, può portare a ictus o scompenso cardiaco, con un impatto pesante sulla qualità della vita.

Per chi conduce una vita attiva, come un allenatore di Serie A, l’intervento tempestivo assume un valore ancora più rilevante. «Oggi sappiamo che intervenire presto è utile per tutti – spiega il cardiologo – e i dati più recenti indicano benefici anche nei pazienti asintomatici». C’è poi un aspetto spesso poco considerato: «Nel lungo periodo la fibrillazione atriale aumenta il rischio di demenza. Eliminare l’aritmia significa ridurre anche questo pericolo futuro».

Quanto ai tempi di recupero, il messaggio è chiaro. «In genere consigliamo circa sette giorni di vita tranquilla. Il ritorno alle normali attività è rapido», afferma Natale, confermando che l’intervento consente una ripresa in tempi brevi.

Nel suo curriculum figurano anche pazienti celebri come Francis Ford Coppola e Silvio Berlusconi, ma l’approccio non cambia. «Dal punto di vista medico non fa alcuna differenza. L’unica attenzione in più riguarda la comunicazione, ma la cura è identica per tutti».

Dopo anni negli Stati Uniti, il ritorno in Italia ha un obiettivo preciso. «Portare qui le tecnologie che diventeranno lo standard nei prossimi anni. A Tor Vergata abbiamo già utilizzato dispositivi di ultimissima generazione». Un valore aggiunto non solo per i pazienti, ma anche per l’università e per gli specializzandi, chiamati a confrontarsi con l’innovazione fin dalla formazione.

«La fibrillazione atriale non ha una cura uguale per tutti – conclude il professore – ogni procedura va personalizzata sul singolo paziente». Ed è proprio sulla formazione dei giovani che Andrea Natale concentra oggi gran parte del suo impegno: «Sono il futuro della cardiologia. Insegnare loro a lavorare bene significa garantire cure migliori domani».